Non sappiamo se la condanna dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump segnerà un punto di svolta per le elezioni del 2024. Ma questa sentenza senza precedenti rende più viva la competizione tra lui e il presidente in carica Joe Biden per definire la posta in gioco e orientare le scelte degli elettori il 5 novembre. Quasi nulla è stato normale in queste elezioni, e ora la triste realtà è che uno dei due principali candidati alla presidenza sarà un criminale giudicato colpevole di 34 capi d’accusa da una giuria di Manhattan. Altrettanto sorprendente è fino a che punto le gerarchie del Partito repubblicano si sono schierate con Trump nel contrastare un sistema giudiziario che è sempre stato un pilastro della democrazia statunitense. Le reazioni pacate al lavoro della giuria sono state l’eccezione, non la regola.
Due grandi domande potrebbero definire il dibattito fra Trump e Biden da ora in avanti. La prima è quale candidato rappresenti il pericolo maggiore per il futuro del paese. La seconda è quale dei due renderà migliore la vita degli statunitensi. Anche se collegate tra loro, la prima domanda si focalizza sul carattere e sul temperamento dei candidati, la seconda sulla sostanza politica.
Per i sostenitori del presidente in carica, la risposta è semplice. È Trump il pericolo più ovvio: giura vendetta contro i suoi avversari, potrebbe limitare le libertà dei cittadini, compreso l’accesso all’aborto, espandere il potere dell’esecutivo minando le istituzioni democratiche e, a livello internazionale, sconvolgere le alleanze tradizionali. È Biden, secondo loro, il candidato determinato a proteggere le istituzioni democratiche e a realizzare politiche che sostengono le famiglie, contrastano il cambiamento climatico e difendono il ruolo di primo piano degli Stati Uniti nel mondo.
William Galston, della Brookings institution, ha usato una questione interna per fare un esempio della minaccia che Trump rappresenterebbe se fosse eletto per un altro mandato: “Se Trump vuole espellere sul serio dieci o quindici milioni di immigrati irregolari, vuol dire che bisognerebbe cambiare non solo le forze dell’ordine, ma anche l’esercito e molti altri aspetti della società statunitense”.
Ma per ogni sostenitore di Biden che considera ovvie queste risposte, i sondaggi suggeriscono che ci sono almeno altrettanti sostenitori di Trump convinti del contrario. Il processo di New York ha fatto aumentare la loro diffidenza verso un sistema giudiziario che ha preso ingiustamente di mira il loro eroe. Incolpano Biden dell’inflazione, di aver favorito l’immigrazione illegale, di essere responsabile del degrado sociale e, a livello internazionale, di aver favorito il declino del potere e del prestigio degli Stati Uniti.
I rischi che gli elettori dovranno valutare prima di novembre non sono tutti uguali. Trump, con il suo comportamento del passato – incluso il tentativo di ribaltare le elezioni del 2020 – e le dichiarazioni su cosa intende fare se vincerà, è una minaccia per le fondamenta della democrazia. Di Biden bisogna capire se potrà rimanere altri quattro anni in carica e se ha la forza di governare e di fare le scelte necessarie in questo momento critico in patria e all’estero.
Un lungo monologo
Il processo di sette settimane a Trump, accusato di aver falsificato documenti aziendali nel tentativo di influenzare l’esito delle elezioni del 2016, ha congelato una campagna elettorale rimasta statica dal 2023. All’ex presidente è stato chiesto di essere in aula quasi tutti i giorni. Biden si è rifiutato di commentare, per non alimentare l’accusa di Trump e dei suoi alleati secondo cui il processo faceva parte di un tentativo politico per danneggiare l’avversario.
Il 31 maggio entrambi hanno espresso il loro parere sul verdetto. Trump ha fatto un monologo pieno di lamentele, falsità e digressioni sullo stato del paese e sull’iniquità del processo – un processo “truccato”, ha detto più volte – e ha affermato che “viviamo in uno stato fascista”. Qualche ora dopo Biden ha difeso il sistema giudiziario statunitense e ha dichiarato che è “sconsiderato, pericoloso e irresponsabile” mettere in discussione il verdetto di un tribunale perché a qualcuno non piace, pur riconoscendo il diritto di Trump a ricorrere in appello.
Dopo il processo, la domanda più importante è se Trump ora comincerà a mettere al centro della sua campagna elettorale il popolo americano invece che se stesso. La storia fa pensare che per lui sarà difficilissimo fare questa svolta, e il suo sproloquio del 31 maggio è la prova di quanto il processo lo abbia toccato. L’ex governatore del New Jersey Chris Christie, un tempo confidente di Trump e che ha corso contro di lui alle primarie, ha dichiarato al consulente democratico David Axelrod e al repubblicano Mike Murphy nel loro podcast Hacks on tap che stavano dando troppo peso all’influenza del verdetto sugli elettori. “Non è importante solo l’impatto che avrà sugli elettori”, ha detto Christie, “ma quello che avrà su Trump, perché diventerà sempre più rabbioso e paranoico. Non credo che questo lo renda un candidato attraente per la ristretta fascia di persone che deve cercare di conquistare per tornare alla presidenza”.
La sondaggista democratica Anna Greenberg mi ha scritto in una email: “Trump punterà sui tribunali e le elezioni truccate, anche se sarebbe meglio che parlasse di inflazione. Biden punterà sulle norme democratiche, sui diritti delle donne e sulla legalità, e potrà chiedere agli elettori se vogliono un criminale condannato come presidente”. Alla fine, ha detto l’ex presidente del comitato nazionale repubblicano Rich Bond, “il punto di svolta sarà quale scelta per gli elettori sarà più pericolosa. Si attaccheranno a un presidente in carica che invecchia e con un passato discutibile? O affideranno il loro futuro a un criminale condannato che mente su quasi tutto tranne che sul desiderio di diventare un dittatore?”.
Altri tre processi di Trump sono in arrivo: due riguardano il suo ruolo nel tentativo di sovvertire le elezioni del 2020 e uno l’accusa di aver intenzionalmente nascosto documenti riservati. È probabile che nessuno si svolgerà prima delle elezioni. Il processo di New York non è l’unico evento che nelle prossime settimane potrebbe influenzare gli elettori. Il 3 giugno è cominciato il processo a Hunter Biden con l’accusa di porto d’armi illegale. È il primo di due procedimenti che potrebbero portare a una condanna per il figlio del presidente. Entro la fine del mese la corte suprema dovrebbe pronunciarsi sulla pretesa di Trump di avere un’immunità assoluta da ogni accusa. La decisione potrebbe influire sul caso dell’assalto al congresso del 6 gennaio 2021. E il 27 giugno Biden e Trump s’incontreranno ad Atlanta per il primo dei due faccia a faccia in programma. L’11 luglio ci sarà la sentenza del processo di New York e quattro giorni dopo i repubblicani si riuniranno a Milwaukee per la convention nazionale e per nominare ufficialmente Trump candidato. I democratici, che s’incontreranno a Chicago in agosto, sono preoccupati delle eventuali proteste per la linea di Biden sulla guerra a Gaza.
Domande basilari
Per ora la condanna di Trump ha dato energia ai repubblicani, che hanno visto nel verdetto la prova di un sistema giudiziario a orologeria. I responsabili della campagna di Trump hanno detto di aver raccolto 52,8 milioni di dollari di donazioni online nelle 24 ore successive al verdetto, considerato da alcuni un’opportunità di rappresentare i democratici come difensori di un sistema corrotto. Gli analisti politici sono cauti su se e come la condanna influenzerà la campagna elettorale. Trump ha mantenuto un sottile vantaggio a livello nazionale e negli stati in cui è previsto lo scontro diretto, ma molti sondaggi rientrano nei consueti margini d’errore. Suggeriscono, tuttavia, che Biden deve affrontare un percorso impegnativo per ottenere la maggioranza. La sondaggista democratica Celinda Lake crede che l’esito del processo avrà un impatto, diretto o indiretto, in particolare sulla percezione del carattere dei due candidati: “Contribuirà a spostare l’attenzione dalla forza e dalla debolezza di carattere, come voleva Trump, alla stabilità e al temperamento di un presidente, e questo favorisce Biden”. Lake fa parte dei sondaggisti della campagna elettorale di Biden, ma ha dichiarato di non parlare a titolo ufficiale.
Il verdetto dà a Biden l’opportunità di provare a cambiare il copione. Secondo uno stratega democratico, finora il problema è stato che molti elettori temevano di più un suo secondo mandato di un ritorno di Trump alla Casa Bianca. Ora questa percezione potrebbe cambiare, soprattutto tra le donne. Molti sono amareggiati all’idea di dover scegliere tra Biden e Trump. C’è anche la possibilità che alcuni scelgano di votare per il candidato di un terzo partito o di non votare. Dopo la condanna di Trump gli elettori dovranno farsi alcune domande basilari: su se stessi, sul loro benessere e sul paese che vogliono avere in futuro. ◆ bt
◆ Il 30 maggio 2024 Donald Trump, candidato repubblicano alle elezioni presidenziali del 5 novembre 2024, è stato dichiarato colpevole dalla giuria popolare di New York per tutti e 34 i capi d’accusa nel processo a suo carico. Nel 2016 Trump, anche allora candidato alla presidenza degli Stati Uniti, aveva versato del denaro all’attrice di film porno Stormy Daniels per farle tenere nascosta la loro relazione avvenuta anni prima. Il pagamento era stato fatto dall’avvocato di Trump Michael Cohen, a cui il denaro era stato girato fingendo che fosse il compenso di una consulenza professionale per la campagna elettorale e falsificando così i registri contabili. La pena sarà annunciata dal giudice l’11 luglio, quattro giorni prima della convention repubblicana, e Trump rischia fino a quattro anni di carcere. La sentenza non gli impedisce di candidarsi alla Casa Bianca. Reuters
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Questo articolo è uscito sul numero 1566 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati