Se fosse uscito nel 2021 lo avremmo eletto come miglior libro a fumetti dell’anno, ma comunque è in ottima posizione anche per il 2022. Arriva finalmente in Italia una delle graphic novel più interessanti e originali degli ultimi decenni, Big questions dello statunitense Anders Nilsen, di cui pubblichiamo un estratto a pagina 71. Anche se è un autore già noto a livello internazionale, in Italia è quasi sconosciuto, se si eccettuano la sua partecipazione nel 2008 al festival BilBOlbul di Bologna e alcune storie di graphic journalism su Internazionale. Un luogo indefinito della campagna, o meglio un non luogo, è lo spazio astratto scelto per questa dissertazione filosofico-esistenziale, profonda e ingenua insieme, dal sapore teatrale. L’astrazione su cui lavora il segno grafico, che oscilla tra la delicatezza eterea e lo sporco della terra, è maestra nel procedimento della sottrazione grafica e non sorprende che tra gli autori di riferimento di Nilsen figurino due maestri dell’astrazione e della delicatezza del segno come il francese Moebius e il belga Hergé (si pensa in particolare a Tintin in Tibet). Frutto di anni di lavoro, questa rappresentazione di uccellini che si scoprono di colpo filosofi mentre beccano il cibo, ci rivela una sorta di Peanuts beckettiani in versione animale dove l’insensatezza del vivere è pari all’interrogazione esistenziale. Un universo dominato dall’equivoco, spesso colossale, e dalla fantasmagoria.

Francesco Boille

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Questo articolo è uscito sul numero 1444 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati