Ecco un’opera che malgrado sia letteraria s’intreccia perfettamente con uno dei percorsi più appassionanti, rigorosi e profondi del fumetto internazionale, quello di Lorenzo Mattotti. Non quello maestro nella festa del colore, ma il Mattotti sobrio del bianco e nero di titoli come L’uomo alla finestra (realizzato con Lilia Ambrosi), dal tratto sottile e aereo, leggero e delicato come una piccola nuvola nel cielo sereno, figlio delle opere di poesia di Henri Michaux (il signor Piuma), nume tutelare dell’opera del disegnatore. Anche se a volte il bianco e nero di Mattotti si coniuga al vortice di un segno fuligginoso e tempestoso come in Stigmate, realizzato in collaborazione con lo scrittore Claudio Piersanti. E come in Stigmate siamo sempre in odore di misticismo e santità difficile, refrattaria, perché in questo libro scritto da Piersanti e illustrato da Mattotti si racconta dell’eremita alieno a tutti, una figura che, invisibile agli esseri umani, dall’alto della montagna infine si rivela. Raramente una rivelazione sorprese prima di tutto chi la fece, perché umilissimo. Qui, dove la questione è l’unione degli opposti, di farsi “serenamente pietra e ruscello”, riesce il miracolo di ricongiungersi alla comunità in totale empatia e osmosi. Il singolo (ri)trova il collettivo e viceversa. E ritorna la speranza, l’utopia. Perché ha portato il silenzio. E a riscoprirlo come cosa nuova. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1498 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati