È appena uscito in francese, dopo la pubblicazione in spagnolo, un libro importante per capire la guerra fredda e la sua lunga eredità. Lo ha scritto Ricardo Grassi, giornalista argentino che per tanti anni ha vissuto a Roma e, negli ultimi tempi, ha diretto l’ufficio di comunicazione dell’Unesco a Kabul.

Racconta con passione i mesi tra il maggio 1973 e il settembre 1974: dall’indomani delle prime elezioni che si sono svolte in Argentina dopo diciott’anni di dittatura, vinte dal candidato della sinistra peronista, fino al fallimento delle speranze in seguito al drammatico ritorno di Peron dall’esilio, e all’inizio dei conflitti che avrebbero condotto al sanguinoso regime di Videla. La conoscenza delle fonti si combina con la passione del testimone, perché la storia attraverso cui questo breve ma cruciale periodo è ricostruito è quella dei 47 numeri del settimanale El Descamisado, di cui Grassi fu direttore.

Fu un progetto politico ed editoriale innovativo (a cui collaborarono tra gli altri il fumettista Héctor Oesterheld, più tardi desaparecido, o Lilia Ferreyra, compagna dello scrittore e giornalista Rodolfo Walsh, anche lui ucciso dal regime), che coprì con inchieste, servizi fotografici, approfondimenti e fumetti, quel periodo di disillusione, in cui la speranza di cambiamenti epocali andava spegnendosi nel sangue, in Argentina ancora più che altrove. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1468 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati