Oggi il concetto di zoo è in crisi, messo sotto attacco da chi pensa che queste strutture siano esempi di crudeltà e di specismo, l’attribuzione di una superiorità degli uomini rispetto agli altri animali. Ma c’è stato un tempo in cui gli zoo erano considerati importanti luoghi di ricreazione e apprendimento per gli abitanti delle città, soprattutto per i più giovani. Questo libro ben documentato racconta gli zoo di Berlino nel secondo novecento, mostrando come in quel contesto urbano così particolare i giardini zoologici diventarono qualcosa di più di semplici spazi in cui esporre la biodiversità. Comincia dalla guerra, quando l’unico zoo allora esistente fu bombardato e in gran parte distrutto e i berlinesi avevano paura che gli animali esotici circolassero liberamente in città. Continua con la ricostruzione e soprattutto con la nascita, nella parte che era rimasta al di là della cortina di ferro, di un nuovo parco, il Tierpark, in cui affluirono animali dai paesi del blocco socialista. La lotta tra questo e l’antico zoo di Berlino Ovest fu combattuta a colpi di acquisizioni di esemplari prestigiosi dai due direttori, ansiosi di mostrarsi potenti agli occhi dei loro governanti. Nel complesso, emerge una storia in apparenza locale che offre, tuttavia, una prospettiva importante sul mondo della guerra fredda. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1511 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati