È una credenza popolare comune quella secondo cui i neri ottengono ottimi risultati nello sport grazie a delle caratteristiche biologiche, soprattutto in alcune discipline come il basket, la corsa, il pugilato o altre attività in cui è importante la struttura fisica di un atleta.

Ci sono dei dati empirici, come il 75 per cento degli afroamericani nell’Nba o la lista dei maratoneti vincitori di medaglie d’oro alle olimpiadi, ma le possibili spiegazioni di questi fenomeni in realtà vengono più dalla storia e dalla sociologia che non dalla biologia. Potrebbe aver contribuito il fatto che per decenni gli sport di squadra sono stati proibiti agli atleti neri, o il fatto che per molti giovani neri lo sport è l’unico modo per accedere a un percorso scolastico grazie alle borse di studio, e per questo dedicano all’allenamento molto più tempo di chi ha anche altre possibilità. Il pregiudizio razzista secondo cui le persone nere sono geneticamente predisposte per eccellere nello sport implica che non lo sarebbero in altri campi. Nell’ultima puntata di Adultish, il podcast di Radiotopia che racconta tutto quello che si scopre diventando adulti, la cestista universitaria Sharon Darlene racconta tutte le discriminazioni sportive a cui è stata sottoposta, svelando che è stata la morte ingiusta di suo fratello a motivarla nel basket femminile. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1537 di Internazionale, a pagina 110. Compra questo numero | Abbonati