Vi confesso che una parte di me non voleva scrivere questo articolo. Quando mi sono reso conto per la prima volta che stavo perdendo i capelli, ho pensato che fosse importante parlarne spesso. Ero così imbarazzato che stavo provando una sorta di psicosi al contrario. Ma ho capito che se c’era una cosa ancora meno interessante della mia testa calva era il fatto che ne parlavo continuamente. Ovviamente sto scherzando, non c’è niente di male a essere calvi. Eppure, per me, la prospettiva è terrificante. I capelli costituiscono una parte importante della mia identità, quindi perderli è straziante.

E non sono il solo. Verso i 50 anni, dal 30 al 50 per cento degli uomini comincia a perdere i capelli. Nonostante ci siano molti begli uomini calvi in giro, gli studi suggeriscono che di solito il loro aspetto è considerato meno attraente e meno amichevole. E non abbiamo bisogno che la scienza ci dica quanto questo può essere profondamente irritante.

Quindi, anche se ho smesso di parlare della mia testa sempre più pelata, ho cominciato a scavare silenziosamente nella scienza della perdita dei capelli, e quello che ho scoperto vale la pena di essere raccontato. È risaputo che alcuni trattamenti possono rallentare la caduta dei capelli. Ciò che è meno noto è che mentre stiamo arrivando a capire i motivi della calvizie maschile, stiamo anche scoprendo nuove strategie per ripristinare la chioma. Forse è possibile non solo rallentare la perdita, ma anche invertire il processo. In un campo in cui le storie sulle cure miracolose sono all’ordine del giorno, è importante non promettere troppo. Tuttavia sembra che la scienza dei capelli stia avanzando a gran velocità. “C’è entusiasmo perché stiamo per raggiungere un punto di svolta”, afferma il biologo Maksim Plikus dell’università della California a Irvine.

Sono molti i motivi per cui le persone perdono i capelli. Può succedere improvvisamente dopo un’infezione o una chemioterapia. A volte si possono perdere chiazze di capelli a causa di una malattia autoimmune chiamata alopecia areata. Ma il caso più comune è quello dell’alopecia androgenetica, o calvizie maschile/femminile. Sappiamo che negli uomini la perdita comincia intorno alla corona e alla fronte, ed è correlata agli ormoni sessuali maschili, ma non conosciamo l’esatto fattore scatenante. La versione femminile tende a causare un diradamento generale che raramente arriva alla calvizie totale. Si pensa che anche questo sia causato dagli ormoni sessuali, ma la meccanica ci sfugge.

Rimedi improbabili

Nel corso dei secoli le persone hanno provato una varietà di rimedi improbabili per la calvizie, dagli zoccoli d’asino nell’antico Egitto all’aria fresca e l’esercizio fisico nell’Inghilterra vittoriana. Basta cercare su internet per constatare che le soluzioni moderne sono altrettanto strambe: massaggi del cuoio capelluto, shampoo alla caffeina, pettini laser, microperforazioni, per citarne solo alcuni. L’ultima tendenza è l’olio di rosmarino. TikTok è pieno di giovani che ne esaltano le proprietà. Personalmente, non ho intenzione di provarlo, per il semplice fatto che non voglio odorare come una patata arrosto. Alcuni di questi trattamenti possono portare piccoli benefici in alcuni casi, ma abbiamo poche prove scientifiche del fatto che rallentino o invertano la calvizie. Quelli che funzionano possono avere effetti collaterali e non sempre vanno bene per tutti

Per vederci più chiaro sono andato a trovare l’esperto di capelli e cuoio capelluto Hugh Rushton, che mi ha parlato di come funziona la perdita dei capelli. In primo luogo, dobbiamo sapere che ogni capello attraversa un ciclo di vita: cresce per diversi anni prima di fermarsi per circa tre mesi e poi cadere. Normalmente il 10-15 per cento dei capelli si trova in questo stato di sospensione. Con l’invecchiamento del corpo maschile, i capelli sani possono passare attraverso un processo chiamato miniaturizzazione, in cui si trasformano da normali “peli terminali” in “peli del vello”, sottili e quasi invisibili.

Sappiamo da tempo che l’ormone diidrotestosterone (dht), che stimola lo sviluppo delle caratteristiche maschili, svolge un ruolo chiave. Il dht spinge i follicoli a perdere volume e, se fosse possibile abbassarne il livello, la calvizie potrebbe essere rallentata. Negli ultimi anni, tuttavia, i ricercatori hanno compiuto progressi spettacolari nella comprensione della complessa biologia che circonda la crescita e la perdita dei capelli, e le molte componenti biologiche coinvolte.

Alec Soth, Magnum/Contrasto

È stato il biologo cellulare Karl Koehler dell’università di Harvard a fare un passo avanti fondamentale una decina di anni fa. Lui e il suo team stavano usando le cellule staminali per coltivare un tipo di cellula dell’orecchio interno, quando hanno scoperto che queste sono strettamente correlate a quelle della pelle, per cui come prodotto collaterale crescevano sempre alcune chiazze di pelle. “Per noi era come un’erbaccia da eliminare”, dice Koehler. Poi si sono resi conto che questi frammenti di pelle, se lasciati crescere, avrebbero formato due strati – il derma e l’epidermide – e infine anche i follicoli piliferi. Avevano inavvertitamente creato un organoide della pelle, con tutto il suo contorno.

A quel punto Koehler e i suoi colleghi hanno deciso di concentrarsi sulla coltura della pelle, modificando la ricetta chimica che somministravano alle cellule per guidarle verso questo obiettivo. Nel 2018 hanno pubblicato un articolo che dimostrava il loro successo nello sviluppo della pelle di topo, e nel 2020 hanno ripetuto l’impresa con la pelle umana.

Ci vogliono circa 50-70 giorni per coltivare una cellula staminale fino a farla diventare un piccolo pezzo di pelle con i peli, che assume la forma di un bulbo largo circa quattro millimetri. Koehler dice di aver già innestato questi bulbi sul dorso dei topi, dove cominciano a sviluppare dei peli. Secondo lui la prima applicazione di questa scoperta potrebbero essere i test sui farmaci per le malattie della pelle. Ma è tentato di chiedersi se potrebbe essere anche un modo per innestare i capelli su una testa calva.

I trapianti di capelli esistono già, ma hanno degli svantaggi. Con l’estrazione delle unità follicolari, per esempio, si prendono i follicoli dai lati e dalla parte posteriore della testa, dove i capelli stanno ancora crescendo, e li si trapianta su un’area diradata. Il problema, a parte il costo, è che questo metodo si limita a ridistribuire i capelli, quindi non può trasformare un cuoio capelluto vuoto in una criniera rigogliosa.

Con gli organoidi pelosi di Koehler, invece, stiamo parlando della crescita di nuovi peli, ed è facile immaginare che si possa usare questo metodo per invertire la calvizie. “Ci stiamo pensando”, dice Koehler. Tuttavia non mancherebbero i problemi, come far crescere porzioni di pelle più grandi e superare il rigetto dell’innesto: la pelle dovrebbe probabilmente essere coltivata da cellule staminali prelevate dal soggetto stesso. “Sarebbe molto costoso e non succederà presto, non abbastanza per gli uomini che stanno perdendo i capelli”, afferma Koehler. Ma forse esiste un’alternativa più semplice.

In banca

Alla radice di ogni capello c’è un gruppo di cellule della papilla dermica, coinvolte nella regolazione della crescita. Sappiamo che in alcuni follicoli piliferi, come quelli sulla testa, queste cellule cruciali vanno perse a ogni ciclo di crescita dei capelli, fino a quando non spariscono del tutto. Di conseguenza i segnali che indicano ai peli di crescere cessano e i capelli si miniaturizzano. Allora perché non sostituire le cellule della papilla dermica? Colin Jahoda, dell’università di Durham, nel Regno Unito, ci aveva pensato diversi decenni fa. Aveva preso queste cellule dai peli del mantello dei topi e le aveva iniettate nelle loro orecchie, che hanno peli molto più fini. Ben presto i peli dell’orecchio erano diventati più lunghi e più spessi.

Il congelamento dei follicoli è molto popolare tra i genitori di figli adolescenti

Nei primi anni 2000 l’imprenditore della medicina rigenerativa Paul Kemp ha fondato un’azienda per cercare di capire se l’iniezione di cellule della papilla dermica nel cuoio capelluto umano potesse stimolare la crescita di capelli completamente nuovi. I ricercatori hanno scoperto che funzionava, ma i nuovi capelli erano molto sottili. Tuttavia hanno anche osservato che i capelli diradati erano diventati più spessi. Il trattamento è stato sottoposto a studi clinici di fase I e II, che ne hanno dimostrato la sicurezza. Ma per ragioni poco chiare questa linea di ricerca è stata abbandonata.

Nel 2015 Kemp ha fondato la HairClone per rilanciare il lavoro sulle cellule della papilla dermica. Il piano era duplice. In primo luogo, le cellule sane della papilla dermica sarebbero state estratte da giovani e congelate. Poi, quando i capelli di quelle persone avessero cominciato a diradarsi, le cellule sarebbero state coltivate e iniettate nuovamente nel cuoio capelluto. “L’idea è che se quelle cellule vanno perse possiamo iniettarle di nuovo”, afferma la responsabile della ricerca della HairClone, Jennifer Dillon. A differenza degli organoidi cutanei, questo trattamento non è in grado di restituire i capelli a chi è in uno stadio avanzato di calvizie, perché rivitalizzerebbe solo i follicoli che stanno invecchiando e non quelli che si sono già miniaturizzati. Ma sarebbe un grosso passo avanti, perché potrebbe risolvere il problema dei follicoli che muoiono.

La HairClone ha già creato una banca dei follicoli, dove le persone possono conservare alcune delle loro cellule della papilla dermica. Secondo Dillon questo servizio è molto popolare tra i genitori che vogliono conservare i follicoli dei loro figli adolescenti, in modo da evitare che diventino calvi come i loro padri. Ma anche le donne vi fanno ricorso. Nel 2018 una londinese ha visto diradarsi i suoi capelli dopo un’infezione e in seguito ha scoperto di avere un cancro al seno. Con la prospettiva di perdere il resto dei capelli a causa della chemioterapia, ha deciso di stipulare una “polizza assicurativa” e di mettere da parte cento dei suoi follicoli. “Sarei stata una sciocca se avessero inventato un modo per ringiovanire i capelli e non avessi colto l’occasione per farlo”, dice. L’operazione è costata duemila sterline, e dovrà pagarne 120 all’anno per mantenere i suoi follicoli sotto ghiaccio.

Il prossimo passo sarà dimostrare che l’iniezione di cellule coltivate è sicura ed efficace. Nel Regno Unito la HairClone offre il trattamento off label, cioè l’azienda non può fare alcuna affermazione sulla sua efficacia, ma può usarlo per raccogliere dati sul miglior regime di trattamento prima degli studi clinici.

Maria Kasper, che studia la biologia della pelle e dei capelli presso il Karolinska institute di Stoccolma, in Svezia, afferma di non avere abbastanza dati per giudicare quanto il metodo sarà efficace sul cuoio capelluto umano. Inoltre sottolinea che ogni ciclo di clonazione tende a ridurre la capacità di indurre la crescita dei capelli, il che potrebbe essere un problema. “Ma se funzionasse probabilmente sarebbe una soluzione a lungo termine”, dice: i capelli rivitalizzati potrebbero durare per decenni.

Segnali incoraggianti

Le cellule della papilla dermica offrono grandi promesse, ma forse non c’è bisogno di coltivarle. Magari possiamo semplicemente replicare i segnali chimici che inviano. Per questo è necessario stabilire esattamente cosa fa crescere i capelli. “È quello che abbiamo studiato negli ultimi 15 anni”, afferma Plikus.

In tutta la pelle ci sono cellule staminali epiteliali che possono continuare a formare altri tipi di cellule a seconda dei segnali chimici che ricevono. In teoria, se si potesse dirottare questa segnalazione cellulare, si otterrebbe una terapia per la perdita dei capelli. Ovviamente è una questione complicata. Due delle vie di trasduzione del segnale che favoriscono la crescita dei capelli sono chiamate wnt e hedgehog. L’idea sarebbe quella di aumentare la loro attività. Ma purtroppo questa attività aumenta anche nel caso di molti tumori.

Possiamo pensare a queste vie di trasduzione del segnale come a una fila di tessere del domino che si dirama in molte direzioni. Toccando la prima tessera si innesca una reazione a catena disordinata e inarrestabile, che potrebbe causare il cancro. Ma secondo Plikus forse si potrebbe scatenare la reazione molto più avanti, quando gli effetti sarebbero più controllabili.

Lui e il suo team hanno cominciato a studiare il problema modificando geneticamente i topi in modo da aumentare l’attività dei loro percorsi hedgehog. Un topo in particolare sembrava promettente, perché gli crescevano più peli degli altri. Confrontando tutte le molecole di segnalazione coinvolte con quelle di topi non modificati, hanno identificato una proteina chiamata Scube3. Ulteriori indagini hanno dimostrato che questa molecola è attiva anche nei follicoli piliferi umani all’inizio di un ciclo di crescita.

Plikus dice che si potrebbe immaginare di iniettare la Scube3 nel cuoio capelluto, o forse somministrare una terapia a mRna che fornisca alle cellule le istruzioni per produrre la proteina, in modo simile al funzionamento di alcuni vaccini contro il covid-19. Il primo passo è capire se la Scube3 sarebbe sicura come farmaco. Un’azienda chiamata Amplifica ha cominciato i primi studi clinici per stabilirlo.

Plikus non si è fermato qui. Ha già prodotto un altro potenziale farmaco, basato sullo strano fatto che sui nei cutanei spesso i peli sottili tendono a diventare spessi e lunghi. Forse si può scoprire il loro segreto e usarli per invertire la calvizie.

Lo scorso giugno insieme ai suoi colleghi ha pubblicato un articolo in cui dimostra che una molecola chiamata osteo­pontina è un segnale importante per la crescita di peli spessi sui nei. “La cosa interessante di questa molecola è che la natura ha condotto un esperimento per noi”, afferma Plikus. I nei pelosi compaiono su persone con un’ampia varietà di corredi genetici, perciò sappiamo che probabilmente gli effetti dell’osteopontina non sono limitati a un piccolo gruppo di persone.

L’ottimismo in questo campo non è legato a un singolo trattamento, ma al fatto che la migliore comprensione dei segnali che determinano la crescita e la perdita dei capelli ci fa pensare che in futuro ci saranno molti modi di intervenire in quel processo. Questo aumenta le probabilità di trovare una strategia efficace.

Quando mi sento forte dico a me stesso che dovrei radermi i capelli a zero e farla finita o semplicemente smettere di preoccuparmene. Ma si può anche vederla in un altro modo. La maggior parte dei mammiferi ha peli su tutto il corpo, mentre noi umani abbiamo perso la maggior parte dei nostri millenni fa.

Considerato questo, forse posso consolarmi con l’idea che i capelli che abbiamo in testa sono solo il residuo di un’epoca passata. ◆ bt

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1534 di Internazionale, a pagina 68. Compra questo numero | Abbonati