Allison è un’attrice. Quando ci incontriamo per un caffè noto in lei qualcosa di diverso, ma non so bene cosa. Sembra una versione Instagram di se stessa. Mi spiega che ha perso dieci chili ed è felice. “Una volta qualcuno mi ha detto che avevo una personalità da taglia 36 e che mi immaginava più magra”, mi racconta. “Non si dice, ma lo sappiamo tutti: essere magri dà potere”.

Allison non è l’unica a essere dimagrita all’improvviso. Mi ha confessato – a condizione di non rivelare il suo vero nome – di esserci riuscita in un modo che si sta diffondendo negli Stati Uniti, anche se se ne parla ancora poco. Da un mese fa ogni settimana un’iniezione di Ozempic, un farmaco molto efficace contro il diabete.

L’Ozempic imita un ormone naturale, il glp-1 (dall’inglese glucagon-like peptide 1), permettendo di controllare l’appetito e rallentare lo svuotamento dello stomaco. Nelle persone diabetiche abbassa i livelli di zucchero nel sangue. Ma permette anche di dimagrire. Questo spiega perché lo prende Allison, che non soffre di diabete e non è sovrappeso.

Se pensano che un paziente possa trarne beneficio, i medici statunitensi sono liberi di prescrivere farmaci per un uso diverso da quello per cui sono stati autorizzati. Tante persone si stanno procurando l’Ozempic in questo modo. Chi non ci riesce lo rimedia attraverso rivenditori poco scrupolosi in fatto di prescrizioni, o su internet. Allison si rivolge a un fornitore di Los Angeles che non ha mai conosciuto, manda 625 dollari e ottiene le dosi per un mese. Anche se lei lo chiama Ozempic, quello che riceve non è il prodotto confezionato dall’azienda danese Novo Nor­disk, proprietaria del brevetto. È semaglutide generico, il principio attivo del farmaco, che lei deve miscelare per preparare l’iniezione. Anche il prezzo più basso è un indizio: l’Ozempic costa sui novecento dollari al mese.

Chi prende questo farmaco ha spesso effetti collaterali. I più comuni sono nausea, vomito, diarrea e costipazione. “Io non ho avuto questi problemi”, dice Allison. “È un po’ come prendere un dosaggio molto basso di Adderall senza avere l’effetto da crack”. L’organismo si è adattato. “All’inizio sentivo un po’ di stanchezza, ma è durata poco. Mano mano che il dosaggio aumentava, sentivo soprattutto i benefici”. Non ha più fame, e questo la rende meno ansiosa. Nei periodi più impegnativi, quando non riesce a preparare i pasti e andare in palestra tutti i giorni, l’Ozempic la solleva del lavoro quasi ininterrotto di prendersi cura del suo corpo.

Quando ancora non assumeva il farmaco, durante le riprese di un film si chiudeva in una stanza d’albergo e faceva depurazioni a base di succhi per essere sicura di entrare negli abiti di scena. Ora “mangio un pasto e mezzo al giorno, ho un po’ di fame la sera, ma è sopportabile. Posso bere del tè al magnesio, magari prendere uno Xanax e dormire”.

Tante persone, soprattutto nel mondo della moda e dello spettacolo, non hanno resistito al fascino di un rimedio quasi istantaneo che non richiede molti sforzi. Ma l’Ozempic e altri farmaci simili, come il Wegovy e il Mounjaro, non stanno solo aiutando tante persone a dimagrire. Regolando l’appetito, modificano il nostro rapporto con il cibo, con il corpo e con noi stessi. Quando era piccola, racconta Allison, “nella mia famiglia si viveva per mangiare. Il cibo era evasione, era ricompensa, era tutto. A pranzo parlavamo di quello che avremmo mangiato a cena. Questo farmaco mi permette di non interessarmi a quello che ingerisco, una cosa che mi è sempre sembrata culturalmente estranea”.

Sam (nome di fantasia), Stati Uniti, 2018 (Finlay McKay)

In altre parole, potrebbe essere in corso un cambiamento profondo. Dopo tutto l’appetito contribuisce a renderci come siamo, nel bene e nel male. “Dominate i vostri appetiti e avrete soggiogato la natura umana”, dice il personaggio del signor Squeers nel romanzo Nicholas Nickleby, di Charles Dickens.

Ma non dovremmo aver già superato questo dibattito? Il modo di parlare del peso è cambiato rispetto ai giorni in cui i magri erano celebrati con disinvoltura. I giorni in cui “avevamo sempre in copertina articoli su ‘Come perdere gli ultimi cinque chili’”, dice Linda Wells, fondatrice della rivista di moda Allure. Oggi è complicato parlare di come diventare più magri. Apprezziamo l’idea di una vita sana. Riconosciamo i pericoli della dismorfofobia (l’eccessiva preoccupazione per un difetto fisico minimo), dei disturbi alimentari e la pressione che i social network esercitano sugli adolescenti. Nessuno vuole tornare ai tempi in cui la Lucky Strike pubblicizzava le sigarette dicendo: “Per mantenere una figura snella che nessuno può rifiutare, metti in bocca una Lucky invece che una caramella”. La nostra doveva essere l’epoca in cui le persone stavano bene con il loro corpo.

Poi la cantante Adele ha perso molti chili. E dopo di lei tante altre persone famose, alimentando una nuova ondata di pettegolezzi sui mezzi d’informazione. Ora tutti vogliono sapere se le celebrità prendono l’Ozempic. Il farmaco è diventato ancora più popolare quando è circolata la voce che Kim Kardashian l’aveva usato per entrare nel vestito di Marilyn Monroe per il Met Gala del 2022 (lei ha smentito). Quelli che ammettono pubblicamente di prendere il farmaco sono pochi. Ma era dai tempi del Botox, e prima ancora del Viagra, che un farmaco non diventava tanto conosciuto in così poco tempo.

Pubblicità sulle app

I dati commerciali confermano che i farmaci glp-1 stanno andando a gonfie vele. I profitti della Novo Nordisk sono aumentati del 58 per cento dal 2017, l’anno in cui è stato lanciato l’Ozempic; nel 2022 le vendite degli agonisti glp-1 sono cresciute del 42 per cento, rappresentando il 98 per cento della crescita complessiva dell’azienda. Secondo Iqvia, una società che analizza dati sanitari, nel dicembre del 2022 negli Stati Uniti sono state fatte 1,2 milioni di prescrizioni di Ozempic: il 64 per cento in più rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Anche se Novo Nordisk ci tiene a dire che consiglia l’uso dell’Ozempic solo per i pazienti diabetici, è chiaro che lo stanno prendendo anche molte persone che non hanno quella patologia.

Secondo la Komodo Health, un’azienda che tiene traccia di 330 milioni di cartelle cliniche, è aumentato notevolmente (di quattro volte solo in California) il numero di chi prende questi farmaci pur non avendo precedenti di diabete. E l’età si è abbassata: il 40 per cento di tutti i pazienti non diabetici a cui sono stati prescritti l’Ozempic o il Mounjaro ha tra i 25 e i 44 anni. “Non ho mai visto un aumento così rapido”, sostiene Tabby Khan, direttrice della Komodo Health. “Di solito non m’imbatto in molte pubblicità di farmaci su TikTok o Instagram, ma ora ogni volta che apro le app sono inondata di informazioni sull’Ozempic. Credo dipenda dal fatto che sono una donna di trent’anni”. L’81 per cento delle prescrizioni di questi farmaci serve a donne.

È importante mettere in chiaro che questi composti sono una manna dal cielo per chi li usa per problemi medici più che estetici. L’indicazione terapeutica primaria per l’Ozempic e il Mounjaro – e l’unica condizione per cui sono attualmente approvati dalle autorità statunitensi – è il trattamento del diabete di tipo 2 (quello che colpisce gli adulti, legato allo stile di vita, in contrapposizione al più raro diabete di tipo 1, che è causato da una risposta autoimmune e si manifesta più spesso nell’adolescenza). Il diabete si diffonde come un’epidemia negli Stati Uniti: secondo i centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, ne soffrono 37,3 milioni di adulti; altri 96 milioni sono prediabetici. Anche l’obesità, una malattia cronica correlata, colpisce milioni di persone.

Il meccanismo alla base di questi farmaci non è nuovo. Il primo glp-1, l’exenatide, fu approvato per il diabete negli Stati Uniti nel 2005, accolto come una svolta. I miglioramenti arrivavano subito. Al convegno dell’Associazione americana per il diabete, quando furono annunciati i risultati della liraglutide, un altro farmaco glp-1 e precursore dell’Ozempic, “ci furono grandi applausi”, racconta Robert Gabbay, responsabile scientifico dell’organizzazione. Ma i primi farmaci glp-1 avevano un effetto breve, richiedevano iniezioni frequenti e offrivano molto meno in termini di riduzione del peso.

Poi è arrivato l’Ozempic, seguito dal Wegovy, una formulazione di semaglutide a dosaggio più elevato sempre della Novo Nordisk – l’unico della lista effettivamente approvato per la perdita di peso. E infine si è aggiunto il Mounjaro, dell’azienda Eli Lilly And Company. Dal punto di vista medico la loro efficacia è incredibile e i pazienti li hanno accolti con una venerazione quasi religiosa. Paul Ford, che ha sempre combattuto con l’appetito, ha scritto su Wired: “Se prima il mio cervello urlava in modo assordante”, dopo aver preso questo farmaco “è calato un improvviso silenzio. Posso guardare caramelle e dolci senza che mi venga voglia di mangiarli”.

Per le persone che hanno lottato anni per dimagrire, e poi per non riprendere i chili persi, questi farmaci sembrano valere qualsiasi sacrificio: etico, finanziario, gastrointestinale. “Ho provato di tutto”, dice Anna, una donna di cinquant’anni di New York. Niente sembrava funzionare, fino a quando ha cominciato ad assumere il Mounjaro. Il desiderio di mangiare è scomparso. “Ora sono tra quelli che non hanno molta fame”, dice. “E mi sento migliore di tutti”.

Educazione fisica

Ogni cura miracolosa comporta dei rischi. Chi è a dieta da molto tempo ricorderà la mania del fen-phen, un cocktail di farmaci a base di fenfluramina e fentermina che negli anni novanta sembrava una rivoluzione, finché non si scoprì che la fenfluramina causava danni alle valvole cardiache, in alcuni casi portando alla morte. Il farmaco dimagrante Belviq è stato ritirato alcuni anni dopo la sua introduzione, quando la Food and drug administration (Fda), l’ente statunitense che regolamenta farmaci e alimenti, ha stabilito che il “rischio potenziale di ammalarsi di tumore superava i benefici”.

Nel caso dell’Ozempic, l’Fda ha chiesto all’azienda produttrice di segnalare lo sviluppo di tumori alla tiroide nei roditori e la sua pericolosità per chi ha (o ha avuto) una pancreatite o uno specifico tipo di tumore alla tiroide. Per i non diabetici potrebbero esserci altri problemi, ma non è detto. “La verità è che non lo sappiamo”, dice Holly Lofton, direttrice di uno studio sul peso all’istituto Langone
health, della New York university. “Non abbiamo ancora studiato le persone che prendono questi farmaci, non abbiamo molti dati”.

Erin Harrop con suo figlio. Seattle, Stati Uniti, 2018 (Finlay McKay)

Corsa frenetica

In ogni caso, i glp-1 sono considerati sicuri, almeno per le persone per cui sono stati prodotti inizialmente, se vengono somministrati sotto un’adeguata supervisione e in abbinamento a dieta ed esercizio fisico. “Sono preoccupata”, ammette Anna, che non soffre di diabete. “Spero che non succeda come con il talidomide” (un farmaco che negli anni cinquanta fu venduto come rimedio per la nausea mattutina, e che causava malformazioni del feto). Mi chiedo se questa preoccupazione basti a farle smettere di prendere il farmaco. Penso di no, visto che mi confida di aver guidato un’ora fino al New Jersey per trovare una farmacia dove comprarlo.

La preoccupazione maggiore è quella di restare senza il farmaco. Da quando l’Ozempic, il Wegovy e il Mounjaro sono diventati popolari, le farmacie faticano a procurarselo. Lofton dice che i suoi pazienti mandano email di protesta senza sosta, e dimezzano le dosi per farlo durare di più. “Non vale neanche la pena di chiamare”, dice Adrienne, una madre di Manhattan a cui è stato prescritto il farmaco per la sua condizione prediabetica e che ha girato varie farmacie alla ricerca del farmaco: “Ti diranno che è esaurito”.

Anche la Novo Nordisk sembra sorpresa da questo successo. “Avremmo dovuto fare previsioni più accurate”, ha dichiarato nel 2022 l’amministratore delegato Lars Fruergaard Jørgensen al Wall Street Journal.

In questo contesto, perfino i fornitori legittimi si comportano in modo losco. “Il mio farmacista mi ha appena chiamato per dirmi: ‘Ne abbiamo un poco’. Come durante il contrabbando”, racconta Arthur, a cui è stato prescritto l’Ozempic per il diabete. “Le persone si accalcano dal medico, implorando: ‘Lo dia a me! A me!’”.

Per Arthur, che da sempre ama mangiare, il farmaco è stato una liberazione. “È quasi un piacere non essere più così attaccato a quella roba”, dice riferendosi al cibo. “All’improvviso sei un essere umano normale. Non hai bisogno di mangiare tutta quella carne morta”.

La tensione tra chi ne ha bisogno (e potrebbe non trovarlo) e chi lo vuole ma non ne ha stretta necessità, è una delle caratteristiche che evidenziano l’importanza dell’Ozempic. L’intero edificio della cultura del benessere poggiava sulle esili fondamenta dell’accettazione del proprio corpo: siamo tutti belli; sono gli standard, non i corpi in sé, a essere sbagliati. Questo naturalmente è vero, ma quello che abbiamo fatto è stato solo sublimare gli standard. Quando è arrivato un farmaco apparentemente miracoloso, abbiamo velocemente abbandonato l’impegno ad accertarci per come siamo. Forse è per questo che chi ne fa uso preferisce non ammetterlo.

Numeri
Un problema anche italiano

◆ Secondo uno studio pubblicato dall’Italian barometer diabetes observatory foundation, nel 2021 in Italia c’erano 23 milioni di adulti obesi o sovrappeso, il 46 per cento del totale. Il 26,3 per cento di bambini e adolescenti fra i 3 e i 17 anni (2,2 milioni) è in questa condizione. Il problema riguarda i maschi più delle femmine ed è più accentuato nel sud del paese: il tasso di obesità tra gli adulti è del 14 per cento nelle regioni del sud, del 10 per cento nel nordovest. Secondo le stime, l’obesità causa il 58 per cento dei casi di diabete tipo 2, il 21 per cento dei casi di cardiopatia ischemica e fino al 42 per cento di alcuni tumori.

◆ Come in altri paesi occidentali, anche in Italia negli ultimi mesi le persone hanno fatto fatica a reperire l’Ozempic, un farmaco usato per il trattamento del diabete di tipo 2, dopo che in molti hanno cominciato a usarlo per dimagrire. La Novo Nordisk, l’azienda che detiene il brevetto, si è impegnata ad aumentare la produzione. Ansa, Quotidiano Sanità


Il nostro corpo non è solo l’impalcatura che ci accompagna tutto il giorno, ma anche la sua immagine fotografata e condivisa online. “È come se tutti fossero psicologicamente danneggiati dal fatto di vivere una vita bidimensionale”, dice Alissa Bennett, che scrive e tiene conferenze sull’arte e dirige la Gladstone Gallery. Wells, fondatrice di Allure, nota una sorta di vergogna per l’uso dell’Ozempic, almeno tra i nuovi magri. “È come se fossero accusati di qualcosa e si sentissero di dover negare”. Se l’essere magri è una virtù non dichiarata, allora parte della sua virtuosità deriva dal fatto di essere il risultato di una fatica. “Credo che tutti abbiano sempre diffidato di una perdita di peso che non fosse il risultato di tanto lavoro e privazione”. L’Ozempic è una dieta che non è una dieta, così semplice da sembrare un imbroglio. Wells teme che, invece di risolvere l’enigma di quale sia un peso sano e attraente, questi farmaci si limitino a spostare l’asticella della magrezza accettabile. “Ora se non si prende l’Ozempic si è sovrappeso?”, chiede.

Chi si batte per far in modo che ogni fisico sia accettato, naturalmente vede un messaggio ancora più inquietante nei farmaci o, per lo meno, nella copertura mediatica che ricevono. Tra queste persone c’è Aubrey Gordon, che ha scritto il libro You just need to lose weight: and 19 other myths about fat people (Devi solo perdere peso e altri diciannove miti sulle persone grasse). La questione, ha detto Gordon nel podcast The waves, si riduce a una domanda: ‘Possiamo finalmente liberarci delle persone grasse?’”. Poi ha aggiunto: “Mi sembra davvero un fallimento morale dire: ‘Per me è più importante apparire come desidero in costume da bagno che assicurarmi che tu abbia ciò di cui hai bisogno per restare in vita’”.

Questo sentimento è bilanciato da una comunità medica che è molto preoccupata dal diabete e dall’obesità e da un’industria farmaceutica che considera i due disturbi una grande opportunità. A sentire la Novo Nordisk, il successo del suo farmaco indica solo che c’è ancora molta strada da fare. “Meno dell’1 per cento dei pazienti che potrebbero sottoporsi a un intervento di chirurgia bariatrica riesce a farsi operare”, dice Brett. “I pazienti che ricevono un farmaco contro l’obesità sono circa il 2 per cento. Quindi direi che un miglioramento nel settore c’è stato. Ma se si considera la portata del problema e il numero di persone trattate in modo adeguato, c’è ancora spazio per migliorare”.

L’azienda danese è in vantaggio nella corsa per controllare il settore dell’obesità e della perdita di peso: negli Stati Uniti il Wegovy è stato approvato, nel 2021, a sette anni di distanza dall’ultimo farmaco autorizzato nel paese per terapie dimagranti; in meno di un anno è stato prescritto più volte del Saxenda, il precedente farmaco sviluppato dalla Novo Nordisk per perdere peso. Se si considera che il 70 per cento degli statunitensi è obeso o sovrappeso, i potenziali profitti sono enormi. Nel 2022 l’azienda ha dichiarato agli investitori che sperava di “rafforzare la leadership nel campo dell’obesità e raddoppiare le vendite”, portandole sopra i 3,5 miliardi di dollari entro il 2025.

Tra i prodotti su cui puntare c’è il Wegovy. Alla fine del 2022 l’Fda ha approvato questo farmaco per gli adolescenti sopra i dodici anni, e poco dopo l’Accademia americana dei pediatri ha pubblicato la prima guida clinica sul trattamento dell’obesità cronica, raccomandando l’uso di medicinali per la perdita di peso, abbinati a cambiamenti nello stile di vita e nella dieta.

Altri sviluppi sono in arrivo e la concorrenza è destinata a crescere. la Novo Nordisk sta completando la terza fase di sperimentazione di una pillola a base di semaglutide per l’obesità e di un nuovo farmaco composto, noto come CagriSema, che associa la semaglutide a un altro principio attivo e che potrebbe garantire un dimagrimento ancora maggiore rispetto ai suoi predecessori. L’Fda sta accelerando gli studi sulla tirzepatide, il principio attivo del Mounjaro, per il controllo del peso e presto potrebbe arrivare un altro farmaco della Eli Lilly, attualmente in fase uno. Secondo Lofton, i prossimi tre anni saranno cruciali per la cura dell’obesità: “Abbiamo molte cose in cantiere che sembrano promettenti”.

Effetti spiacevoli

Pochi mesi fa April, una consulente scolastica di Detroit, ha cominciato a prendere l’Ozempic per il diabete. Quando di recente è venuta a New York per il compleanno del cugino, lui e tutti i suoi amici hanno notato subito una differenza. Appena è entrata nella stanza indossando un abito con stampa pitonata, si è sentita notata, un fatto strano in quel contesto. Più tardi ha capito che era merito dell’Ozempic. Alcuni amici del cugino le hanno chiesto se ne avesse da vendere. “Mi dicevano: ‘Come l’hai avuto? ’”, racconta. “L’ho preso perché sono diabetica”, ho risposto. Questi farmaci sono tutti destinati a un uso sul lungo periodo. Se si smette di assumerli, torna l’appetito e di solito anche il peso. Un recente studio finanziato dalla Novo Nordisk ha riconosciuto che l’interruzione del trattamento con semaglutide ha portato i partecipanti allo studio a riacquistare la maggior parte del peso perso entro un anno.

Gli effetti collaterali di April sono stati spiacevoli: nausea, vomito e forti mal di testa. Spera di smettere il prima possibile. I frullati sono l’unica cosa che sembra di riuscire a tollerare e le mancano la pasta all’Alfredo, i cavoletti di Bruxelles, il gelato alla fragola. “Non vedo l’ora di mangiare di nuovo il mio gelato”, dice. Ma allo stesso tempo non vuole riprendere i chili persi.

E così continua il nostro rapporto difficile ma appagante con la tavola, un rapporto che nessuna iniezione, nessun trucchetto o pasto sostitutivo è ancora riuscito a sciogliere. Arthur ammette che vivere senza appetito “è sconvolgente”. Ma se ne è fatto una ragione. “Il vecchio piacere, o il terrore, è sparito”, dice. Ma a volte, quando si avvicina un periodo di grandi mangiate, salta l’iniezione della settimana. “Il cibo mi manca un po’”, ammette. “Ma non così tanto”. ◆ svb

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Questo articolo è uscito sul numero 1506 di Internazionale, a pagina 42. Compra questo numero | Abbonati