Eva González Pérez ricorda bene il suo primo contatto con Pieter Omtzigt. Nella primavera del 2017, non sapendo più dove sbattere la testa, ha inviato al politico olandese una lunga email. In qualità di avvocata, González Pérez era da tempo impegnata nella difesa di più di quaranta vittime dello “scandalo dei sussidi per l’infanzia”. Il caso era nato quando nei Paesi Bassi un gruppo di persone economicamente svantaggiate era stato privato da un giorno all’altro dei sussidi per l’assistenza ai figli. Molte di loro erano state costrette a rimborsare migliaia, se non addirittura decine di migliaia di euro all’agenzia delle entrate. La situazione era sfociata nel dramma. Alcune avevano perso la casa ed erano state costrette a dare in affidamento i figli. González Pérez ha portato il caso in tribunale. E ha cominciato a vincere le cause. Nonostante questo, l’agenzia delle entrate non ha cambiato rotta. “Non conoscevo di persona Omtzigt, ma sapevo che si occupava di questi temi”, racconta l’avvocata. “Gli ho mandato l’email tra le dieci e mezzanotte. Dopo dieci minuti mi ha risposto: ‘Dammi altri dettagli’. Il giorno dopo ci siamo incontrati e da allora si dedica al caso ogni giorno. È infaticabile”.

Lo scandalo dei sussidi per l’infanzia è diventato l’emblema di tutto quello che è andato storto nei Paesi Bassi sotto il governo del primo ministro Mark Rutte. Per anni, decine di migliaia di genitori erano stati ingiustamente perseguitati dal fisco. In molti casi si trattava di discriminazione per motivi etnico-razziali. La notizia è passata a lungo in sordina finché Omtzigt, insieme ad alcuni parlamentari e giornalisti, ha voluto vederci chiaro. “È stato decisivo”, dichiara González Pérez. “Con le sue indagini ha ottenuto informazioni cruciali dal governo. I miei clienti finalmente hanno avuto la sensazione di essere ascoltati. Ci ha dato speranza”.

Oggi Pieter Omtzigt, 49 anni, corre con un partito tutto suo alle elezioni dei Paesi Bassi, in programma il 22 novembre. Due anni fa si è lasciato alle spalle l’esperienza nel Partito cristiano-democratico Cda. Ora il suo Nieuw sociaal contract (Nuovo contratto sociale), fondato ad agosto, è in testa ai sondaggi. È grande la tentazione di vederci l’ennesima infatuazione passeggera del paese. Dopo l’omicidio del politico di estrema destra Pim Fortuyn nel 2002, i potenziali salvatori della patria non sono mancati, da Geert Wilders a Rita Verdonk e Thierry Baudet. Trascorso un periodo di entusiasmo iniziale, però, molti sono tornati nell’ombra.

Stavolta ci sono alcune differenze. Omtzigt, al contrario di Wilders o Baudet, non è un urlatore. È un uomo a cui piace immergersi nelle questioni complesse. Non si sottrae a una conferenza sul futuro del sistema pensionistico o sull’Europa. Anzi, dedica intere giornate a questi temi. Nei mesi scorsi, durante le prime interviste da leader di partito, ha scherzato un po’ su questo suo atteggiamento serioso. “Non si può risolvere il problema della mancanza di case con frasi di trenta secondi”, ha dichiarato a un inviato del quotidiano Trouw, per poi sfornare uno slogan.

Comunità umana

“Era il primo della classe”, racconta Pieter van Geel, leader del gruppo del Partito cristiano-democratico nella camera bassa tra il 2007 e il 2010. “Seguiva il dossier delle pensioni per noi, un lavoro legato al suo passato da studioso di econometria”. Omtzigt, a differenza di molti altri presunti salvatori della patria, non è un estremista. La sua scossa al paese parte dal centro. Il manifesto del suo nuovo partito si basa su valori d’inconfondibile matrice cristiano-democratica. Omtzigt non si aspetta che la salvezza arrivi dal libero mercato o dallo stato, ma dalla “comunità umana”. Non è facile posizionarlo sull’asse sinistra-destra. Sul piano socioeconomico ha tendenze progressiste, dal punto di vista culturale è più conservatore.

“Sembra aver trovato la combinazione vincente”, afferma Simon Otjes, politologo dell’università di Leida. “Omtzigt insiste sulle tutele sociali, ma allo stesso tempo vuole arginare i flussi migratori. Questi tratti lo rendono molto interessante per gli elettori della sinistra conservatrice, che giudicano troppo estremi il Partito della libertà (Pvv) dell’islamofobo Geert Wilders e il Partito socialista. Da tempo i politologi parlano di un vuoto nei Paesi Bassi. Omtzigt ci si sta tuffando a pesce”. Per la prima volta dal 2002 e dalla fine dei governi di coalizione tra socialdemocratici e liberali, il campo di gioco politico è tornato a essere aperto. Alla fine di luglio, dopo tredici anni, il primo ministro Mark Rutte ha annunciato di voler abbandonare il suo incarico. Seguendo il suo esempio altri leader hanno dichiarato di voler cercare altri sbocchi. Così si è creato spazio per nuove figure. Il Partito liberale (Vvd) di Rutte candida per la prima volta una donna immigrata, Dilan Yesilgöz. I laburisti del Partito del lavoro (Pvda) e i Verdi (Groen Links) uniscono le forze sotto la guida di Frans Timmermans. I populisti del Movimento civico-contadino (BoerBurgerBeweging) vogliono sfondare a livello nazionale. E poi c’è Omtzigt. Wilders è stato a poco a poco dimenticato, come una fotografia sbiadita di un’epoca passata.

Nessuno sa come andrà a finire, ma tutti sentono che i Paesi Bassi sono alla ricerca di una svolta. Oltre allo scandalo dei sussidi per l’infanzia, c’è stata la vicenda del giacimento di gas di Groningen: per anni sono state minimizzate le pericolose conseguenze del sito di estrazione, a partire dai terremoti che provocava. Anche in quel caso le vittime hanno avuto scarsa voce in capitolo. Sul sito di De Correspondent, l’esperto giornalista Marc Chavannes ha analizzato l’era Rutte. Secondo Chavannes è stata caratterizzata da “temporeggiamenti, capacità decisionale malriposta, segretezza e procrastinazione”.

In un paese che vuole uscire da questa situazione, Omtzigt si presenta con un curriculum allettante. Negli ultimi anni è diventato l’avversario per eccellenza di Rutte. E si è reso antipatico all’intero establishment. Sono emersi atti del consiglio dei ministri in cui deputati del suo partito affermavano di aver provato invano a “farlo ragionare”. Si è cercata per lui una “carica altrove”. In una nota risalente a due anni fa, Omtzigt elencava gli insulti ricevuti: da “bastardo” a “coglione”, passando per “psicopatico” e “malato”. Questo per lui ha significato un esaurimento nervoso. Ma ha anche cementato l’immagine di un idealista che sfida lo status quo.

I vecchi valori

Geert Buelens, studioso di lingua e letteratura olandese fiamminga e da anni docente a Utrecht, commenta: “Per la prima volta, dopo vent’anni di vuoto ideologico oggi c’è la possibilità di condurre una campagna elettorale basata sui contenuti. Non è un rivoluzionario, esprime piuttosto i vecchi valori cristiano-democratici. Ritengo che anche nelle Fiandre ci sia spazio per una figura del genere. Omtzigt sta cercando di riportare all’Aja la sensibilità umana e un po’ di empatia”.

Omtzigt non è un semplice uomo del popolo. A diciotto anni è andato a Exeter, nel Regno Unito, per studiare economia. Ha ottenuto un dottorato presso il prestigioso Istituto universitario europeo di Firenze. Durante gli anni fiorentini ha anche conosciuto l’esponente della sinistra statunitense Elizabeth Warren, un incontro molto significativo. Warren gli ha aperto gli occhi sull’impoverimento della classe media, che secondo Omtzigt “ormai è evidente anche nei Paesi Bassi”.

Nonostante la sua carriera accademica, tornato nei Paesi Bassi dopo dieci anni di assenza, Omtzigt non è entrato a pieno titolo nell’establishment. I colleghi politici lo descrivono in tono ironico come un solitario che durante i viaggi di lavoro all’estero non si fa vedere al bar dell’hotel. Abita con la moglie e i figli nella regione orientale del Twente, lontano dalla frenesia delle grandi città. È la regione in cui è cresciuto dopo che i suoi genitori si erano trasferiti da Wassenaar, poco fuori L’Aja, quando aveva quattro anni. Il padre aveva lasciato un impiego alle poste nazionali per diventare un sacerdote laico. Per Omtzigt la fede rappresenta una “fonte d’ispirazione”.

Secondo alcuni, il suo atteggiamento critico non è sempre privo di una certa ipocrisia

Dimostra di avere un legame con i Paesi Bassi che a volte viene trascurato dai politici durante i talk show in televisione o nelle liste elettorali dei partiti. Se insiste sulla necessità di un rinnovamento, è anche per questo motivo. È a favore di un sistema con molte circoscrizioni più piccole, sulla falsariga del modello belga, per fare in modo che alcune province, come Groningen, siano meno abbandonate a se stesse. Non vuole che il suo partito sia costituito da “politici di professione”, ma che diventi un “movimento di persone comuni”.

Una buona amministrazione

Per Omtzigt la messa a punto dei meccanismi politici e amministrativi non è un problema di secondaria importanza. Da sondaggi passati è emerso che agli elettori questi temi non interessano. Il mistero è come Omtzigt, con idee del genere, sia comunque in testa ai sondaggi.

In una conferenza tenuta qualche mese fa a Thorbecke, ha chiarito quali sono le sue priorità. “Ora che sempre più persone non hanno da mangiare, non è forse un po’ elitario parlare di riforme amministrative?”, si è chiesto. “Non dovremmo forse prima costruire case per risolvere il problema dei senzatetto nei Paesi Bassi? La risposta è forte e chiara: no. Una buona amministrazione è un requisito imprescindibile di una buona politica”.

Secondo il politologo Simon Otjes può essere una strategia efficace, perché associa in maniera esplicita l’efficienza amministrativa alla tutela sociale. Omtzigt sottolinea che tutti i diritti sociali inclusi nella riforma costituzionale dei Paesi Bassi nel 1983 sono stati sistematicamente violati. Oggi tante famiglie non arrivano alla fine del mese. Molte persone della classe media non possono più accedere al mercato immobiliare. Il governo, dice lui, ha “lasciato correre”. Omtzigt si schiera contro la sperequazione della ricchezza e vuole eliminare gli sconti fiscali per i più abbienti, per esempio per chi possiede auto Tesla. “Dà voce alle persone che i cristiano-democratici hanno perso di vista negli ultimi anni”, afferma Marc Janssens, caporedattore del periodico Christen Democratische Verkenningen. “Rutte rappresentava le persone benestanti dei Paesi Bassi. Ce ne sono tante. Ma ci sono anche tanti altri olandesi in difficoltà”.

Come detto in precedenza, Omtzigt non è di sinistra. Nei suoi comunicati stampa ricorda l’importanza di famiglia, identità e tradizione. Ed è a favore di una politica migratoria più severa. Ritiene infatti che i richiedenti asilo dovrebbero essere accolti in paesi al di fuori dell’Unione europea, come il Ruanda. È anche preoccupato dal grande numero di lavoratori e studenti stranieri. Ecco perché chiede la difesa del neerlandese come lingua standard nell’istruzione superiore. Inoltre è molto critico nei confronti dell’Ue. Non è antieuropeista, ma le sue dichiarazioni di solito si soffermano soprattutto su ciò che a Bruxelles non funziona.

“Spero per il bene del nostro paese che continui a vedere il quadro generale”, dichiara Pieter van Geel, suo ex capogruppo. “La cosa mi preoccupa. Da un esponente cristiano-democratico non mi aspetto uno che fa solo i conti in tasca a Bruxelles. Si tratta di un progetto importante a livello geopolitico. Spero che se ne renda conto. Così come spero che riesca a essere un po’ meno insistente. Con la sua determinazione spesso ottiene risultati, ma a volte esagera”.

Finora Omtzigt ha sempre interpretato il ruolo di pubblico accusatore. E in tal senso ha fatto un lavoro egregio. Nel 2018 ha contribuito a smascherare lo scandalo sulla corruzione al Consiglio europeo, quando diversi deputati sono stati accusati di aver ricevuto tangenti dall’Azerbaigian per chiudere un occhio sulle violazioni dei diritti umani nel paese. Inoltre ha indagato sull’omicidio della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia. Quel caso ha portato alla caduta del premier maltese.

In alcune occasioni, tuttavia, Omtzigt è uscito dal seminato. Nel 2017 il Partito cristiano-democratico gli ha tolto il dossier sull’abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines perché aveva presentato un falso testimone in una sala gremita di parenti delle vittime. L’uomo aveva detto di aver visto altri velivoli in cielo al momento del disastro. Così facendo, ha dato credito alla teoria del complotto russa secondo cui il volo MH17 era stato abbattuto da aerei caccia ucraini e non da Mosca. La reputazione di Omtzigt ne è uscita indebolita. Altre volte si lascia prendere la mano dai sospetti. Attraverso interrogazioni parlamentari ha alimentato la caccia alle streghe contro un alto funzionario ingiustamente accusato di pedofilia.

In veste di leader di un partito non si può permettere scivoloni del genere. È un ruolo diverso da quello di outsider nel Cda. Ora è lui a dover tenere insieme la squadra. Non sarà facile, soprattutto se il suo partito dovesse governare. Ecco perché raccomanda cautela: non vuole che il Nieuw sociaal contract diventi il primo partito e lui primo ministro, ma punta alla “crescita sostenibile”. Però è difficile scegliere le persone giuste da una lista di un migliaio di candidati.

Omtzigt, inoltre, deve ancora spiegare qual è il suo programma elettorale riguardo alle questioni ambientali. Ha votato, a suo dire per motivi tecnici, contro l’istituzione di un fondo per il clima. Si schiera dalla parte della scienza? O cerca di sedurre gli elettori del populista Bbb? Dove troverà i soldi per finanziare tutti i suoi progetti? Con chi è disposto ad allearsi? Vuole governare insieme alla destra o preferirebbe la sinistra? “Al momento è come una tela bianca”, osserva il politologo Simon Otjes. “Ognuno può proiettare su di lui desideri e aspettative. Naturalmente non potrà continuare così all’infinito”.

Secondo alcuni, tuttavia, il suo atteggiamento critico non è sempre privo di una certa ipocrisia. Quando è riapparso dopo l’esaurimento nervoso, si è lamentato su Twitter di essere stato preso d’assalto dai fotografi, mentre invece sarebbe stato lui stesso, ha scritto di recente il quotidiano Nrc, a informarli la sera prima.

Intorno a un tavolo

A una conferenza stampa il 6 settembre Omtzigt ha detto di non aver alcun interesse a partecipare ai dibattiti elettorali in televisione con una sfilza di candidati che devono rispondere in due parole. È un sistema che a suo avviso “non porta chiarezza e soluzioni”. “Affrontiamo piuttosto singoli temi con due o tre persone alla volta. Vorrei partecipare a un dibattito sulla politica dell’edilizia sociale, sulla sicurezza, sull’immigrazione o la politica climatica. Non è possibile se ci sono otto persone sedute a un tavolo”. Dopodiché ha ribadito ancora una volta i suoi princìpi: “Lo so, il mio programma è complesso, noioso, poco eccitante. Ma va attuato comunque. È questa l’essenza della politica”. ◆ dt

Biografia

1974 Nasce all’Aja, nei Paesi Bassi.
1992 Si trasferisce a Exeter, nel Regno Unito, per studiare economia
2003 È eletto al parlamento olandese con il Partito cristiano-democratico (Cda).
2017 È nominato relatore speciale dal Consiglio d’Europa nell’indagine sull’omicidio della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia.
2023 Due anni dopo essere uscito dal Cda, fonda un nuovo partito, il Nieuw sociaal contract.


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Questo articolo è uscito sul numero 1535 di Internazionale, a pagina 72. Compra questo numero | Abbonati