Mentre il 3 dicembre cominciavano a circolare i risultati delle elezioni in cinque stati, l’unica consolazione per il partito del Congress, all’opposizione, veniva dalla conquista dello stato del Telangana. Nel Madhya Pradesh, nel Rajasthan e nel Chhattis­garh, i tre stati della cosiddetta hindi belt (la regione linguistica in cui si usa l’hindi come lingua franca), il Congress è stato però schiacciato dal Bharatiya janata party (Bjp) del primo ministro Narendra Modi.

Con questa vittoria il dominio del partito sulla hindi belt raggiunge livelli prossimi all’egemonia, anche se per ora il Bjp è assente nell’India meridiolale. Guardando una mappa del paese si vede una netta divisione tra gli stati governati dal Bjp e quelli amministrati dall’opposizione. Questa divisione non ha precedenti nella politica indiana. Cosa comporta?

La considerazione più ovvia e immediata è che il Bjp si trova in un’ottima posizione in vista delle elezioni del 2024 per il rinnovo della Lok Sabha, la camera bassa del parlamento nazionale. Oggi il 44 per cento circa del paese parla hindi. L’egemonia nella fascia hindi porta al Bjp un vantaggio significativo sugli altri partiti già prima del voto. Questo dominio, tuttavia, potrebbe non essere limitato ai risultati di una singola elezione. Il Bjp potrebbe essere tentato di integrare la forza demografica della popolazione che parla hindi nella struttura di potere. Ci sono già forti indizi del fatto che il Bjp stia pensando a questa possibilità.

Grandi progetti

All’inizio del 2023 Modi ha trasferito il parlamento indiano in un nuovo edificio. In questa sede la Lok Sabha può ospitare 888 membri invece che 552, il numero attuale di deputati della camera bassa. Potrebbe in effetti essere stata costruita pensando a un aggiornamento dei confini territoriali dei collegi elettorali, in base a cui il numero di seggi alla Lok Sabha per ogni stato è proporzionale alle dimensioni della sua popolazione. Oggi il numero di seggi della Lok Sabha è fermo ai dati del censimento del 1971. Nell’oltre mezzo secolo trascorso da allora, le quote rappresentate dai vari stati rispetto alla popolazione complessiva sono cambiate in modo significativo: la fascia hindi ha visto una rapida crescita della popolazione, mentre il sud registra tassi di natalità molto bassi. Questo vuol dire che a livello nazionale il principio un elettore-un voto si è indebolito. Un deputato dell’Uttar Pradesh, per esempio, rappresenta oggi 2,5 milioni di persone. Nel Bihar, 2,6 milioni. Nel Bengala occidentale, invece, il numero scende a 2,2 milioni. Nel Tamil Nadu è 1,8 milioni e nel Kerala solo 1,7 milioni. Di fatto un abitante del Kerala gode di una rappresentanza che è oltre 1,5 volte superiore a quella di un abitante del Bihar.

Se un nuovo governo del Bjp eletto nel 2024 aggiornasse i collegi elettorali, ci sarebbe un aumento significativo della percentuale di seggi alla Lok Sabha per i parlanti hindi. Quella della hindi belt passerebbe dal 42 al 48 per cento. Tenuto conto del dominio esercitato dal Bjp in quella regione linguistica, questo si tradurrebbe in una sorta di maggioranza permanente per il partito del primo ministro Modi. Anche se gli altri stati dovessero esprimere una grande insoddisfazione nei confronti del partito di governo, non riuscirebbero a modificare gli equilibri nazionali perché in caso di voto sarebbero sconfitti.

L’aggiornamento dei collegi elettorali è naturalmente l’esempio più estremo di quello che potrebbe comportare per l’India un dominio del Bjp nella hindi belt. Ci sarebbero però altre conseguenze significative. Per esempio, aumenterebbe le pressione per dare più fondi alla hindi belt. È già successo con la direttiva impartita dal governo Modi nel 2020 alla commissione finanza, invitata a redistribuire le entrate fiscali tra gli stati basandosi sui dati del censimento del 2011 invece di quelli del 1971 usati fino a quel momento.

Anche l’attenzione del partito di Modi nei confronti dell’hindi potrebbe aumentare. La lingua non è legata solo all’identità, ma anche all’occupazione: attraverso gli esami, i percorsi di formazione e la lingua scritta richiesta per un impiego, è uno strumento potente per includere ed escludere determinate comunità. Già oggi lo status speciale attribuito all’hindi in una serie di concorsi pubblici importanti comporta un grande vantaggio per chi lo parla. Per esempio, l’esame per i funzionari di fascia b e c del governo federale è solo in hindi e inglese. Ogni anno milioni di indiani lo sostengono, ma solo chi parla hindi può farlo nella sua lingua madre, con un netto vantaggio rispetto ai candidati di altri stati.

Controllo federale

Infine, la netta divisione geografica nella mappa politica dell’India potrebbe voler dire che d’ora in avanti il federalismo sarà, a tutti gli effetti, l’unico strumento di controllo sul governo centrale. Poiché gli stati del sud saranno sempre meno in grado di tutelare i loro interessi attraverso il parlamento nazionale, i governi statali e l’opposizione spingeranno sempre di più verso strategie federali per proteggere gli interessi dei loro cittadini.

Questo naturalmente il governo Modi lo sa bene. Ecco perché continua a incoraggiare l’adozione di strumenti politici che contrastino il federalismo, come le elezioni simultanee per i parlamenti statali e il parlamento nazionale (che indeboliscono i partiti locali), la Goods and services tax (che pone fine alle entrate indipendenti degli stati) e un ruolo più forte per i governatori (che permette a New Delhi di controllare le amministrazioni dei singoli stati). ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1541 di Internazionale, a pagina 31. Compra questo numero | Abbonati