L’ultima volta che il golf ha onorato i Giochi olimpici con la sua presenza è stato nel 1904 a Saint Louis, nel Missouri. Nelle due gare di quell’edizione, una individuale e una a squadre, si sfidarono in tutto 77 golfisti: settantaquattro statunitensi e tre canadesi.

Anche se il ritorno del golf alle Olimpiadi quest’anno si preannuncia più cosmopolita, la sua presenza è stata guastata dall’assenza dei quattro giocatori più forti al mondo: Jason Day, Jordan Spieth, Dustin Johnson e Rory McIlroy. Tutti loro hanno motivato la propria defezione con i possibili rischi per la salute legati al virus zika. McIlroy ha poi annunciato che non guarderà il golf neanche in televisione, spiegando di preferire “l’atletica, il nuoto e i tuffi… Insomma, le cose che contano”. Perché, allora, il golf è stato riammesso tra le discipline olimpiche, se la sua presenza suscita tanto scetticismo perfino tra i suoi giocatori di punta?

Per le federazioni sportive le Olimpiadi rappresentano la migliore occasione per farsi notare, e così aumentare il loro pubblico e trovare sponsor. Il richiamo che questo evento esercita sugli sport minori è facilmente comprensibile: si tratta dell’unica possibilità che hanno, ogni quattro anni, di spodestare calcio, cricket e pallacanestro dalle pagine sportive. James Willstrop, un ex campione britannico che si è battuto attivamente, e finora senza successo, per l’inclusione dello squash alle Olimpiadi, dice che sia lui che i suoi coetanei “darebbero qualsiasi cosa pur di partecipare a Rio”.

Per farsi ammettere tra le discipline olimpiche ci vogliono impegno, denaro, perseveranza e molta fortuna

Il golf, che è uno sport d’élite, per fare soldi non ha certamente bisogno di queste manifestazioni, che però potrebbero servire per attirare le nuove generazioni, sempre meno interessate a questa disciplina. Secondo la National golf foundation, dal 2003 il numero di golfisti negli Stati Uniti è diminuito di più del venti per cento. Di fronte a un calo simile, la risonanza data dai Giochi olimpici potrebbe tornare utile.

Per farsi ammettere tra le discipline olimpiche ci vogliono impegno, denaro, perseveranza e molta fortuna. La decisione spetta ai 106 membri del Comitato olimpico internazionale (Cio), che per l’edizione 2016 ha approvato a maggioranza semplice il golf e il rugby a sette. Cinque altri sport, tra cui lo squash, sono stati invece respinti per ragioni che non sono state rese note. Ma le Olimpiadi sono davvero il posto giusto per gli sport? Questa è un’altra faccenda.

I criteri di ammissione delle 28 discipline presenti ai giochi di Rio 2016 non sono molto chiari: ci sono i classici olimpici (atletica, nuoto, canottaggio), gli sport troppo importanti per poter essere ignorati (calcio, pallacanestro, tennis), le attività di nicchia (scherma, pentathlon moderno, pallamano) e le concessioni ai giovani (bmx, beach volley). Ed è probabile che nel programma della prossima edizione, nel 2020, siano ammessi anche baseball, skateboard, surf, arrampicata e karate.

Una regola semplice

Le Olimpiadi, però, non possono espandersi all’infinito. Tuttavia, al momento, sembra più facile continuare ad aggiungere sport piuttosto che eliminarne: il Cio, aveva ritirato la lotta dal programma del 2016, ma è stato sottoposto a così tante pressioni che ha deciso subito di reintegrarla.

Per quanto riguarda le decisioni future, una regola semplice dovrebbe prevedere che l’oro olimpico rappresenti per ogni sport il riconoscimento più grande. Nel caso di atletica e nuoto, oltre che di molti sport di nicchia, è già così. Per calcio e basket, invece, le medaglie olimpiche non sono il premio più importante.

Il golf potrebbe seguire l’esempio del tennis, che è presente con continuità alle Olimpiadi dal 1988 e ha visto lentamente migliorare la qualità delle gare, al punto da essere ormai considerato “il quinto pilastro” dei giochi.

Ma perché questo succeda, è necessario che partecipino i migliori golfisti. Il presidente del Cio, Thomas Bach, ha già detto che la partecipazione del golf all’edizione del 2020 sarà riesaminata. Dopo un secolo di assenza, il suo ritorno alle Olimpiadi potrebbe essere stato effimero.

(Traduzione di Alberto Frigo)

xQuesto articolo di M.J. è uscito sul sito del settimanale britannico The Economist.

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