12 dicembre 2016 13:41

Sui giornali si parla spesso della guerra tra automobili: taxi contro Uber, auto in comune contro auto di proprietà, Tesla contro chiunque sia in grado di lanciarsi con prezzi ragionevoli nel mercato delle auto che si guidano da sole. Ma è più probabile che in futuro la sfida sarà tra bici, furgoni e ingorghi stradali.

Il motivo è che siamo sempre più dipendenti dagli acquisti online. Negli Stati Uniti, Ups ha consegnato 4,6 miliardi di pacchi nel 2014 e di questi circa il dieci per cento veniva da Amazon. Oggi molti consumatori si aspettano che il pacco sia spedito il giorno stesso dell’ordine e, se possibile, che sia consegnato in un momento preciso della giornata.

Questo provoca seri problemi di traffico. Se anni fa le consegne nei centri urbani riguardavano sostanzialmente grandi volumi di merce destinati ai negozi, ora si consegnano piccole quantità di pacchi a molti indirizzi diversi, direttamente ai consumatori.

Il numero di mancate consegne, tra il dieci e il trenta per cento, è un bel guaio per chi si occupa di commercio online

Un altro problema è che non sempre i consumatori sono in casa al momento della consegna. Il numero di mancate consegne (tra il dieci e il trenta per cento) è un bel guaio per chi si occupa di commercio online: un furgone deve fare almeno due viaggi per consegnare un paio di scarpe. E se poi le scarpe non vi piacciono? Potete rispedirle al mittente. Il che porta il totale dei viaggi a tre.

I contraccolpi negativi sono molti. A Londra, i pendolari perdono in media 96 ore all’anno nel traffico. Anche in centri urbani più piccoli, come Amsterdam e Francoforte, la cifra è di quaranta ore all’anno. Aggiungete alla perdita di tempo i barili di carburante consumati e oltre alla frustrazione avrete più inquinamento.

Pessime idee
Nella maggior parte delle città occidentali i camion possono entrare in centro solo in alcune fasce orarie, e alcune città hanno delle aree a basse emissioni dov’è vietato l’accesso alle auto e ai furgoni inquinanti. Anversa ha annunciato che a partire da febbraio del 2017 guidare un veicolo inquinante nella sua area a basse emissioni costerà 125 euro di multa.

Le aziende stanno affrontando il problema in modi diversi. L’anno scorso, per esempio, Uber ha proposto di usare i suoi autisti per fare consegne tramite Uber Rush. Ma dal punto di vista della logistica è una pessima idea: singole auto che consegnano singoli pacchi invece di furgoni che ne consegnano molti, problemi d’assicurazione, e il fatto di affidarsi a non professionisti per fare le consegne. Nel frattempo Amazon promette consegne con i droni. Ma ci sono ancora molte limitazioni per l’uso dei droni, figuriamoci per le consegne.

Serviranno piste ciclabili più ampie, migliori collegamenti tra città e più spazio in città per bici e pedoni

Non c’è una soluzione magica al problema. Ma c’è un candidato ideale per le consegne poco voluminose, silenziose e a emissioni zero: la bicicletta.

Le biciclette sono per i politici una specie di sacro graal della logistica urbana sostenibile. “In questo momento la tecnologia rivoluzionaria in grado di trasformare le consegne dell’e-commerce, un giro d’affari da 172 miliardi di dollari, è la bici”, ha scritto Gill Plimmer sul Financial Times.

All’ultimo incontro della Federazione europea della logistica è sembrato evidente che la ciclologistica (il settore per le consegne in bicicletta) è pronta a crescere. Le bici possono consegnare i pacchi più velocemente dei furgoni, aggirando gli ingorghi stradali, e sono anche più efficienti dal punto di vista energetico.

Dhl express, un gigante delle consegne con sede nei Paesi Bassi, ha detto che vuole sostituire il dieci per cento della sua flotta con biciclette e che il 65 per cento dei suoi tragitti urbani sarà effettuato da bici.

Quando la ciclologistica si diffonderà davvero, avremo un ultimo ostacolo da affrontare: la progettazione urbana. Serviranno piste ciclabili più ampie, migliori collegamenti tra città e più spazio in città per pedoni e biciclette.

Nel frattempo la Germania va avanti con un’autostrada ciclabile da 100 chilometri che collega dieci città. Città come Bogotà, Copenhagen, Melbourne e Amsterdam sono la prova che è possibile spingere le persone a usare la bici.

Il commercio online avrà effetti notevoli sulla progettazione e la qualità della vita delle città del ventunesimo secolo. Se vogliamo fargli spazio, dobbiamo dare alle bici un ruolo più importante nelle nostre città.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito su Quartz.

This article was originally published in Quartz. Click here to view the original. © 2016. All rights reserved. Distributed by Tribune Content Agency.

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