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L’inquietante coalizione di governo italiana

Il leader del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio lascia il Quirinale al termine delle consultazioni con il presidente della repubblica Sergio Mattarella, Roma, 21 maggio 2018. (Angelo Carconi, Ansa)

È una realtà inquietante. Anche se ci sarà comunque il presidente della repubblica a fare da baluardo, l’Italia sarà presto governata da due partiti che hanno rischiato di inserire l’uscita dall’eurozona nel loro programma condiviso. Quarta economia dell’Unione, e uno dei sei paesi fondatori, l’Italia potrebbe mettere alla prova come mai prima d’ora l’unità europea, proprio quando l’Europa avrebbe bisogno di serrare i ranghi e il mondo avrebbe bisogno di un’Europa forte e stabilizzante davanti a Trump e Putin, alla crisi iraniana, al caos in Medio Oriente e alla volontà della Casa Bianca di tassare i prodotti europei, in una parola davanti al peggioramento delle tensioni internazionali.

Le cause della situazione attuale sono due: spinta da una maggioranza di governi liberisti, l’Unione si è tirata la zappa sui piedi imponendo misure di risanamento che l’hanno resa estremamente impopolare. In secondo luogo, per sfuggire alla pressione delle nuove estreme destre, l’Europa unita non ha voluto dividere equamente il peso della massa di profughi arrivati in Italia.

La situazione è talmente preoccupante che il 21 maggio il capo dello stato italiano ha lasciato in sospeso la decisione sul necessario avallo alla composizione del governo perché l’uomo scelto per gestire il ministero delle finanze è un nemico dichiarato dell’euro. Ma davvero questa coalizione sarà in grado di sopravvivere?

Apparentemente sembrerebbe impossibile, perché la Lega e il Movimento 5 stelle hanno fondato la loro alleanza su un miscuglio tra due programmi assolutamente contraddittori. Primo partito d’Italia grazie al sostegno degli elettori del sud più povero, il Movimento 5 stelle ha promesso un reddito di cittadinanza, mentre la Lega, più forte nel nord ricco e industrializzato, ha annunciato di voler ridurre le tasse e uniformarle per tutti. Non sembrano posizioni conciliabili, eppure la coalizione ha deciso che le tasse saranno portate al 15 per cento, massimo 20 per cento, mentre il reddito minimo sarà di circa 800 euro al mese.

Con una simile incoerenza non dovrebbero durare più di tre mesi, ma oltre al fatto che questa manovra potrebbe dare un breve impulso alla crescita, la coalizione potrebbe accusare il mondo intero per i suoi mali e trascinare l’Italia verso un nazionalismo vendicativo che potrebbe affondare l’euro.

Cosa si può fare per evitare questo scenario? Non sarà semplice, ma se si vuole scongiurare l’implosione dell’Unione sarà indispensabile che la Commissione e le capitali europee evitino di puntare subito il dito contro Roma. Non si può permettere a questo governo di accusare gli altri per le difficoltà che inevitabilmente incontrerà, dunque bisogna augurargli buona fortuna e attendere che l’Italia torni in sé.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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