10 ottobre 2012 16:30

Un piccolo paradosso. In un momento in cui, sempre di più, la preoccupazione per la presenza della creazione contemporanea negli spazi pubblici si traduce in un numero crescente di festival ed eventi, i cataloghi che li accompagnano sono quasi sempre di taglia modesta, fino al punto di poter essere infilati tranquillamente in tasca. È il caso di Getxo, piccola cittadina nei Paesi Baschi spagnoli, poco distante da Bilbao.

Degli immensi teloni attirano lo sguardo di chi fa jogging sulla spiaggia o accoglie il pubblico all’uscita della metropolitana. Il catalogo di Getxophoto resta un oggetto serio, con tanto di copertina rigida e serve come memoria di un festival più “imponente” di quanto non sia realmente. È molto spesso, ma le dimensioni sono ridotte. Rende bene l’idea, senza pretese, di un “festival locale di respiro internazionale”. Un approccio più radicale alla questione arriva dalla Biennale di Vevey, in Svizzera.

Là, gli interventi negli spazi pubblici sono spesso spettacolari e stimolano una riflessione molto attuale sull’inquinamento visivo nelle aree urbane. Il catalogo misura 15 centimetri per 12 e si può ripiegare come quelle fisarmoniche di cartoline, classici souvenir dei luoghi turistici. Serve principalmente a informare su quello che il visitatore può scoprire in mezzo alla vita quotidiana della città, trasformata per i giorni del festival. Una modestia che stavolta si rivela magnifica.

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