19 ottobre 2012 14:30

Dopo aver letto inavvertitamente un sms in cui mia figlia mi apostrofa come “quella rompipalle di mia madre”, sento di aver sbagliato qualcosa. Che fine ha fatto la mia piccola? –Antonia

E invece ti è andata proprio bene. Perché quando si legge “inavvertitamente” un sms di un figlio, si può trovare di tutto: “Se non è un iPhone 5 non m’interessa, scordati le mie foto nuda”, oppure: “Siamo scappati all’arrivo della polizia, ma la roba è rimasta nel locale”. O, di certo la più terrificante di tutte: “Ne parlo con mia madre perché lei è la mia migliore amica”.

Allora sì, avresti sbagliato tutto. Perché, non so te, ma io al mio migliore amico non gli ho mai pulito la cacca dal sedere, non l’ho mai imboccato, non gli ho mai messo una supposta. E, anche se non posso negare di averci pensato, non ho mai passato la notte abbracciato a lui. I figli non sono nostri amici. Anzi, i figli sono i nostri nemici. Adorabili, affettuosi e insopportabili nemici. E noi siamo i rompipalle. Quelli che devono dire “no”. Siamo i cancelli contro cui sbattono la testa queste piccole belve alla ricerca di libertà.

La tua piccolina è ancora lì, nascosta sotto vari strati di brufoli, istinto ribelle e ondate ormonali. E sono certo che, se riuscirai a romperle le palle ancora per qualche anno, quell’sms diventerà: “Chiedo consiglio a mia madre, perché mi fido della sua opinione”.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it