17 ottobre 2012 12:00

Christian Raimo, Il peso della grazia

Einaudi, 456 pagine, 21 euro

Gianni Vacchelli, Arcobaleni

Marietti, 104 pagine, 15 euro

Si assiste da qualche tempo a una produzione letteraria cattolica non solo edificante e retorica, di cui sono un buon esempio il massiccio romanzo di Raimo, noto animatore culturale, e l’agile e intenso racconto di Vacchelli, studioso e biblista.

Il secondo narra con molta grazia di un padre e di un figlio di nove anni e riflette con molta profondità sul rapporto padre-figlio nella visione cristiana, su quello tra Abramo e Isacco, sull’eterno e la storia. Il tre è il numero perfetto, dice il bambino alla maestra, perché contiene dio, uomo e mondo. Ma eccede forse in troppa riflessione e cultura. Nel romanzo di Raimo il tre è la “sacra famiglia” di un finale ottimista che appare forzato ma che viene dopo una bella, a volte bellissima descrizione di una Roma abulica e compromessa, dei suoi comuni abitanti, anche immigrati (le pagine più forti sono quelle che li riguardano).

La difficoltà di trovarsi del protagonista ha forse molto dell’autore, un viaggio iniziatico nello squallore del presente a cui la religione dovrebbe dar senso e direzione. In Italia i romanzi dei “laici” si servono del trascendente fintamente e a casaccio, ma c’è credente e credente, e non tutte le inquietudini si equivalgono e non tutte sono assistite dalla “grazia”. Quello di Raimo è molto ambizioso, ma non convince del tutto.

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