07 luglio 2017 09:45

Non è facile misurare la violenza. Quanto più esteso e popolato è un territorio, tanto più complessa diventa l’analisi. Donald Trump ha definito il Messico il secondo paese per numero di omicidi del mondo, basandosi su uno studio dell’International Institute for strategic studies (Iiss, da non confondere con l’Is del gruppo Stato islamico) che per misurare la pericolosità di un paese usa il numero degli omicidi totali e non il tasso di omicidi.

Indubbiamente il numero totale è un dato importante, così importante che senza di esso non potremmo calcolare il tasso annuale di omicidi per centomila abitanti, la misura generalmente usata dagli studiosi per calcolare la violenza di un continente, di un paese, di una città. Ma usare il numero totale come termine di paragone tra paesi diversi è assurdo.

Il tasso di omicidi per centomila abitanti non è una misura perfetta e si presta a distorsioni, ma almeno consente di paragonare due territori con una densità abitativa diversa. Il numero totale degli omicidi porta, invece, a conclusioni molto più inesatte o del tutto insensate, come quelle tratte da Trump in riferimento al Messico. Quanti più abitanti ha un paese, tanto più probabile è l’aumento del numero totale di casi di qualsiasi cosa.

Misure affidabili o manipolabili
Basandosi sulla fonte più seria per l’analisi dei dati globali degli omicidi dolosi (l’ufficio dell’Onu per la droga e la criminalità, Unodc), si capisce che ci vuol poco a manipolare le informazioni usando solo il dato relativo al numero totale degli omicidi. Per esempio: nell’Unione europea ogni anno se ne registrano quattromila, mentre in Afghanistan o in Iraq sono duemila. Questo significa che il pericolo in Europa è doppio rispetto all’Afghanistan o all’Iraq? È ridicolo.

Il tasso annuale di omicidi ogni centomila abitanti in Europa non arriva a due, mentre in Afghanistan e in Iraq è circa dieci. Con questa misura, più affidabile, l’Afghanistan e l’Iraq risultano cinque volte più pericolosi dell’Europa, un dato che si avvicina un po’ di più a quello che sappiamo di queste regioni del mondo.

Basandosi esclusivamente sul numero totale degli omicidi (che, ripeto, è un metodo assurdo), il Messico non sarebbe comunque il secondo paese più violento dopo la Siria: altri paesi si piazzerebbero prima (India, Brasile, Venezuela) o più o meno al suo stesso livello (Nigeria, Russia, Pakistan).

Per poter dire che il Messico è il secondo paese più violento al mondo, l’Iiss ha dovuto introdurre la nuova categoria di “paesi in conflitto armato” in cui il Messico rientrerebbe, al contrario del Brasile, dell’India o della Russia. Per stabilirlo, l’Iiss si basa sul fatto che il Messico ha deciso di ricorrere all’esercito per combattere i cartelli della droga e che questi ultimi hanno a disposizione nei loro arsenali vere e proprie armi da guerra, rendendo più difficile per lo stato combatterli e sconfiggerli.

Gli statunitensi sono i maggiori consumatori e importatori di droga e anche i maggiori esportatori di armi

D’altro canto, se i cartelli della droga in Messico sono più mortali rispetto, per esempio, ai delinquenti del Brasile o del Venezuela, questo non si deve alla gravità del conflitto, ma proprio alla loro vicinanza agli Stati Uniti.

È all’orribile frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti che si assiste al baratto di sostanze come cocaina, eroina, pasticche, in cambio di dollari e, chiaramente, di armi sofisticate. Dunque è il Messico che dovrebbe denunciare gli Stati Uniti che introducono illegalmente nel paese armi letali, un reato molto più grave dell’arrivo illegale di cocaina o ecstasy negli Stati Uniti.

Il paese governato da Trump pecca di un’ipocrisia esasperante: gli statunitensi sono i maggiori consumatori di droga al mondo, i maggiori importatori di droga e anche i maggiori esportatori di armi. Sicuramente la droga è un male; ma le armi sono ancora peggio. Solo che la cosa meno grave è illegale, mentre quella più grave è legale.

Se Trump imparasse a misurare bene la violenza, potrebbe concludere che è a Chicago o nella sua città di residenza, Washington, che dovrebbe costruire il muro. Il tasso di omicidi di quelle città è più alto che in Messico. Trump dovrebbe costruire lì il suo muro e chiudercisi dentro.

(Traduzione di Francesca Rossetti)

Héctor Abad Faciolince sarà al festival di Internazionale a Ferrara, che si terrà dal 29 settembre al 1 ottobre 2017.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it