1. Rubin Steiner & Ira Lee, Gay and proud
Hai capito, il Giovanardi. Un grande, meglio dei più astuti studi di guerrilla marketing: dice una cosa lui, e tutti da Ikea sabato pomeriggio a limonare. Come colonna sonora, niente di meglio di un inno alla giustizia sociale come questo, che ha il pregio di restituire l’hip hop a una dimensione finalmente frocio-friendly. Roba da molleggiare le chiappe anche al più arcigno dei custodi dei Berlusca family values. Ché una volta strappati i titoloni sui giornali, che cavolo, anche loro poi si devono divertire.
2. The pains of being pure at heart, Belong
È primavera, è il momento di cambiare guardaroba: ci vuole una band fresca in cui avvolgersi comodamente per la stagione dei concerti. Bello questo Belong: sono capaci di evocare un’appartenenza generica nei contorni, e incisiva nei modi: quella chitarrina distorta che parla di credibilità indie, il ritmo giusto di ballata già pronta per uno stadio e quel sussurrino sfrangiato di Kip Berman, è roba che cattura, con vaghezza universale. Oh: producono Flood e Alan Moulder, quindi già siamo in zona U2/Pumpkins da cuccioli.
3. Danger Mouse & Daniele Luppi (feat. Norah Jones), Black
Esce il 17 maggio Rome, il progetto morriconiano firmato dall’uomo dei Gnarls Barkley e Daniele Luppi. È davvero un album da meditazione per chi ama l’eredità del pop d’epoca, tutto registrazioni analogiche, orchestre vintage, finezze chitarristiche e temi immaginifici. Per un’oasi di esercizi in stile cineforum in cui immergersi, con le Monster Beats in testa e nella mente tutta una vita di vaccari e gangster in cinemascope all’italiana. Musica per uomini magnifici che limonano al tramonto.
Internazionale, numero 896, 6 maggio 2011
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