The shrouds. Segreti sepolti è il nuovo film di David Cronenberg, presentato in concorso al festival di Cannes dell’anno scorso. Il protagonista è Karsh, interpretato da Vincent Cassel, un uomo d’affari di successo, che dopo la morte della moglie Becca (Diane Kruger) ha inventato un sudario, una sindone ipertecnologica che consente di vedere la decomposizione di un corpo in una tomba.

Intorno a questi sudari ha costruito un cimitero high tech, dove è sepolta Becca insieme ad altri privilegiati, e un’intera tecnologia grazie alla quale il corpo della defunta si può vedere, minuto per minuto, direttamente attraverso un’app. La tomba ipertecnologica è diventata un business di successo e Karsh ha già previsto di costruire altri cimiteri in giro per il mondo.

Karsh nota degli strani innesti sullo scheletro della moglie, non fa in tempo a interrogarsi su cosa possano essere che, durante la notte, il cimitero viene vandalizzato, le lapidi di alcune tombe distrutte, la rete che consente di accedere alle immagini bloccata da anonimi hacker. Karsh comincia a indagare per cercare di capire chi e perché ha messo sotto attacco il suo cimitero, la sua impresa e in definitiva anche la tomba di sua moglie.

Visto che è un film di David Cronenberg qualcuno potrebbe pensare a un horror, anche se è il caso di ribadire che Cronenberg ha abbandonato l’horror da anni. The shrouds può far pensare più a un thriller (senza inseguimenti e pedinamenti) o a un film di spionaggio, di quelli che ci fanno riflettere più che portarci in giro per il mondo da una location esotica all’altra.

Accarezza molti temi, molti dei quali cari al regista canadese: la paranoia, il controllo, il rapporto con il corpo, la carne, la malattia, la mutazione, il lutto, il desiderio e il sesso, le relazioni con la tecnologia e la pervasività della tecnologia in ogni aspetto della vita. La ricerca di Karsh va in mille direzioni e forse è destinata a non avere un unico esito, tranne quello di farci interrogare se questo è il mondo in cui vorremmo vivere e morire.

Il film ha anche una radice personale, come ha ribadito più volte lo stesso autore, ispirato dalla malattia e dalla morte della moglie. Perfetto Cassel come elegante alter ego del regista, magnifica Diane Kruger nei panni di Becca e anche della sorella gemella Terry e di Honey, l’assistente personale virtuale di Karsh animata dall’intelligenza artificiale.

Eccellente anche Guy Pearce nel ruolo dell’ex cognato di Karsh, vittima delle stesse paranoie che contribuisce a generare.

Questo testo è tratto dalla newsletter Schermi.

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