07 luglio 2017 12:26

Vista dall’alto, Mosul sembra Varsavia dopo la seconda guerra mondiale. Il giornalista Mohammed al Rubaii ha girato alcune immagini della devastazione che ha colpito la città fondata quasi quattromila anni fa.

Un video dell’Ap girato con un drone

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Facendo il video, Mohammed ha raccolto alcuni dati intervistando gli esperti delle ong attive a Mosul. Sono andati distrutti 63 luoghi di culto, tra cui chiese e moschee di grande valore storico; 212 fabbriche e laboratori (impianti tessili, chimici, farmaceutici, cementifici e acciaierie), quattro centrali elettriche e sei riserve idriche, 29 alberghi, vari centri delle telecomunicazioni, nove ospedali su dieci, e 76 centri di cura su 98. Tutti e sei i ponti sono crollati. Sono stati gravemente danneggiati circa undicimila palazzi, l’università, 308 scuole e 12 centri educativi. L’offensiva militare ha devastato sei dei 44 quartieri della parte ovest.

Queste cifre non sono definitive e, in realtà, potrebbero essere più alte. Un funzionario delle Nazioni Unite ha stimato che la ricostruzione delle infrastrutture di base costerà più di un miliardo di dollari.

Questa settimana gli ufficiali iracheni hanno parlato di una “vittoria finale” a Mosul dopo otto mesi di combattimenti. Ormai i miliziani del gruppo Stato islamico (Is) sono confinati in un’area di 300 metri per 500 vicino al fiume Tigri. A Mosul sono arrivati 120 giovani funzionari da Baghdad e dall’Iraq meridionale per incontrare i loro colleghi nei quartieri sicuri della città. Tutti si sono detti pronti a partecipare alla ricostruzione della loro amata città, nota come “la madre delle due primavere”.

(Traduzione di Francesca Sibani)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it