Compiti per tutti. Quali sono le dieci cose che metteresti in una capsula del tempo in modo che i tuoi discendenti le ritrovino tra 500 anni?
Ho chiesto ai miei lettori di riflettere sulla morte, non come fine della vita fisica ma come metafora di un momento di liberazione da tutto quello che è logoro e superato. Li ho invitati a descrivermi la morte migliore che avessero mai sperimentato. E ho ricevuto una risposta che si potrebbe applicare a te in questo momento. Me l’ha mandata un lettore di nome Judd. “La mia morte migliore è stata prendere la varicella a 13 anni quando vivevo nelle Filippine. Mia madre mi aveva relegato in una stanza dove c’era la tv. Ero inquieto e iperattivo, mi sentivo solo e non sopportavo quei terribili programmi. Ma dopo sei ore è successo qualcosa. Ho chiuso gli occhi e la mia fantasia si è spalancata come una voragine. Immagini, idee, luoghi, sogni, persone familiari e sconosciute: mi è passata per la mente tutta una serie di cose strabilianti e colorate. In quel momento ho capito che non esisteva nulla al mondo che potesse mettermi in contatto con la fonte della vita più dei miei stessi pensieri. Ero libero!”.
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