Mamun Hossain, Afp

Nel 2021 i finanziamenti ai paesi poveri per l’adattamento alla crisi climatica si sono ridotti del 15 per cento rispetto all’anno precedente, secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato il 2 novembre. Gli autori del rapporto affermano che alcuni di questi paesi avranno bisogno di finanziamenti fino a diciotto volte il livello attuale.

“Nonostante l’accelerazione del cambiamento climatico e delle sue conseguenze in tutto il mondo, il deficit dei finanziamenti per l’adattamento sta aumentando e ha ormai raggiunto una cifra compresa tra 194 e 366 miliardi di euro all’anno”, si legge nel rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep).

Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, questo deficit indica che la lotta contro la crisi climatica “sta vacillando”.

Il deficit è aumentato nonostante le promesse fatte alla Cop26 di Glasgow di raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento tra il 2019 e il 2025, arrivando a quaranta miliardi di euro all’anno”, si legge nel rapporto.

Le misure di adattamento, che servono a ridurre la vulnerabilità dei paesi e delle popolazioni agli effetti del cambiamento climatico, sono previste dall’accordo di Parigi del 2015, il cui obiettivo è contenere il riscaldamento globale a meno di due gradi, e preferibilmente a meno di 1,5 gradi, rispetto all’era preindustriale.

“Perdite inimmaginabili di vite umane”

Molti paesi poveri, responsabili in minima parte delle emissioni globali di gas serra, sono tra i più esposti agli effetti distruttivi del riscaldamento globale: fenomeni meteorologici estremi, aumento del livello del mare, incendi, siccità e così via.

“I ritardi nelle misure di adattamento hanno conseguenze devastanti sulle popolazioni più vulnerabili”, scrivono gli autori del rapporto. “Negli ultimi due anni i cinquantacinque paesi più vulnerabili hanno subìto danni per un totale di più di cinquecento miliardi di dollari”.

“Il mondo deve ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e intensificare gli sforzi di adattamento per proteggere le popolazioni vulnerabili”, afferma la direttrice esecutiva dell’Unep Inger Andersen nella prefazione del rapporto. “Al momento nessuna delle due cose sta accadendo”.

“I paesi poveri sono in attesa dei fondi che servono a proteggere le loro popolazioni dalle imminenti catastrofi climatiche”, ha dichiarato all’Afp Harjeet Singh, responsabile della strategia politica globale dell’ong Climate action network international.

“Senza un rapido adattamento, ci saranno perdite inimmaginabili di vite umane e di mezzi di sostentamento a causa della moltiplicazione di alluvioni, incendi e altri fenomeni estremi”, ha aggiunto.

Un ottimo investimento

Secondo l’Unep, i finanziamenti pubblici ai paesi poveri per l’adattamento si sono fermati a 21,3 miliardi di dollari nel 2021, contro i 25,2 miliardi del 2020.

Considerando il ritardo accumulato, nel prossimo decennio i finanziamenti dovranno essere compresi tra i 215 e i 387 miliardi di dollari all’anno, si legge nel rapporto.

Oltre il 2030 i costi dell’adattamento aumenteranno “in modo significativo”.

Il rapporto elenca alcune potenziali fonti di finanziamento, tra cui il settore privato, la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale (Fmi).

Secondo Guterres anche i giganti dell’industria dei combustibili fossili dovrebbero fare la loro parte: “Hanno contribuito a creare questo disastro e ora devono aiutare le comunità che ne soffrono”.

Il rapporto sottolinea che le misure di adattamento sono un ottimo investimento: per ogni miliardo di dollari investito contro le inondazioni costiere si evitano quattordici miliardi di dollari di danni.