Il consiglio presidenziale di transizione haitiano ha destituito il primo ministro Garry Conille, in carica da appena cinque mesi, secondo la gazzetta ufficiale pubblicata l’11 novembre.

Conille era stato nominato all’inizio di giugno con il compito di stabilizzare il paese, precipitato nel caos a causa delle violenze delle bande criminali. Sarà sostituito dall’uomo d’affari Alix Didier Fils-Aimé.

La destituzione arriva dopo settimane di tensioni tra Conille e il consiglio.

Secondo il quotidiano statunitense Miami Herald, il consiglio voleva rimuovere i ministri della giustizia, delle finanze, della difesa e della salute, contro il parere del premier.

Conille, un medico di 58 anni che aveva già guidato il governo tra il 2011 e il 2012, ha reagito alla destituzione affermando in una mail inviata alla gazzetta ufficiale, a cui l’Afp ha avuto accesso, che “la risoluzione del consiglio presidenziale di transizione è chiaramente illegittima”.

Haiti soffre da decenni di una cronica instabilità politica, ma da qualche tempo deve fare i conti anche con un aumento delle violenze delle bande criminali, che controllano l’80 per cento della capitale Port-au-Prince.

Ad aprile, dopo le dimissioni del contestato primo ministro Ariel Henry, è stato istituito un consiglio presidenziale di transizione di nove membri con il compito di ripristinare la sicurezza e organizzare le elezioni.

A settembre, durante una visita ad Haiti, il segretario di stato statunitense Antony Blinken ha invitato le autorità a indire in tempi rapidi le elezioni, che non si svolgono dal 2016. Il paese caraibico è senza presidente dall’omicidio di Jovenel Moïse nel 2021.

Le bande criminali sono accusate di omicidi, stupri, saccheggi e rapimenti a scopo di riscatto. La situazione si è aggravata all’inizio dell’anno quando hanno unito le forze contro il governo guidato da Henry.

Da allora la situazione ha continuato ad aggravarsi, nonostante la creazione di una missione multinazionale di supporto alla polizia haitiana.

Sostenuta dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti, la missione è guidata dal Kenya. Quest’estate sono arrivati nel paese i primi quattrocento effettivi.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato alla fine di ottobre, tra luglio e settembre ad Haiti sono state uccise 1.233 persone. Il 45 per cento è stato ucciso dalle forze di sicurezza e il 47 per cento dalle bande criminali.

Il rapporto sottolinea anche l’aumento degli atti di violenza, spesso “estremamente brutali”, compiuti dai gruppi di autodifesa, conosciuti con il nome “Bwa Kalé”, che si sono moltiplicati negli ultimi mesi.

Il 5 settembre, per esempio, “un ragazzo di 15 anni, accusato di aver rubato un maiale, è stato mutilato con un machete e sepolto vivo”.