Il presidente colombiano Gustavo Petro ha annunciato il 17 gennaio la sospensione dei negoziati di pace con i ribelli dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln), dopo una giornata di violenze segnata dalla morte di circa trenta persone al confine con il Venezuela.
“L’Eln si è reso colpevole di crimini di guerra nella regione del Catatumbo, dimostrando di non aver alcun interesse per la pace”, ha affermato sul social network X.
Petro aveva avviato dei negoziati di pace con l’Eln alla fine del 2022, dopo essersi insediato come primo presidente di sinistra nella storia della Colombia.
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Il 16 gennaio violenti combattimenti tra l’Eln e i dissidenti del gruppo ribelle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) sono scoppiati in un’area conosciuta come Catatumbo, al confine con il Venezuela, dove ci sono più di 52mila ettari di coltivazioni di coca, ha affermato William Villamizar, governatore del dipartimento di Norte de Santander.
“Almeno trenta persone sono morte e più di venti sono rimaste ferite”, ha aggiunto, sottolineando che decine di persone sono state costrette a lasciare le loro case.
Secondo il governatore, gli scontri sono legati a una disputa tra l’Eln e i dissidenti delle Farc per il controllo della produzione di cocaina.
Uccisi cinque ex combattenti
L’accordo di pace del 2016 con le Farc, all’epoca il gruppo ribelle più potente dell’America Latina, aveva ridotto per alcuni anni le violenze nel paese.
Ma più di recente sono tornate ad aumentare a causa delle attività dei dissidenti delle Farc, dell’Eln e del Clan del golfo, un cartello della droga.
Il 16 gennaio l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Colombia ha denunciato l’uccisione nel Catatumbo di cinque ex combattenti delle Farc, che avevano deposto le armi dopo l’accordo di pace del 2016.