Il 4 aprile la Cina ha risposto con fermezza all’offensiva commerciale lanciata dal presidente statunitense Donald Trump, imponendo a sua volta dazi doganali del 34 per cento su tutti i prodotti importati dagli Stati Uniti e presentando un ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto).
In attesa dell’apertura degli scambi a Wall street, tutte le borse europee, già in forte calo il 3 aprile, hanno registrato perdite consistenti a metà giornata dopo l’annuncio dei dazi cinesi, che entreranno in vigore il 10 aprile.
Alle 13 di oggi la borsa di Francoforte era in calo del 5,08 per cento, quella di Parigi del 4,26 per cento, quella di Londra del 3,90 per cento e quella di Milano addirittura del 7,57 per cento.
Iscriviti a Economica |
La newsletter su economia e lavoro. A cura di Alessandro Lubello. Ogni venerdì.
|
Iscriviti |
Iscriviti a Economica
|
La newsletter su economia e lavoro. A cura di Alessandro Lubello. Ogni venerdì.
|
Iscriviti |
“Imporremo dazi aggiuntivi del 34 per cento su tutti i prodotti importati dagli Stati Uniti”, ha affermato il ministero delle finanze cinese.
Il ministero del commercio cinese ha invece annunciato dei controlli sulle esportazioni di sette elementi di terre rare, tra cui il gadolinio, usato in particolare nella risonanza magnetica per immagini, e l’ittrio, usato nell’elettronica.
“La Cina ha presentato un ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio”, ha dichiarato inoltre il ministero del commercio in un comunicato.
L’offensiva commerciale lanciata da Trump il 2 aprile ha avuto ripercussioni sui mercati asiatici anche il 4 aprile. Prima che arrivasse l’annuncio cinese, la borsa di Tokyo ha chiuso in forte perdita: l’indice Nikkei del 2,75 per cento e l’indice Topix del 3,37 per cento.
Mentre i principali partner commerciali degli Stati Uniti stanno valutando come rispondere ai dazi statunitensi, Trump ha difeso con forza la sua offensiva commerciale.
“L’economia statunitense è malata, ma grazie ai dazi tornerà in ottima salute”, ha dichiarato alla stampa a bordo dell’aereo presidenziale Air force one.
Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo monetario internazionale (Fmi), si è mostrata decisamente meno ottimista: “I dazi di Trump costituiscono un rischio importante per l’economia globale, soprattutto in un periodo di crescita debole”.
La svolta protezionistica della Casa Bianca, senza precedenti dagli anni trenta del novecento, prevede dazi aggiuntivi del 10 per cento su tutti i prodotti importati negli Stati Uniti, con aumenti più pesanti per i paesi considerati ostili dal punto di vista commerciale.
Per la Cina il conto è astronomico, con dazi del 34 per cento che si aggiungono a quelli del 20 per cento già introdotti dall’amministrazione Trump. I dazi sono stati fissati al 20 per cento per l’Unione europea, al 24 per cento per il Giappone, al 26 per cento per l’India e al 46 per cento per il Vietnam.
“È una dichiarazione di guerra all’economia mondiale”, aveva commentato l’economista Maurice Obstfeld del Peterson institute for international economics (Piie).