26 maggio 2017 13:41

Salman Abedi, il presunto autore dell’attentato del 22 maggio a Manchester, era un lupo solitario? A quanto pare no. Mentre le indagini proseguono, Internazionale ha deciso che, comunque sia, i terroristi che pianificano e commettono attentati in modo autonomo, senza legami diretti con gruppi terroristici, si chiamano “lupi solitari”, traduzione dell’inglese lone wolves.

Come spiega Jason Burke nell’articolo di copertina di questa settimana, nel mondo anglosassone quest’espressione era già popolare negli anni dieci del novecento, e alla fine degli anni novanta era ormai comunemente associata al concetto moderno di terrorista solitario. Ma in Italia no: qui chi opera fuori da gruppi definiti, che sia un politico, un artista, un intellettuale o un terrorista, si è sempre chiamato “cane sciolto”. Ed è così che finora avevamo sempre tradotto l’inglese lone wolf.

Nell’articolo di Burke però non si poteva fare: è proprio dall’origine della locuzione lone wolf che comincia la sua riflessione sugli attentatori solitari dei nostri giorni, e non aveva senso sostituirla con l’equivalente italiano.

Resta il fatto che fino a poco tempo fa nessuno in Italia avrebbe definito “lupo solitario” un attentatore isolato. Oggi tuttavia, con sporadiche eccezioni, i mezzi d’informazione italiani hanno adottato la traduzione letterale della locuzione inglese. Dopo averla scritta in copertina, forse lo faremo anche noi. Chiameremo “lupi solitari” gli attentatori che non seguono le disposizioni di nessuno. Anche se, come scrive Jason Burke, quest’etichetta non aiuta a capire la minaccia terroristica.

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