25 ottobre 2016 16:49

Lo specchio concavo è una mostra collettiva che unisce i lavori di quaranta artiste che hanno usato la fotografia e il video come strumenti di documentazione e testimonianza, ma anche di sperimentazione. Sono donne che hanno trasferito la loro dimensione privata su un piano sociale e politico e che, dagli anni sessanta a oggi, hanno combattuto con la loro arte sistemi e ideologie che le hanno discriminate.

Fatma Bucak è un’artista curda di Turchia che con il lavoro Promised land (a study of eight landscapes) esplora i paesaggi di confine: “Sono gli spazi tra stati, spesso considerati politicamente come non stati, in una condizione che ha profonde implicazioni sociali e politiche per le vite delle persone che li percorrono, li attraversano, li abitano”, spiegano i curatori Sara Benaglia e Mauro Zanchi.

L’artista palestinese Emily Jacir si richiama nello stile ai maestri della fotografia francese Eugène Atget e Henri Cartier-Bresson, ma nei contenuti è aggrappata al suo paese d’origine. Le sue immagini delle vetrine distrutte indicano i luoghi in cui sono state scattate, ma raccontano anche le implicazioni sociali e politiche del conflitto israelo-palestinese.

L’italiana Elisabetta Benassi ha passato tre anni a raccogliere più di cinquecento immagini, tratte dagli archivi di quotidiani italiani e stranieri, per cercare di riscrivere una storia del novecento. Benassi ha chiesto a un disegnatore di riprodurre fedelmente, con la tecnica dell’acquerello, le didascalie delle immagini poste sul retro delle foto, con l’obiettivo di interrogare lo spettatore sul proprio ricordo degli eventi più significativi del nostro passato più recente.

Tra le altre artiste ci sono Marina Abramović, Sophie Calle, Nan Goldin, Anna Maria Maiolino, Cindy Sherman, Kiki Smith, Kimsooja e Francesca Woodman.

La mostra, ospitata nel Palazzo della misericordia a Città Alta di Bergamo e nello spazio Alt di Alzano Lombardo, sarà aperta fino al 27 novembre 2016.

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