Foto di Houssem Zouari, Afp/Getty

“Dall’inizio di luglio la città tunisina di Sfax è teatro di violenze inaudite contro i migranti subsahariani”, scrive il sito Inkyfada. “Queste persone sono state insultate, aggredite e trasferite con la forza dalle autorità verso le frontiere, senz’acqua né da mangiare”. All’origine delle violenze, un caso di cronaca: la notte del 3 luglio Nizar Amri, tunisino di 42 anni, è morto accoltellato. L’omicidio è stato attribuito a subsahariani. Si sono subito scatenate violenze, di fronte alle quali lo stato e l’amministrazione locale sono rimasti in silenzio. Il presidente Kais Saied è intervenuto l’8 luglio affermando che nel suo paese i migranti ricevono un “trattamento umano”. Ma testimonianze e video hanno mostrato centinaia di persone, comprese donne incinte e bambini, abbandonate al confine con l’Algeria e in una zona militarizzata a Ras Jedir, vicino alla Libia. Sono stati denunciati anche stupri, violenze sessuali e gravi pestaggi ai danni di migranti. Nella foto, migranti subsahariani a Sfax, 7 luglio 2023.

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Questo articolo è uscito sul numero 1520 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati