In Brasile le partite di calcio sono una questione delicata, soprattutto se si giocano in carcere. Nell’agosto 1993 una partita in una prigione di São Paulo si concluse tragicamente: otto detenuti attaccarono gli avversari, uccidendone due. Quei detenuti calciatori proclamarono la nascita di una nuova banda: il Primeiro comando da capital (Pcc). Trent’anni dopo il Pcc è la più grande organizzazione criminale dell’America Latina. Alcune stime suggeriscono che gli affiliati sono circa 40mila, più 60mila “collaboratori”. In un rapporto riservato dei servizi di sicurezza portoghesi, reso pubblico il 6 novembre, si legge che l’organizzazione ha mille affiliati anche a Lisbona. Il Pcc è una realtà mondiale.

In Sudamerica dieci anni fa strinse un accordo con alcuni dei più potenti trafficanti di cocaina del mondo. Con base nella città boliviana di Santa Cruz, questa “super banda” si dedica al commercio di droga e al riciclaggio di denaro. I mezzi d’informazione locali l’hanno paragonata al Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale, chiamandola Narcosur. Il Pcc ha rapporti anche con il Tren de Aragua, il gruppo venezuelano specializzato nella tratta di esseri umani.

Negli ultimi anni si è concentrato sull’Europa. Nel 2021 nell’Unione europea le autorità hanno sequestrato 303 tonnellate di cocaina, una quantità record. Più lontana è la destinazione della droga, più grandi sono i margini di guadagno. Prima il Pcc comprava la cocaina in Bolivia per 1.500 dollari al chilo, la caricava sulle navi in un porto brasiliano e la vendeva a ottomila dollari al chilo. Con una base in Europa, può venderla a più di trentamila dollari al chilo.

Gli esponenti del Pcc sono presenti in vari paesi europei, tra cui il Regno Unito. L’organizzazione gestisce più del 50 per cento delle esportazioni brasiliane di droga nel continente, spiega Lincoln Gakiya, procuratore di São Paulo. Lavora soprattutto con la ’ndrangheta calabrese, con cui collabora da anni.

Il Pcc sta mettendo radici anche in Africa occidentale, centro nevralgico dello smercio di cocaina. Secondo un recente rapporto della Global initiative against transnational organised crime, un think-tank svizzero, è un attore di primo piano nella regione. È probabile che il Pcc si occupi anche del percorso inverso fatto dalla cannabis marocchina verso il Brasile. Per Christian Azevedo, funzionario della polizia federale brasiliana, in Nigeria gli uomini del Pcc “controllano interi quartieri di Lagos e Abuja, come fanno a São Paulo”. Il collegamento con la Nigeria ha aiutato l’organizzazione a penetrare anche nell’Africa meridionale.

Uno stato parallelo

L’attività criminale non si riduce alle alleanze e all’espansione del raggio d’azione. Il controllo territoriale e sociale è altrettanto importante, e il Pcc lo sa bene. “Nessun gruppo ha mai esercitato un dominio così capillare, fatta eccezione forse per l’organizzazione guerrigliera delle Farc colombiane quando era all’apice del suo potere”, spiega Steven Dudley del sito d’inchieste InSight Crime.

Nelle favelas il gruppo gestisce uno stato parallelo, governando la vita di decine di milioni di persone. Negli anni duemila impose perfino una riduzione della violenza urbana, trasformando São Paulo in una delle città più sicure del Brasile. Ma quando i suoi interessi sono minacciati, gli affiliati ricorrono a una violenza estrema, spiega Gakiya. Nel 2019 il procuratore ha ordinato il trasferimento di 22 leader della banda in celle di massima sicurezza e il suo nome è finito sulla lista nera del Pcc. Oggi Gakiya vive sotto protezione.

L’ultimo passo della trasformazione di un’organizzazione criminale in una mafia globale è assicurarsi un’influenza politica e una presenza nell’economia legale. Secondo Gakiya, il Pcc sta completando questa transizione. L’ufficio del procuratore generale dello stato di São Paulo ha indagato su diversi sindaci e consiglieri comunali svelando un coinvolgimento del gruppo criminale in ogni genere di attività, dallo smaltimento dei rifiuti ai trasporti pubblici fino ai progetti edilizi e alla gestione degli alberghi. ◆as

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Questo articolo è uscito sul numero 1541 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati