Yahya Jammeh, 2016 (Jerome Delay, Ap/Lapresse)

L’8 gennaio è cominciato a Bellinzona, in Svizzera, il processo contro Ousman Sonko, ministro dell’interno del Gambia ai tempi della dittatura di Yahya Jammeh (1994-2016). Sonko deve rispondere di crimini contro l’umanità e del suo coinvolgimento in omicidi, violenze sessuali e torture commesse tra il 2000 e il 2016. È il secondo processo in Svizzera, dopo quello all’ex comandante ribelle liberiano Alie Kosiah, che si basa sulla giurisdizione universale, il principio secondo cui, di fronte a crimini gravissimi, uno stato può decidere di perseguirli anche se non sono stati commessi sul suo territorio o da suoi cittadini. Il sito gambiano The Point ricorda che Sonko è stato arrestato in un centro per richiedenti asilo in Svizzera nel 2017 su segnalazione dell’ong Trial international. “Il processo di Sonko è un altro passo avanti nella ricerca di giustizia per le vittime dei crimini brutali commessi sotto il regime di Jammeh e per i loro familiari”, ha commentato Sirra Ndow, il coordinatore della campagna Jammeh2Justice, il cui obiettivo è accelerare anche nel paese africano i processi contro gli esponenti dell’ex regime. Dalla fine della dittatura solo due persone sono comparse in tribunale per quei crimini e il governo di Banjul non ha ancora deciso come procedere, dopo la fine dei lavori della commissione per la verità, la riconciliazione e le riparazioni (Trrc).

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Questo articolo è uscito sul numero 1545 di Internazionale, a pagina 23. Compra questo numero | Abbonati