All’uscita dell’aeroporto internazionale di Larnaca, a Cipro, un gigantesco cartellone pubblicitario accoglie i visitatori. Sulla pubblicità non figurano né il muflone né la colomba, i due simboli nazionali di questo piccolo paese europeo, ma il personaggio principale di Hero wars, un videogioco noto per le sue pubblicità ingannevoli sui forum online. Benvenuti nel paradiso europeo delle aziende specializzate nelle nuove tecnologie.

Tasse bassissime, vicinanza con Israele e con le sue aziende high-tech, alta qualità della vita, storica presenza di un’importante minoranza di ricchi imprenditori russi (come confermano i documenti del progetto Cyprus confidential), Cipro è da almeno dieci anni un punto di riferimento per le startup e le aziende tecnologiche, che formano una parte importante di un’economia per lo più specializzata nella finanza, nella logistica e nel turismo.

Per le aziende russe e israeliane del settore delle nuove tecnologie, Limassol, la capitale economica nella parte meridionale dell’isola, è diventata nel corso degli anni l’equivalente di Dublino per le Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft): una porta di ingresso per l’Europa. Ma al contrario dell’Irlanda, Cipro accoglie soprattutto piccole e medie imprese, per lo più specializzate nella “zona grigia” dell’economia digitale: siti pornografici, aggressive agenzie pubblicitarie, rischiosi servizi di pagamento, venditori di tecnologie di sorveglianza, content farms (aziende che producono contenuti per il web).

Tuttavia da quasi due anni la vita dell’“isola delle startup” è stata radicalmente modificata da un evento esterno, la guerra in Ucraina. Nell’aprile 2022 il gigante bielorusso del videogioco di strategia Wargaming, presente sull’isola dal 2009, ha deciso di chiudere tutte le sue attività in Russia e in Bielorussia e si è trasferito nella sua imponente sede di Nicosia. Dall’inizio della guerra a Limassol si sono spostati, secondo le stime delle autorità locali, anche più di diecimila ucraini. La città costiera ha inoltre accolto un gran numero di sviluppatori e di ingegneri russi, in fuga dalla mobilitazione militare e dalle condizioni sempre più dure del regime.

“L’arrivo delle nuove tecnologie a Cipro è avvenuto in ondate successive”, racconta Aleksej Gubarev, imprenditore che ha lasciato la Russia 21 anni fa per trasferirsi nell’isola ed è uno dei fondatori della Techisland, l’associazione delle aziende del settore. “Diverse aziende sono arrivate alla fine degli anni duemila, con la crisi finanziaria, poi ci sono stati diversi arrivi tra il 2012 e il 2018, in particolare nel settore dei videogiochi. In vent’anni si è creata una comunità, e questo facilita i trasferimenti. Poi, ovviamente, c’è stato lo scoppio della guerra nel 2022 e la mobilitazione generale ordinata a settembre di quell’anno dalla Russia. Molti ingegneri si sono resi conto di poter essere richiamati dall’esercito”. Gubarev spiega di aver spostato a Cipro i suoi dipendenti, che fino a quel momento lavoravano in Russia, e di aver anche rinunciato al passaporto russo.

Un paradiso digitale

Per la gran parte i “migranti russi delle nuove tecnologie” non sono dei grandi ammiratori di Vladimir Putin. A metà settembre del 2023, in occasione della serata inaugurale della Webmaster affiliate conference, una fiera di marketing digitale organizzata a Limassol, quasi tutti, dal personale di sicurezza agli invitati, parlavano russo. Tuttavia il momento più significativo della serata è stato la vendita all’asta di magliette e altri oggetti con l’immagine di Volodymyr Zelenskyj, i cui ricavi sono stati devoluti all’Ucraina.

Un supermercato russo a Limassol, Cipro, 21 aprile 2023 (Kostas Pikoulas, Nurphoto/Getty)

Tuttavia rimangono delle tensioni nelle aziende che hanno dipendenti russi e ucraini. “Sono stata molto turbata quando la mia collega ucraina ha cominciato a pubblicare dei messaggi in cui diceva ‘la Russia è l’aggressore”, osserva la dirigente di un’importante azienda di marketing digitale. “Tutti vogliamo che questa guerra finisca”.

L’esodo di investitori e di lavoratori molto qualificati ha avuto conseguenze evidenti e immediate per l’economia cipriota. Nel 2022 si sono insediate nell’isola 1.200 aziende straniere, quasi tutte del settore digitale, grazie al programma specifico del ministero del commercio, incrementando il prodotto interno lordo del paese di tre miliardi di euro, secondo le cifre del governo. Il settore delle tecnologie è l’elemento trainante di una crescita del 5,6 per cento nel 2022, un risultato doppio rispetto a quello previsto all’inizio dell’anno. E tutto questo mentre i turisti, principale fonte di entrate dell’isola, sono diminuiti.

Una nuova intolleranza

Eppure per i ciprioti – come per i dublinesi – i capitali e le aziende non hanno portato solo vantaggi. I nuovi posti di lavoro (ingegneri, specialisti del marketing o della finanza) sono per lo più occupati da stranieri, anche se la Techisland assicura che ogni tre posti nel settore delle nuove tecnologie ne nascono due nell’indotto. Ma il problema principale è l’esplosione del costo della vita. Dal 2016 a Limassol gli affitti sono quasi quadruplicati e i prezzi degli appartamenti sono ormai paragonabili a quelli di Parigi. Le case a quattro-cinquemila euro al mese sono inaccessibili per molti lavoratori, visto che il salario minimo è fissato a 940 euro.

A tutto questo bisogna aggiungere il fatto che per trovare un alloggio bisogna armarsi di molta pazienza. Il mercato è talmente saturo che tutte le agenzie immobiliari hanno una lunga lista d’attesa. In città un po’ ovunque le pubblicità incitano a comprare appartamenti in costruzione in lussuosi residence sul lungomare o nel centro città. Anche i servizi pubblici, in particolare le scuole, sono sovraffollati. “A Limassol si può ritenere che manchino circa diecimila appartamenti”, osserva Gubarev. Ai numerosi arrivi bisogna aggiungere che “i programmi di costruzione sono storicamente poco orientati verso gli affitti. Questo ha provocato numerosi ritardi. Siamo in contatto con i servizi del comune per trovare delle soluzioni”.

“Si tratta di problemi che dovranno essere risolti dal mercato”, dice Nicos Nicolaides [Movimento per la democrazia sociale, centrosinistra nazionalista], il sindaco di Limassol. “Per un comune non è facile intervenire, ma lo stato ha adottato delle misure per favorire la costruzione di nuovi alloggi. Facciamo quello che possiamo per accelerare le licenze edilizie per nuove scuole o per uffici”, spiega il sindaco. “A Cipro gli alloggi popolari non sono gestiti dal comune ma abbiamo messo a disposizione 31mila metri quadrati di terreno per costruire 600 nuovi appartamenti a canone moderato. Questo non risolverà di certo i problemi, ma almeno aiuterà 600 famiglie”.

Da sapere
L’anello debole

◆ Centro finanziario opaco, rifugio di denaro russo, zona grigia della finanza digitale: l’inchiesta Cyprus confidential racconta come Cipro è diventata l’anello debole dell’Unione europea nella lotta ai flussi finanziari illeciti. L’indagine si basa su 3,6 milioni di documenti riservati, trapelati da sei imprese di servizi finanziari cipriote e ottenuti dal Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi, dai giornalisti d’inchiesta tedeschi di Paper Trail Media e da altri 67 partner del mondo dell’informazione. Le Monde


Questi cambiamenti economici alimentano un forte risentimento, non tanto nei confronti dei nuovi arrivati russi e ucraini ma verso i migranti più poveri e dalla pelle più scura.

Sui muri di cemento del centro città capita a volte di vedere delle scritte con la vernice rossa contro i migranti siriani, e all’inizio di settembre violenti disordini hanno interessato i negozi gestiti da siriani, egiziani e vietnamiti. Un trauma, per una città ricca e considerata particolarmente calma e sicura. È “un segnale d’allarme, anche se per fortuna rimane un caso isolato”, osserva Nicolaides. “Le condizioni sociali hanno probabilmente influito sulle violenze, e a Cipro ci sono immigrati irregolari, ma come nel resto d’Europa. Comunque siamo orgogliosi di essere una città internazionale e multiculturale”.

Di fronte all’afflusso di capitali, dieci anni dopo la crisi finanziaria e il fallimento della seconda banca del paese, la Laiki, sono pochi a chiedere una maggiore redistribuzione delle ricchezze o una correzione delle forti disuguaglianze fiscali. Di fatto un numero enorme di esenzioni permette ai profitti delle aziende di sfuggire a qualunque tassa. Inoltre, grazie a qualche semplice misura di “ottimizzazione”, le imprese di innovazione finanziaria, del mondo digitale o le holding di investimenti possono arrivare a ottenere un’imposta sulle società del 2,5 per cento.

“A parte Cipro e Malta non troverete altrove in Europa dei sistemi che permettono di scendere sotto il 9 o il 10 per cento”, spiegava l’avvocato fiscalista cipriota Charles Savva in occasione della Webmaster affiliate conference, nel corso di un discorso pronunciato di fronte agli imprenditori che pensano di trasferirsi sull’isola. “E non c’è niente da temere, perché quando a Cipro cambiano le leggi, è sempre in favore degli investitori”.

In questo paese di poco più di un milione di abitanti, negli ultimi anni le aziende del settore digitale hanno assunto un peso politico non trascurabile. La Techisland, che ne riunisce la maggior parte, agisce al tempo stesso come struttura di aiuto e come lobby politica. L’associazione invita regolarmente dei ministri nelle sue conferenze e finanzia progetti di beneficenza, talvolta in linea con le direttive del governo. Per esempio a giugno ha contribuito con 40mila euro al progetto del ministero dell’interno per costruire dei centri di accoglienza per i profughi. Nel frattempo l’associazione si batte anche per rendere meno severa la legislazione sul rilascio di visti per i lavoratori del settore digitale e per la semplificazione delle procedure di naturalizzazione. Gubarev si compiace di aver potuto contribuire a ottenere una riduzione di determinate soglie d’imposta o l’abrogazione della norma che di fatto vietava di lavorare ai coniugi di immigrati e immigrate con un permesso di lavoro.

Anche se la lotta al carovita era presente nel programma del nuovo presidente Nikos Christodoulides (indipendente di centro), eletto a febbraio, la campagna elettorale e i suoi primi discorsi si sono concentrati soprattutto sul principale problema politico di Cipro, la divisione dell’isola con la parte nord sotto il controllo turco.

Per ora non è prevista alcuna riforma fiscale. All’inizio di settembre Christodoulides ha partecipato a un evento organizzato dalla Techisland per vantare i suoi meriti nei confronti degli investitori e per ribadire l’importante contributo degli imprenditori del settore digitale “all’evoluzione e al progresso dell’economia cipriota”. ◆ adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1542 di Internazionale, a pagina 54. Compra questo numero | Abbonati