La vicenda dei 32 migranti rapiti il 30 dicembre nello stato messicano di Tamaulipas ha portato alla luce le avversità che affrontano le migliaia di persone dirette negli Stati Uniti per chiedere asilo. Il 3 gennaio 2024 i migranti sono stati liberati e questa volta si è evitata una tragedia. Alcuni uomini armati avevano bloccato un autobus di passeggeri in viaggio da Monterrey, in Messico, a Brownsville in Texas, negli Stati Uniti. L’obiettivo dei criminali era chiedere un riscatto.

La ministra per la sicurezza e la protezione dei cittadini del Messico, Rosa Icela Rodríguez, ha poi confermato che le persone sequestrate erano ventisei venezuelani e sei honduregni. Dopo il loro rilascio, il governo messicano ha concesso a tutti un permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Da tempo, già molto prima di quest’ultimo episodio, varie ong avevano sollecitato le autorità messicane a migliorare il trattamento delle persone in transito. I migranti in viaggio verso gli Stati Uniti non affrontano solo la criminalità organizzata, ma anche la corruzione delle autorità, che spesso approfittano della loro situazione. Le testimonianze raccolte da Efecto Cocuyo negli ultimi anni rivelano che per i migranti il passaggio in Messico è più traumatico dell’attraversamento della pericolosa giungla del Darién, al confine tra Colombia e Panamá, da dove spesso comincia il viaggio verso nord.

Il Messico è storicamente un paese di transito per le persone che via terra sono dirette negli Stati Uniti per chiedere asilo o protezione, o semplicemente che devono attraversare la frontiera per poi arrivare in altri paesi. Negli ultimi anni gli incidenti, i rapimenti e le morti di migranti sono aumentate. A volte gli incidenti capitano a sud, al confine con il Guatemala, ma non mancano episodi simili anche a nord, a pochi chilometri dal confine statunitense. Solo tra l’agosto e l’ottobre del 2023 tre incidenti stradali hanno provocato 46 vittime tra i migranti.

Nel 2023 Amnesty international ha chiesto con forza ai paesi del continente americano di proteggere i migranti e di garantire la sicurezza delle persone in transito. Uno degli eventi più gravi dell’anno scorso è stata la morte di almeno 39 persone in un incendio scoppiato in un centro di detenzione per migranti gestito dall’Istituto nazionale per le migrazioni del Messico a Ciudad Juárez. L’incidente ha sollevato le proteste di decine di organizzazioni umanitarie: i migranti erano stati chiusi a chiave nella struttura. La loro morte si sarebbe potuta evitare.

Smilitarizzare la frontiera

Nel 2022 i giornalisti di Efecto Cocuyo hanno incontrato alcuni migranti che erano arrivati negli Stati Uniti dopo aver attraversato il Darién e l’America Centrale. Tra di loro c’era Alexander Chirinos, un venezuelano mandato a Washington dal Texas su iniziativa del governatore repubblicano Greg Abbott. “È brutto stare in Messico, i poliziotti sono cattivi. Mi hanno rubato tutto e ho dovuto dormire per strada più volte”, ha raccontato Chirinos.

Anche da altre testimonianze è emerso che la polizia messicana approfitta della debolezza dei migranti per estorcergli denaro, minacciando di arrestarli se non collaborano.

Nel 2023 molte ong hanno lanciato appelli per la difesa dei diritti dei migranti, criticando le misure prese dal Messico e dagli Stati Uniti in materia di espulsioni. A maggio la sospensione del cosiddetto titolo 42, una misura introdotta durante la pandemia di covid-19 per contrastare l’immigrazione, ha reso ancora più dura la politica di accoglienza di Washington. Secondo Carolina Jiménez Sandoval, presidente del Washington office on Latin America (Wola), “il Messico è un paese profondamente toccato dalla migrazione, ma le sue politiche sono da condannare, soprattutto per quanto riguarda la protezione dei migranti in transito”.

Sandoval ricorda due massacri avvenuti nello stato di Tamaulipas: nell’agosto 2010 sono morti 72 migranti a San Fernando e l’anno dopo nelle fosse clandestine sono stati trovati i resti di almeno 193 persone uccise dalla criminalità organizzata. “I recenti rapimenti nello stato di Tamaulipas ci hanno ricordato queste tragedie. Sono eventi terribili che si ripetono nel tempo e rimangono sempre impuniti”.

Una delle principali raccomandazioni di Wola alle autorità messicane è smilitarizzare la frontiera. Infatti il controllo della migrazione dovrebbe essere civile e basarsi sul rispetto dei diritti umani: “Critichiamo anche gli Stati Uniti che hanno spinto il Messico ad adottare molte politiche contrarie al diritto”, dice Sandoval. Una parte di responsabilità, secondo la presidente di Wola, ce l’hanno anche i ­paesi di origine: “Il governo venezuelano non ha detto nulla” a proposito del recente sequestro dei venezuelani nello stato di Tamaulipas. “Caracas deve assicurarsi che il Messico si assuma le sue responsabilità, soprattutto quando si tratta di proteggere i diritti dei migranti”.

“Per raggiungere il sogno americano sembra che si debba prima attraversare l’incubo messicano”, conclude la presidente di Wola, riferendosi ai pericoli e agli abusi che vivono le persone in transito verso il nord del continente.◆ fr

Da sapere
Con l’aiuto del vicino

◆ Dopo l’aumento del numero di migranti che entrano negli Stati Uniti dal Messico, l’amministrazione Biden è tornata a chiedere aiuto al governo messicano. Il presidente statunitense è sotto la pressione del Partito repubblicano, che usa la crisi al confine per guadagnare consensi in vista delle presidenziali e per ottenere concessioni nelle trattative al congresso, e anche degli amministratori democratici delle grandi città, come New York e Boston, che sono in difficoltà dopo aver accolto decine di migliaia di persone in pochi mesi. ll governo messicano ha accettato di fare di più per ridurre il numero di migranti che arrivano alla frontiera con gli Stati Uniti. Reuters


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Questo articolo è uscito sul numero 1545 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati