In media ognuno dei 27mila abitanti di Neckarsulm è un milionario. Secondo la classifica dei tedeschi più ricchi pubblicata dalla rivista economica Manager Magazin, in questa cittadina del Baden-Württemberg si concentra un patrimonio di 29 miliardi di euro. Ma la realtà è un’altra: i soldi a Neckarsulm si trovano soprattutto nei conti della famiglia di Dieter Schwarz, il fondatore della catena di supermercati Lidl.

Le cose vanno in modo simile in altre cittadine tedesche. Lo dimostra uno studio di Emma Ischinsky e Daria Tisch, ricercatrici dell’istituto Max-Planck per le scienze sociali. Melsungen, nell’Assia, ha un patrimonio di più di sette miliardi di euro; la bavarese Rottendorf, dove vivono poco più di cinquemila persone, custodisce 2,3 miliardi di euro, e Herzogenaurach ha quattordici miliardi. I patrimoni più grandi si concentrano in Renania e nel sud della Germania. L’est è relativamente più povero.

Ischinsky e Tisch sostengono che in queste aree la ricchezza è di vecchia data. In parte si tratta di patrimoni centenari presenti soprattutto dove risiedono da generazioni le famiglie degli imprenditori di successo. Per esempio i Bosch, che hanno la residenza e la sede dell’azienda familiare a Gerlingen, vicino a Stoccarda. O la famiglia Oetker, proprietaria del gruppo alimentare di Bielefeld. Queste due famiglie erano già ricche nel 1913, cioè più di un secolo fa.

Ischinsky e Tisch hanno confrontato la situazione attuale con un documento compilato nel 1913 dal ministero dell’interno prussiano, scoprendo che molti grandi patrimoni sono da più di un secolo nelle mani di poche famiglie. Nella lista delle più ricche della Germania ottantadue famiglie su 1.001, cioè l’8 per cento, avevano grandi patrimoni già nel 1913. Considerando solo le 500 più ricche, la percentuale sale al 10 per cento.

Da quest dati Ischinsky e Tisch traggono conclusioni precise: “Se le stesse persone sono rimaste ricche in un intervallo di tempo così lungo, significa che finora in Germania abbiamo trascurato le conseguenze delle disparità patrimoniali”, dice Tisch. La sua opinione è che se in Germania ci fosse una piena mobilità sociale, tutti avrebbero le stesse opportunità di arricchirsi prima o poi. Anche chi riesce con le proprie forze a guadagnare tanto, resta comunque indietro rispetto alle vecchie famiglie ricche. “I patrimoni più vecchi sono sempre maggiori di quelli recenti nella lista dei più ricchi”, aggiunge Tisch.

Mobilità sociale

Secondo Maximilian Stockhausen, esperto dell’Istituto tedesco per la ricerca economica (Diw), il fatto che l’8-10 per cento delle persone ricche nel 1913 lo sia rimasto anche oggi non è molto strano. In Germania, sostiene, la mobilità sociale in termini di patrimoni non è troppo carente, tutti hanno la possibilità di diventare ricchi. Nel 2019 il Diw ha dimostrato che il 73 per cento dei milionari tedeschi sono lavoratori autonomi, non eredi. “E proprio le tanto discusse eredità”, aggiunge lo studioso, “fanno in modo che la Germania diventi più equa”.

È vero che le famiglie più ricche ereditano più spesso e di più rispetto a quelle più povere, ma non sono solo i ricchi a ereditare. Per ridurre la disuguaglianza complessiva non conta tanto l’importo assoluto dell’eredità, ma il suo peso relativo rispetto al patrimonio disponibile. E tale peso è di solito maggiore nelle famiglie più povere. Attraverso un’eredità, quindi, le famiglie meno abbienti sperimentano un significativo aumento della ricchezza che rende i patrimoni tra loro più equiparabili, sostiene Stockhausen. “È possibile che un’imposta di successione più alta nel breve termine possa perfino aumentare le disuguaglianze”.

Le disuguaglianze aumentano se i poveri diventano sempre più poveri. Ma anche se i ricchi diventano sempre più ricchi. La vecchia élite patrimoniale tedesca, stando ai dati di Ischinsky e Tisch, finora ha accumulato quasi 563 miliardi di euro. E questo anche se in Germania gli ultimi cento anni non sono stati proprio i più adatti per mettere al sicuro un patrimonio, figurarsi per ampliarlo: ci sono state due guerre mondiali, varie riforme monetarie e tasse patrimoniali. La seconda guerra mondiale, in particolare, ha portato quasi tre milioni di tedeschi a perdere la metà del loro patrimonio. Eppure le aziende di famiglia tedesche sono tra le più vecchie al mondo, con un’età media di 101,8 anni, che corrispondono a quattro o cinque generazioni. Negli Stati Uniti l’età media è di 74,5 anni.

Il diritto tributario è una delle ragioni per cui i proprietari tedeschi di imprese familiari riescono ad ampliare i loro patrimoni di generazione in generazione. Julia Jirmann, portavoce di Steuergerechtigkeit, un’associazione che si occupa di equità fiscale, spiega che “la tassa patrimoniale è stata tolta e quella di successione nel caso dei grandi patrimoni spesso non è applicata per via di alcune eccezioni. Negli ultimi anni il diritto tributario si è sviluppato a favore dei più ricchi”. Dal 1996 l’aliquota sugli utili risparmiati da imprese o holding si è quasi dimezzata, scendendo a meno del 30 per cento.

Lo stesso vale per la tassa di successione. Innanzitutto, le persone ricche ereditano in media molto più delle altre. Secondo uno studio del Diw, in Germania tre ricchi su quattro di età pari o superiore a 40 anni hanno ereditato o ricevuto una donazione. Per quanto riguarda la popolazione più povera, a quell’età ha ereditato solo una persona su tre. Inoltre il governo sostiene molto le imprese familiari concedendo vantaggi sulle tasse di successione. Secondo Steuergerechtigkeit, ogni anno passano di mano esentasse aziende per un valore di 36,6 miliardi di euro.

Ma il fatto che alcune famiglie abbiano un posto fisso nel club dei superricchi non dipende solo dal fisco. “Riteniamo che ci sia un’altra ragione: i ricchi si sposano soprattutto tra di loro”, dice Ischinsky. Stringono legami anche all’interno di una stessa generazione, oltre a mantenerli da una generazione all’altra. Ci sono rapporti di parentela tra Georg von Opel, Karl Friedrich von Hohenzollern, Karl-Theodor zu Guttenberg e Aby Rosen, il magnate immobiliare tedesco-statunitense. “Queste parentele mostrano quanto sia importante ancora oggi il ruolo della famiglia nel consolidamento dei patrimoni”, dice Ischinsky. “E allo stesso tempo, quanto l’élite dei più ricchi tenda a isolarsi”. È davvero difficile che entri nel giro anche qualcuno che non gli appartiene per nascita. ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1556 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati