Europa

Trattative complicate

Foto di Remko De Wall, Epa/Ansa

Continuano le trattative per formare un governo. Il Partito per la libertà di Geert Wilders (nella foto) , di estrema destra, che alle elezioni del 22 novembre ha ottenuto la maggioranza relativa dei seggi (37 su 150), vorrebbe guidare un governo di coalizione, spiega l’Economist. I conservatori del Partito popolare per la libertà e la democrazia (24 seggi) hanno respinto la proposta. Per entrare nell’esecutivo il partito Nuovo contratto sociale (20 seggi) ha invece chiesto garanzie costituzionali ed europeiste. Il Pvv può contare sui populisti del Movimento dei cittadini agricoltori (7 seggi).

Ancora in Ruanda

Il 5 dicembre il ministro dell’interno britannico, James Cleverly, in visita a Kigali, ha firmato un nuovo accordo per espellere in Ruanda i migranti arrivati illegalmente nel Regno Unito. Tre settimane prima la corte costituzionale di Londra aveva bocciato il progetto precedente. Il nuovo trattato “risponderà alle preoccupazioni della corte”, ha dichiarato il ministero in un comunicato, scrive il Guardian.

La protesta dei camionisti

Il 4 dicembre è stato aperto il valico di Uhryniv-Dołhobyczów, tra Polonia e Ucraina, per consentire il passaggio di camion che lasciano il territorio ucraino. L’iniziativa dovrebbe sbloccare la situazione alla frontiera tra i due paesi, spiega Ukrainska Pravda, dove da più di un mese gli autotrasportatori polacchi bloccano quattro valichi per protestare contro “la concorrenza sleale dei colleghi ucraini”. Gli autisti polacchi vogliono che l’Unione europea ripristini un regime di permessi di trasporto che limitava il numero di autisti ucraini in grado di operare in Polonia a duecentomila ingressi all’anno, affermando che l’abolizione delle restrizioni dopo l’invasione russa ha colpito i loro guadagni. Alla protesta si sono uniti i camionisti slovacchi, che bloccano alcuni valichi di frontiera del loro paese con l’Ucraina.

Prevenire gli attentati

Piazza Trocadero a Parigi. 3 dicembre 2023 (Christophe Ena, Ap/Lapresse)

L’attentato del 2 dicembre nei pressi della Torre Eiffel a Parigi ha riacceso in Francia il dibattito sulla cura dei detenuti che si sono radicalizzati e hanno problemi di salute mentale, scrive Le Monde. L’attentatore, Armand Rajabpour-Miyandoab, un cittadino franco-iraniano di 26 anni, ha ucciso un turista tedesco-filippino e ferito altre due persone. Poco prima aveva registrato un video in cui proclamava la sua fedeltà al gruppo Stato islamico. Alla fine di ottobre la madre aveva espresso la sua preoccupazione per il comportamento del figlio, che nel 2020 aveva finito di scontare una condanna per aver pianificato un altro attacco nel quartiere parigino della Défense, che non era riuscito a portare a termine. Secondo il ministero dell’interno il 20 per cento delle persone registrate nell’archivio delle segnalazioni per la prevenzione della radicalizzazione a fini terroristici ha problemi psicologici o psichiatrici. ◆

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1541 - 7 dicembre 2023
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