Il primo tentativo di rivolta armata degli ultimi trent’anni in Russia è cominciato con un messaggio vocale su Telegram. A parlare era Evgenij Prigožin, capo della compagnia militare privata Wagner, che con voce gracchiante accusava i vertici dell’esercito di “aver provocato la morte di decine di migliaia di soldati russi” con la disastrosa invasione dell’Ucraina.

Prigožin, capo e fondatore della milizia che sta combattendo nell’est dell’Ucraina, criticava da mesi le alte gerarchie militari di Mosca. Ma quel messaggio era diverso dal solito. Alla guida dei suoi uomini, infatti, si apprestava a marciare verso la capitale russa per “punire” il ministro della difesa e i capi dell’esercito. “I comandanti della Wagner hanno preso una decisione: il male diffuso dalla leadership militare deve essere fermato”, diceva Prigožin nel suo messaggio, pubblicato intorno alle nove di sera del 23 giugno. Con la voce alterata dalla rabbia, annunciava che i suoi uomini (circa 25mila) si sarebbero mossi dalle loro postazioni in Ucraina verso Mosca: “Chiedo a tutti di togliersi di mezzo. Chi cercherà di fermarci sarà considerato una minaccia e distrutto immediatamente. Il nostro non è un colpo di stato ma una marcia per la giustizia”.

I capi dell’esercito, colti di sorpresa, hanno risposto in modo disordinato. Poche ore dopo l’annuncio di Prigožin, i servizi di sicurezza interna (Fsb) hanno comunicato di aver aperto un procedimento penale contro il capo della Wagner, accusato di aver “organizzato un’insurrezione armata”.

Il generale Sergej Surovikin ha registrato un video in cui esortava gli uomini della Wagner a deporre le armi. In un’edizione straordinaria del notiziario della tv di stato, il conduttore ha cercato di contestare le parole di Prigožin. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha dichiarato ai giornalisti che il presidente Vladimir Putin era stato messo al corrente dei fatti.

Situazione tranquilla

Le misure di sicurezza intorno a Mosca sono state immediatamente rafforzate. Nella notte molte persone hanno condiviso sui social network fotografie di veicoli militari in strada. Si è capito subito che il centro nevralgico dell’insurrezione era Rostov sul Don, città nel sud della Russia dove c’è il comando incaricato di gestire le operazioni militari in Ucraina. Rostov si trova ad appena due ore di macchina dalle aree occupate dell’Ucraina orientale, dove sono stati allestiti i campi base Wagner.

I mercenari sono arrivati nelle prime ore del 24 giugno. I loro carri armati e i veicoli corazzati sono stati avvistati in diverse aree della città. Soldati pesantemente armati hanno circondato gli edifici strategici: il quartier generale dell’esercito, il palazzo del governo locale e la sede dell’Fsb.

Andrej, un blogger locale, ha filmato la scena mentre andava al lavoro. “Rostov, 9 del mattino. La gente è in preda al panico, questo è evidente. Sono tutti in strada e cercano di capire cosa sta succedendo. Hanno paura”, spiega nel video. Il blogger ha ripreso un posto di blocco allestito dalla polizia. Oltre la barricata, gli uomini del gruppo Wagner facevano la guardia. In un’altra zona della città, Andrej ha visto dei mercenari in un furgone con una mitragliatrice montata sul retro. La situazione sembrava tranquilla, ma era chiaro che il gruppo aveva preso il controllo della città.

In quelle ore Prigožin era nel quartier generale dell’esercito a Rostov, ormai controllato dai suoi uomini. In un video lo si vedeva parlare in modo brusco con il viceministro della difesa russo.

Nel resto del paese le autorità hanno cominciato a rimuovere i manifesti e i cartelloni del gruppo Wagner. Il quartier generale della compagnia, un enorme palazzo vetrato a San Pietroburgo, è stato circondato dalla polizia. A Mosca le autorità municipali e regionali hanno annunciato che l’allerta era stata portata al livello “antiterrorismo”, che prevede il rafforzamento della sorveglianza e dei controlli sui residenti.

All’inizio la programmazione della tv di stato non è cambiata – sono andati in onda i consueti programmi mattutini di cucina e serie tv – ma alle dieci del mattino le trasmissioni sono state interrotte per trasmettere un discorso di Putin.

“Alcuni si sono lasciati trasportare dai loro interessi personali, arrivando fino al tradimento”, ha detto il presidente, promettendo che sarebbero stati “presi provvedimenti” per fermare l’insurrezione. Mentre Putin parlava alla nazione, un convoglio della Wagner avanzava da Rostov verso nord, lungo l’autostrada M4, che porta a Mosca. Carri armati e altri veicoli corazzati si muovevano in piccoli gruppi. A mezzogiorno la colonna stava attraversando la regione di Voronež. Quando l’esercito ha cercato di intercettare i ribelli, sono circolate voci di scontri armati.

Il governatore della regione ha confermato che erano in corso “attività operative e di combattimento”, mentre sul canale Telegram Rybar, gestito da un ex addetto stampa del ministero della difesa, si leggeva che l’aviazione stava “operando lungo l’autostrada M4”. Un elicottero sarebbe stato abbattuto dai miliziani.

Testimoni oculari nei villaggi che si trovano lungo l’autostrada hanno condiviso filmati che mostravano il fuoco d’artiglieria in lontananza ed elicotteri da combattimento in volo. L’opinione pubblica non riusciva a credere a quello che stava succedendo.

“C’era un gran chiasso. Hanno distrutto i tetti e le finestre delle case. Per quanto ne so, i combattenti della Wagner sono stati attaccati e si stavano difendendo”, ha dichiarato una donna che abita nel villaggio di Pavlovsk. Ha riferito di aver visto “due colonne di veicoli di Wagner, ognuna lunga tre chilometri”, dirette verso la capitale della regione. “Erano armati fino ai denti. Non avevo mai visto attrezzature militari simili”.

Sulla testa

Una donna che vive in un sobborgo orientale della città di Voronež ha ripreso un elicottero mentre passava a pochi metri dal tetto della sua casa. “È volato proprio sopra le nostre teste”, ha scritto commentando il video. “Quando abbiamo sentito le prime notizie da Rostov siamo rimasti calmi e abbiamo continuato a fumare il narghilè nel nostro cortile. Ora quella serenità è scomparsa”.

Intorno all’una, mentre un elicottero sorvolava un deposito di petrolio sulla riva destra del fiume Voronež, gli abitanti hanno sentito una forte esplosione. Le fiamme sono divampate subito e una colonna di fumo nero si è alzata sul deposito, visibile anche dal centro della città.

Alcune agenzie di stampa hanno scritto che le unità del gruppo Wagner avevano “preso il controllo delle strutture militari a Voronež”, anche se nessuno in città ha notato la presenza dei mercenari. “Ho fatto un giro in città. Non c’era niente di strano, tutte le strade erano libere. L’unica cosa diversa dal solito erano le code davanti alle pompe di benzina. Le persone pensavano che potessero chiudere perché il deposito era in fiamme”, ha riferito un abitante di Voronež.

Nel frattempo a Rostov gli uomini della Wagner continuavano a presidiare la città. Alcuni si sono scattati dei selfie con gli abitanti, altri sono stati fotografati mentre bevevano caffè o compravano da mangiare. I tentativi dell’esercito russo di intercettare il convoglio sono falliti, e i mercenari hanno proseguito la loro avanzata verso nord. Alle quattro del pomeriggio avevano raggiunto la regione di Lipeck, a 400 chilometri dal margine meridionale di Mosca. Le autorità delle regioni che si trovavano sul percorso del convoglio hanno tentato di ostacolarne la marcia. Le strade sono state bloccate con scuolabus e camion, mentre in autostrada alcuni operai hanno cominciato a scavare buche nell’asfalto. Il fiume Oka, che attraversa la regione a sud di Mosca, è diventato una linea di difesa della capitale. I ponti sul corso d’acqua sono stati chiusi dall’esercito.

Asfalto distrutto

Nel frattempo gli ucraini osservavano divertiti quello che succedeva in Russia. Sui social network si sono diffuse battute sarcastiche sul fatto che nei supermercati stavano finendo i popcorn. I politici ucraini hanno notato con soddisfazione i segnali della debolezza della Russia. “La tragicommedia degli ultimi giorni fa capire ai leader degli altri paesi perché pensiamo sia impossibile negoziare con la Russia di Putin”, ha dichiarato Mychajlo Podoljak, consulente del presidente ucraino. “Questa gentaglia ha i giorni contati, non c’è più nessuno al comando”.

Mentre il convoglio del gruppo Wag­ner si avvicinava a Mosca, i timori di un conflitto sanguinoso con l’esercito regolare aumentavano. Poi all’improvviso, verso sera, Prigožin ha pubblicato un nuovo messaggio rivolto ai russi. “Nell’arco di ventiquattr’ore siamo arrivati a duecento chilometri da Mosca”, ha dichiarato in un nuovo audio pubblicato su Telegram. “A questo punto c’è la possibilità che venga versato sangue russo. Per evitarlo, abbiamo deciso di invertire la rotta del nostro convoglio”.

In quegli stessi minuti veniva resa pubblica una dichiarazione dell’ufficio del presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko, stretto alleato di Putin. Secondo il comunicato, Lukašenko aveva negoziato con il capo della Wagner per tutta la giornata su richiesta di Putin, ed era stato raggiunto un accordo: i mercenari sarebbero tornati nelle loro basi in Ucraina orientale, mentre Prigožin si sarebbe trasferito in Bielorussia.

Quando a Rostov era ormai buio, gli abitanti hanno osservato i combattenti di Wagner che si preparavano a lasciare la città. Molte persone mostravano di sostenere i mercenari. Quando è arrivato Prigožin, è stato accolto come un eroe.

La mattina del 25 giugno gli uomini del gruppo Wagner avevano ormai varcato i confini della Russia ed erano rientrati in territorio ucraino. Della rivolta restavano poche tracce. Il sindaco di Rostov ha dichiarato che i carri armati avevano danneggiato diecimila metri quadri di asfalto in città, precisando che i lavori per ripristinare il manto stradale sarebbero partiti immediatamente. ◆ as

Da sapere
Prigožin in Bielorussia

◆ Il 27 giugno 2023 Evgenij Prigožin, capo della milizia privata Wagner, è arrivato in Bielorussia. Il 24 giugno aveva fatto marciare i suoi uomini verso Mosca, poi aveva deciso di tornare indietro in seguito a un accordo che era stato mediato dal presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko, stretto alleato del presidente russo Vladimir Putin. Non si conoscono i termini dell’accordo e non è chiaro quale sarà il destino di Prigožin e dei suoi uomini. Il governo russo sembra intenzionato a smantellare la milizia privata.

◆ Ci si interroga sul comportamento dei comandanti militari e dei servizi segreti russi durante la rivolta. Il New York Times, citando fonti dei servizi segreti statunitensi, ha scritto che Sergej Surovikin, ex comandante delle truppe russe in Ucraina, era a conoscenza dei piani di Prigožin.


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Questo articolo è uscito sul numero 1518 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati