Un fortissimo ciclone che ha scatenato piogge torrenziali e gravi inondazioni nel nordest della Libia ha devastato le comunità che vivono sulla costa mediterranea, causando danni molto estesi e un numero ancora imprecisato di vittime, in particolare a Derna, una città portuale di circa novantamila abitanti.

L’11 settembre le autorità dell’est della Libia hanno dichiarato Derna zona disastrata, dopo che due dighe ormai fatiscenti sono crollate, e interi quartieri sono stati travolti da acque fangose.

“Derna è una tragedia, una catastrofe”, ha detto Asmahan Belaoun, una deputata libica che ha dei parenti in città.

Si teme che siano morte più di 5.100 persone e che altre migliaia siano disperse. In un’intervista telefonica da Bengasi, Belaoun ha raccontato che l’acqua ha spazzato via strade ed edifici. “Le abitazioni (dei miei familiari) non ci sono più”, ha continuato, aggiungendo che sono stati necessari gli elicotteri per “salvare il salvabile”.

La Libia è attualmente divisa tra due governi rivali (uno a Tripoli, guidato da Abdul Hamid Dbaibah, l’altro in Cirenaica, la parte orientale del paese). E da tempo i libici devono fare i conti con il degrado delle infrastrutture, il risultato di una guerra civile scoppiata dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi e in corso da più di dieci anni.

La pioggia di un anno

L’ultima volta che il paese aveva affrontato un’alluvione era stato nel 2019. In quell’occasione, secondo l’ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite, erano morte quattro persone nelle regioni del sudovest. La settimana prima di raggiungere la Libia il ciclone Daniel aveva portato devastazioni in Grecia, Bulgaria e Turchia, uccidendo in tutto 26 persone. La perturbazione è una conseguenza della stessa tendenza meteorologica estrema che ha causato alluvioni e vittime in Spagna e un caldo record in gran parte dell’Europa occidentale. Dopo aver provocato gravi inondazioni in Grecia, Daniel si è trasformato in un medicane, una tempesta di tipo tropicale che si forma occasionalmente sul mar Mediterraneo. Si è rafforzato attingendo energia dalle acque eccezionalmente calde, un processo intensificato dai cambiamenti climatici causati dall’uomo, prima di dirigersi verso sud e scaricare piogge torrenziali sulla Libia nordorientale. Il centro nazionale di meteorologia libico ha registrato un totale di 414,1 millimetri di pioggia in ventiquattr’ore ad Al Bayda, dove generalmente a settembre ne cadono meno di 13 millimetri e in un anno si arriva a 543,5 millimetri. Secondo alcuni testimoni le acque alluvionali a Derna hanno raggiunto un’altezza di tre metri.

“Speriamo nell’apertura rapida di un corridoio marittimo e nell’intervento urgente della comunità internazionale”, ha dichiarato in un videomessaggio Ahmad Amadward, membro del consiglio comunale di Derna. ◆ adg

Da sapere
Infrastrutture in abbandono

◆ Più di 35mila persone hanno dovuto lasciare le loro case dopo il passaggio del ciclone Daniel sull’est della Libia. La località più colpita è Derna, con trentamila sfollati e almeno 5.100 morti. Intervistato da Al Jazeera, il vicesindaco della città ha dichiarato che sulle due dighe crollate non si faceva manutenzione dal 2002. “L’est del paese sta pagando decenni di corruzione e abbandono”, ha detto un ricercatore libico al sito Arabi21. Intanto sono arrivate offerte di aiuto da varie parti del mondo e tra i primi paesi a inviare squadre di soccorritori ci sono Turchia ed Emirati Arabi Uniti.


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Questo articolo è uscito sul numero 1529 di Internazionale, a pagina 23. Compra questo numero | Abbonati