12 gennaio 2015 14:30

Secondo le indagini della Cia e gli studi dell’International centre for the study of radicalisation and political violence (Icsr), sono almeno 15mila e vengono da più di ottanta nazioni le persone che hanno lasciato il proprio paese per raggiungere la Siria e partecipare alla guerra contro il regime di Bashar al Assad. Più di 400 sono partite dalla Francia, quasi 500 dal Regno Unito. Altrettanti potrebbero essere i volontari partiti per l’Iraq. Molti di loro sono entrati nelle file del gruppo Stato islamico o hanno comunque ricevuto un addestramento militare.

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Il profilo dell’aspirante jihadista proveniente dai paesi occidentali è in generale quello di un uomo di circa quarant’anni, ma la guerra civile in corso in Siria comincia ad attrarre sempre più donne rispetto alle precedenti mobilitazioni: secondo Peter Neumann dell’Icsr sono tra il 10 e il 15 per cento dei combattenti. Trenta solo dalla Svezia. Alcune lo fanno in seguito a un matrimonio, altre raggiungono le zone controllate dal gruppo Stato islamico per assicurarsi che siano rispettate le leggi coraniche e alcune prendono parte alle operazioni militari.

Le persone che fanno la scelta di combattere non si arruolano tutte nello Stato islamico e le loro motivazioni sono molto varie. All’inizio molti sono partiti per aiutare i loro fratelli musulmani portando cibo e medicine. Ma la lunga durata del conflitto ha reso la violenza sempre più normale. Secondo Neumann molti cercano di tornare indietro: alcuni delusi dall’esperienza, altri radicalizzati e militarizzati. Dal terreno che trovano al loro ritorno in patria dipendono le loro scelte future, conclude lo statistico. The Economist

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