18 marzo 2015 11:30

Più di diecimila persone stanno protestando contro l’austerità davanti alla nuova sede della Banca centrale europea a Francoforte, nel giorno dell’inaugurazione dell’edificio costato 1,3 miliardi di euro. La manifestazione, organizzata dal movimento Blockupy, è composta da cinque cortei di attivisti che sono partiti da diversi punti della città. Uno di questi ha costruito delle barricate e incendiato auto delle forze dell’ordine e cassonetti. La polizia ha usato gas lacrimogeni e idranti. Alcuni attivisti denunciano anche l’uso di spray urticanti, strumento di cui gli agenti sono dotati, come ha confermato a Bloomberg Claudia Rogalski, portavoce della polizia.

Cos’è Blockupy
Blockupy si definisce una rete europea di movimenti sociali che riunisce “attivisti, disoccupati, migranti, lavoratori precari e dell’industria, politici e sindacalisti da diversi paesi d’Europa tra cui Italia, Spagna, Grecia, Paesi Bassi, Danimarca, Francia e Germania”.

La protesta
“Il centro della nostra protesta è la Grecia”, ha dichiarato Werner Renz, rappresentante del movimento Attac, “abbiamo bisogno di più Atene e meno Berlino, la situazione greca non può essere risolta solo con l’austerità”.

I manifestanti accusano le istituzioni europee di voler di “rendere permanenti le misure di austerità” con piani di salvataggio che impongono tagli della spesa pubblica, peggiorando le condizioni della popolazione nei paesi già colpiti dalla crisi economica e dalla disoccupazione:

Vogliamo un’altra Europa, un’Europa non asservita al capitale, un’Europa che non fa uso di politiche monetarie al fine di stabilizzare la precarietà e di tagliare i diritti sociali, welfare e democrazia. Questa non è l’Europa che vogliamo.

Con lo slogan “Let’s take over the party”, la manifestazione è stata organizzata nel giorno di inaugurazione della nuova Eurotower e prevede “azioni di disobbedienza civile per bloccare questa autocelebrazione, interrompendo la normale giornata di lavoro”.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it