26 marzo 2015 18:27

L’offensiva lanciata nello Yemen dall’Arabia Saudita e da altri nove paesi (Marocco, Egitto, Sudan, Giordania, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Bahrein, Pakistan) per fermare l’avanzata dei ribelli houthi rischia di trasformare una crisi politica interna in un conflitto regionale. Ecco chi sono i principali protagonisti della guerra civile yemenita.

  • Houthi Sono originari del nord dello Yemen e seguaci dello zaidismo, una variante locale dell’islam sciita. Tra il 2004 e il 2010, dalle loro roccaforti intorno a Saada, al confine con l’Arabia Saudita, avevano già combattuto una lunga serie di guerre contro il governo del presidente Ali Abdullah Saleh. Dopo la rivoluzione del 2011, e in particolare a partire dal 2013, gli houthi si sono scontrati a varie riprese con altre milizie, con potenti gruppi tribali e con i combattenti qaedisti. Nel settembre del 2014, insoddisfatti del ruolo offerto al nord dal progetto di nuova costituzione federale, sono avanzati verso la capitale Sanaa e a gennaio l’hanno conquistata, costringendo il governo a dimettersi. Nelle ultime settimane hanno lanciato un’offensiva per conquistare Aden, città portuale del sud, dove aveva trovato rifugio il presidente in carica Abd Rabbo Mansur Hadi. La loro presa di potere è stata possibile solo con un’alleanza di circostanza con il loro ex nemico Ali Abdullah Saleh e il sostegno dell’Iran, paese a maggioranza sciita.
  • Ali Abdullah Saleh È salito al potere nel 1978, inizialmente come presidente dello Yemen del Nord, uno stato indipendente fino alla riunificazione con lo Yemen del Sud nel 1990. Ha lasciato l’incarico all’inizio del 2012 in seguito alle proteste popolari ispirate dalle primavere arabe, accettando un piano di transizione promosso dai paesi del Golfo. Saleh ha continuato ad avere il sostegno di una parte significativa dell’apparato della sicurezza. Nonostante tra il 2004 e il 2010 abbia lanciato almeno sei offensive contro gli houthi, la nuova alleanza con i vecchi nemici fa comodo a entrambi: gli houthi hanno bisogno di avere al loro fianco una figura conosciuta a livello nazionale e Saleh è uno sciita; l’ex presidente ha bisogno di una forza per cacciare il nuovo governo. Le due parti, inoltre, hanno un nemico comune: il partito Al Islah, il ramo yemenita dei Fratelli musulmani, alleati del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi.
  • Abd Rabbo Mansur Hadi Era il vice di Saleh e l’ha sostituito quando l’ex presidente è stato costretto a lasciare il potere. In seguito è stato eletto come capo dello stato alle elezioni del 2012. È sostenuto dagli Stati Uniti e dalla maggioranza dei paesi del golfo Persico perché ha appoggiato la lotta contro il terrorismo jihadista nello Yemen, ma non è mai riuscito ad affermare la sua autorità e si è dimostrato inefficiente e debole di fronte alle sfide degli ultimi anni, dalla siccità alla crisi economica, dagli attacchi terroristici alle ingerenze straniere. Dopo essere stato messo agli arresti domiciliari a febbraio, in seguito alla conquista di Sanaa da parte degli houthi, Hadi è scappato e si è rifugiato nel grande porto meridionale di Aden, suo luogo di nascita e seconda città del paese, scelta come nuova capitale dello Yemen. È sostenuto da una parte dell’esercito e della polizia e da una milizia nota come Comitati di resistenza popolare. Ma la popolazione del sud gli rimprovera di aver represso le rivendicazioni secessioniste durante il suo mandato da presidente e quando era ministro della difesa. Nonostante la fragilità dei suoi appoggi locali, Hadi ha il sostegno della comunità internazionale. Hadi è sunnita, la corrente dell’islam maggioritaria nello Yemen.
  • Al Qaeda nella penisola araba (Aqpa) Considerato come il ramo più pericoloso di Al Qaeda, il gruppo si oppone sia agli houthi sia al presidente Hadi. Si è formato nel gennaio del 2009 dalla fusione dei rami yemenita e saudita di Al Qaeda. La presenza dei jihadisti nel paese risale ai primi anni novanta, quando migliaia di combattenti tornarono nello Yemen dopo la guerra contro l’occupazione sovietica in Afghanistan. Combattuto dal governo saudita, il gruppo è stato costretto a stabilire le sue basi nello Yemen. Nel 2010 gli Stati Uniti hanno cominciato a bombardare le postazioni del gruppo con i droni. L’Aqpa è alleato con le tribù delle zone di frontiera nel nord e nel sud del paese. Secondo il dipartimento di stato degli Stati Uniti, nel 2014 l’organizzazione aveva quasi mille affiliati. Dal 2006, l’Aqpa ha rivendicato la responsabilità di numerosi attentati nella regione, tra cui gli attentati alle ambasciate degli Stati Uniti, dell’Italia e del Regno Unito. Gli obiettivi del gruppo sono rovesciare il governo di Sanaa, colpire gli occidentali e i loro alleati, tra cui i componenti della famiglia reale saudita, e danneggiare i loro interessi nella regione.
  • Gruppo Stato islamico Ha annunciato il suo arrivo nello Yemen il mese scorso. Finora le uniche operazioni del gruppo sono stati gli attentati suicidi contro due moschee sciite a Sanaa, che hanno provocato 137 morti. Alcuni gruppi jihadisti locali accusano l’Aqpa di non essere stata in grado di fare gli interessi dei sunniti yemeniti e si sono avvicinati allo Stato islamico.
  • Arabia Saudita L’Arabia Saudita condivide con lo Yemen un confine lungo 1.770 chilometri. Riyadh considera il vicino l’anello più debole per la sua sicurezza nella regione del Golfo e un terreno fertile per le ingerenze di Teheran. Ha sempre sostenuto il governo di Sanaa e ha tenuto una posizione ostile verso i ribelli houthi. Riyadh ha condotto un’operazione militare contro gli houthi nel 2010, e nel 2014 li ha inseriti nella lista dei gruppi terroristici. Ha fornito a Sanaa sostegno economico e militare per contrastare le attività di Al Qaeda nella penisola araba. La decisione di bombardare Sanaa e di guidare la coalizione regionale contro l’avanzata degli houthi è stata presa per impedire all’Iran “di inasprire il conflitto confessionale nella regione”, nel momento in cui a Losanna sono in corso i negoziati sul programma nucleare iraniano tra Teheran e i paesi del gruppo 5+1 (i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu e la Germania). Da anni Arabia Saudita e Iran conducono una lotta per affermare il loro potere e la loro influenza in Medio Oriente, sfruttando le divisioni confessionali tra sciiti e sunniti.
  • Iran Secondo diversi resoconti, ci sono prove degli aiuti iraniani agli houthi sotto forma di armi e denaro, precedenti e successivi alla presa di Sanaa nel settembre scorso. Alcuni combattenti houthi sarebbero anche andati ad addestrarsi in Iran. Gli zaiditi, che rappresentano tra il 35 e il 40 per cento dei 24 milioni di yemeniti, sono una costola dell’islam sciita. In passato il sostegno di Teheran alla ribellione degli houthi non è stato forte come quello garantito ad altri gruppi sciiti della regione, come Hezbollah in Libano. L’allontanamento dal potere dell’ex presidente Saleh ha riacceso gli interessi iraniani nei confronti dello Yemen. Per Teheran consolidare l’influenza su paese significherebbe avere una base per eventuali operazioni contro l’Arabia Saudita.

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