21 dicembre 2015 00:06

Il Partito popolare (Pp) al potere in Spagna dal 2011 ha vinto le elezioni politiche con il 28,7 per cento dei consensi (122 seggi su 350). Lo confermano dati quasi definitivi (scrutini al 99,4 per cento). Il Partito socialista (Psoe) è arrivato secondo con il 22 per cento dei voti (91 seggi). Il partito di sinistra Podemos, nato dal movimento degli indignati, è il terzo partito del paese con il 20,7 per cento dei voti (69 seggi), mentre il partito di centrodestra Ciudadanos è il quarto con il 13,9 per cento dei voti (40 seggi). Il Pp ha ottenuto 65 seggi in meno rispetto alle elezioni del 2011.

In termini assoluti Podemos ha raccolto quasi cinque milioni di voti, solo 300mila in meno rispetto al Partito socialista, ed è diventato il primo partito in Catalogna e nel Paese Basco. Podemos è la seconda forza nella comunità valenziana, dove i popolari sono il primo partito. Il Partito socialista ha registrato il peggior risultato della sua storia. L’Andalusia è la regione in cui il Psoe, e il bipartitismo in generale, hanno perso meno posizioni, anche se l’astensione è stata più alta che nelle elezioni del 2011.

Un parlamento senza maggioranza

Nessun partito ha la maggioranza necessaria per governare: 176 seggi su 350. Per la prima volta dal 1982, in Spagna si dovrà formare un governo di coalizione. Durante la campagna elettorale i partiti Podemos e Ciudadanos hanno escluso alleanze con i partiti tradizionali (socialisti e popolari).

Tuttavia il leader di Ciudadanos, Albert Rivera, nel suo primo discorso dopo le elezioni ha mostrato un’apertura verso una possibile alleanza. “Saremo determinanti nel formare un governo che cambierà questo paese”, ha detto Rivera ai suoi sostenitori. In ogni caso se i popolari si alleassero con Ciudadanos avrebbero comunque una maggioranza molto fragile (162 seggi) e lo stesso accadrebbe se i socialisti unissero le forze con Podemos (160 seggi). Lo schieramento della sinistra potrebbe contare sull’appoggio di altri partiti come Izquierda unida al 3,7 per cento dei voti. Se non sarà formato un governo entro due mesi dal primo incarico, saranno convocate nuove elezioni.

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