22 giugno 2006 10:35

Un cieco con gli occhiali da sole avvolgenti, le guance tirate e un cappello senza tesa si appende il bastone al braccio e si aggrappa a un muro di granito, come se temesse che la pioggia potesse spingerlo in mare.

Wigtown è la “città dei libri” della Scozia. The box of frogs vende libri per bambini. The Cauldron libri di cucina. La vetrina di Tide line è piena di titoli come: Vuoi andare a caccia?, L’avventura della spingarda e Tutto sul cane da caccia.

Sono alla ricerca di un libro su un personaggio di Galloway con delle abitudini alimentari disgustose. Nel cinquecento, Sawney Bean e il suo incestuoso clan banchettavano con la carne dei viaggiatori che sequestravano sulla strada per Glasgow, lungo la costa occidentale della Scozia.

Gambe e braccia amputate, simili a vomitevoli prosciutti, penzolavano dal tetto della loro grotta. Non so quanto sia leggenda e quanto realtà, ma ricordo una guida che durante una gita scolastica a Edimburgo ci descriveva la cattura del clan e la sua esecuzione nelle prigioni, soprattutto la parte in cui il pene degli uomini veniva tagliato e gettato tra le fiamme dove le donne bruciavano vive.

Ho fame. Ogni libraio con cui ho parlato di Sawney Bean mi ha consigliato di fare uno spuntino al Reading lasses, la libreria-caffetteria dipinta di rosa dedicata alle letture al femminile. È calda e accogliente. Mi portano un tagliere di legno pieno di formaggi di Galloway, salse indiane speziate e pane casereccio coperto di semi. Apro il mio libro e lo scorro velocemente, confortato dai sapori rassicuranti. Un piatto di buona minestra può quasi renderti felice del fatto che fuori piova. Anche gli altri clienti stanno leggendo.

Sono tranquilli e hanno i capelli grigi. Indossano caldi maglioni di lana adatti per passeggiare. Le buone librerie sono un ambiente formidabile: posti accoglienti e polverosi che contengono gli estremi del pensiero umano. Sto leggendo di cannibali incestuosi. Mi chiedo cosa stiano leggendo gli altri.

Magari qualcosa di tragico, violento, appassionato o forse un testo sull’arte dell’uncinetto. Dalle loro espressioni non trapela nulla. Sorseggiano tranquillamente il caffè senza sollevare gli occhi dalla pagina. Le loro facce sono così… “Mi scusi, qual è la parola per descrivere una faccia che non si può decifrare, da cui non trapelano emozioni?”. La donna con la faccia imperscrutabile di fianco a me alza il naso dalla pagina e dice: “Imperscrutabile”.

Internazionale, numero 647, 22 giugno 2006

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