01 luglio 2015 14:08

Parlavamo di manutenzione.

Una cosa interessante della manutenzione è che si tratta anche di un negoziato con il tempo che passa. Lo è sempre, qualsiasi ne sia l’oggetto: una parola i cui significati si possono modificare con il cambiare degli usi e dei costumi. O un giardino in cui il crescere degli alberi altera i rapporti d’ombra e di luce (e poi sì, il cambiamento climatico ci mette del suo). O una città che deve fare i conti con trasformazioni sociali, economiche, demografiche.

Poiché si tratta (anche) di un negoziato con il tempo, la manutenzione non consiste e non può risolversi solo nel mantenere le cose tali e quali. È in parte un adattarle, in parte un sottrarle al trascorrere del tempo. E in parte un rileggerle alla luce del tempo che passa, che forse le logora e le rompe, e forse invece le rende, almeno potenzialmente, più preziose.

Un paio d’anni fa, scrivendo un articolo su errori e lacune, mi sono imbattuta nel kintsugi, la pratica giapponese di rimettere assieme vecchi cocci riparandoli con l’oro o l’argento e rendendoli, in questo modo, assai più affascinanti e del tutto unici: una forma di manutenzione che sfiora la poesia.

Anche ciascuno di noi come individuo deve fare i conti con il tempo che passa. Per questo sono andata in cerca di buoni suggerimenti per la manutenzione di alcuni beni immateriali individuali che ciascuno dovrebbe tenersi cari.

Date un’occhiata: potreste scoprire due cose. La prima è che anche in questi casi spesso si tratta, metaforicamente, di riparare con l’oro e l’argento. La seconda è che tutto quanto viene suggerito vi era già in buona parte noto. Se un’area di miglioramento c’è, potrebbe riguardare il passare dalle teorie alla pratica. Forse, anche per questo, un ripassino può servire.

Manutenzione delle amicizie. Il 10 per cento dei britannici non ha un singolo amico, scrive il Guardian. Le amicizie sono preziose ma fragili, e quanto più un’amicizia è stretta, tanto più può risultare difficile mantenerla: l’onestà ne è parte integrante, ma essere del tutto onesti può risultare difficile e gli amici, come i coniugi, si vogliono bene, ma devono anche sentirsi autorizzati a odiarsi, qualche volta. E poi la natura stessa dell’amicizia cambia nel tempo: quella che era un’associazione per divertirsi diventa una sorellanza, o una fratellanza, di veterani segnati dalle battaglie e consapevoli di essere fallaci come tutti gli esseri umani.

Manutenzione dei clienti. Ne scrive Forbes: la comunicazione è strategica e i clienti vanno tenuti informati, senza però travolgerli con notizie irrilevanti. Bisogna essere onesti e mantenere la parola data. Bisogna entrare in relazione con loro come persone, e non considerarli come pure fonti di guadagno. Focalizzarsi sui nuovi clienti trascurando di coltivare quelli già consolidati è un errore fatale.

Manutenzione del cervello. Questi i quattro suggerimenti della Harvard medical school: bisogna fare esercizio fisico (almeno mezz’ora cinque volte la settimana) ed è meglio se si tratta di esercizi complessi. Insomma, ballare o fare sport è meglio che camminare. Viva la dieta mediterranea: riduce sia il rischio cardiaco sia il rischio di demenza, e più di una dozzina di studi l’hanno dimostrato. Già negli anni novanta è stato anche dimostrato che mantenere relazioni sociali soddisfacenti è fondamentale, e che la qualità delle relazioni è più importante della quantità. Infine, compiti che pongono sfide al livello intellettuale (imparare una lingua, o a suonare uno strumento) funzionano meglio che fare cruciverba.

Manutenzione dell’amore. L’illustratrice sudcoreana Puuung pubblica sulla sua pagina Facebook una serie di illustrazioni che rappresentano piccoli gesti quotidiani d’amore. Non valgono solo in Corea del Sud. Ho la sensazione che funzionino (questi, e diversi altri che ciascuno può immaginare) per qualsiasi relazione, di qualsiasi tipo, forma, misura e qualità. La serie potrebbe perfino sembrare sdolcinata e per certi versi lo è, ma è rimbalzata in rete da un capo all’altro del mondo.

Manutenzione genitoriale. I genitori hanno spesso una percezione fuorviata dei loro figli: li vedono come vorrebbero che fossero, scrive Psychology Today, citando una quantità di fonti. Questo fenomeno non ha una singola causa: in parte dipende dal fatto che ciascuno, genitori compresi, osserva il mondo a partire dal suo punto di vista, e in parte, dal fatto che che ciascuno tende a ritenersi per qualche verso speciale. Tutto ciò porta concreti benefici psicologici: per esempio, incoraggia a essere ottimisti e dà l’impressione di poter tenere sotto controllo il proprio futuro.

I genitori tendono a estendere queste percezioni positive ai loro figli. Ecco i sette fraintendimenti più diffusi: pensare che seguiranno le orme dei genitori, anche se l’evidenza suggerisce il contrario. Pensare che siano superdotati. Non accorgersi che sono cresciuti e continuare a considerarli bambini. Essere, all’opposto, troppo esigenti con i primogeniti. Non accorgersi del sovrappeso dei figli e considerarlo “sano” (succede alla metà dei genitori americani di figli sovrappeso). Negarne qualsiasi rapporto con il bullismo, né come vittime né come aggressori. Pensare che continueranno ad apprezzare i consigli dei genitori anche quando saranno grandi e coniugati.

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