04 novembre 2005 14:35

È in corso un’accesa discussione sul ruolo della satira nella società e sul ruolo della politica nella satira: l’informazione-satira, la satira che fa informazione, la politica che fa satira e l’informazione che fa la politica, i maghi che curano le malattie.

I conduttori televisivi che vanno alla regione mentre quello che stava alla regione diventa ministro della salute (che prima era della sanità) e il ministro della salute che torna medico, indagato dalla magistratura, che pure lei è indagata dagli avvocati delle holding.

Ero preso dall’impulso di dire la mia, come addetto ai lavori, blasonato dai duecentomila italiani che mi hanno ascoltato a Napoli. In effetti non c’è più nulla che sembri stare al suo posto, mi tormenta questa confusione da scambisti! Poi accendo su

Rockpolitik e finalmente vedo qualcosa al suo posto! Ho riso molto, e con me tanti italiani.

A proposito di cose che fanno ridere: “Io l’avevo detto a Bush che non bisognava andare in Iraq” precede di pochi nanometri mentali qualcosa come: “Io l’avevo detto agli italiani di non votarmi”, e questo mi fa ridere. E Bush che riceve questo capocomico italiano che ha reinventato l’8 settembre e l’ha piazzato nel terzo millennio…

Stiamo reinventando le cose, è fantastico, è molto rockpolitik. Farsi l’opposizione da soli. È questo il motto che circola nelle stanze del potere? Come per un’azienda creare la sua stessa concorrenza e mantenerla appena appena sotto tono, finanziare la differenza e anche la diversità – poi Lapo c’è caduto dentro ma questo è un altro discorso.

Ma ora basta con il nano, è passata, mi è passata e ci è passata. Oggi penso a Santoro che sta arrivando… ma da dove? Lo hanno reinsediato dopo il diktat bulgaro per via di una sentenza della magistratura. Lui si dimette da parlamentare europeo – ce l’aveva mandato la gente, quella di cui non frega nulla a nessuno – e rientra dalla porta di Rockpolitik. Ma che dice quella sentenza? Di passare da Celentano dopo avere mollato gli impegni col cittadino/cliente/telespettatore?

Penso a Prodi che è già stato al governo: pure lui ha questo potere miracoloso di farsi l’opposizione da solo? Tu fai un po’ di opposizione a me che io faccio un po’ di opposizione a te. E poi? Chi salterà fuori, mentre stiamo morendo dal ridere guardando chi muore ridendo dopo aver permesso una farsa che si chiama Rockpolitik? Dal fumo, dalla penombra, vedo un bel tomo pronto a sorprenderci: Casini, il maggiordomo.

Tornando alla satira, Prodi è il più avanti di tutti: si prende per il culo da solo, ha inventato un’espressione mimica speciale per sottolineare i suoi concetti più profondi e che sembra dire: “Ma che cazzo sto dicendo?”. Un suo simile, Del Noce, fa i complimenti a questa nuova satira e tutti si affaccendano a dire che in Italia non c’è la censura, Tv7 parla di Rockpolitik, ne parlano la destra e la sinistra unite! Insomma in Italia non c’è la censura e lo avevamo detto che andare in Iraq sarebbe stato un errore. La satira a volte non è possibile, perché non è possibile ridere su qualcosa di tragico che si è già sputtanato da solo.

Ed è qui il salto di qualità, la svolta storica: oggi si possono fare certe figure di merda in assolo, senza la necessità che nessuno lo faccia notare. Per questo la satira era in crisi? Una crisi risolta da Rockpolitik che gli ha ridato almeno una faccia, dato che non ce l’avevano più! Infatti è in corso una mutazione politica tipica delle aziende, una fusione, come il “dalemoni”, una chimera da cui sta per nascere il futuro, un governo zombi, una provincializzazione dei punti di vista a tutti i costi.

Non si può parlare di censura nei termini classici e poi dire che non c’è solo perché hanno permesso una farsa della satira: è il tentativo di isolarci psicologicamente dal resto del mondo, di farci credere che il problema è uno quando non è più quello, di trattarci come dei clienti invece che come cittadini: vai a protestare dal commerciante per una cosa che ti ha venduto perché non funziona e lui te ne vende un’altra. Così mi rifiuto di parlare di censura.

Siamo al settantesimo posto come libertà d’informazione per via di Biagi, Santoro e Luttazzi? E come facciamo a saperlo allora? Come si fa a classificare il grado di faziosità? Come si fa a classificare il ridicolo? Come si fa a classificare il provincialismo coatto? Perché è il mondo intero il futuro, l’esperienza del blog mi ha aperto gli occhi, a volte mi sento come il capo di Solidarnosc, ma senza il papa amico. Mi conoscono più fuori che dentro! Parla di me Time e la Rai non dice quasi nulla? Va bene così, se non ricevo complimenti da Del Noce mi sento meglio, un “bravo” di Del Noce non so se lo reggerei.

Da domani invece di politically correct si dirà: “Lo sai, l’ing. Capillo ha fatto un discorso molto rockpolitik”. Perché senza un po’ di sostegno da parte di chi ti piglia per il culo non si può più campare. Abbiamo appena visto che in assenza di una satira come Dio comanda se la fanno addirittura da soli. Mi immagino il nuovo curatore dell’immagine di questi zombi: un comico che ti consiglia come fare a farti seguire ridendo, che ti aiuta a guidare nel vuoto nulla una massa che morendo dal ridere muore ridendo.

Questo testo è tratto dallo spettacolo beppegrillo.it

Internazionale, numero 615, 4 novembre 2005

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