05 febbraio 2015 08:41

Quanto accaduto non modificherà il numero e la bestialità dei crimini dello Stato islamico, ma almeno ha provocato la reazione sconvolta del mondo musulmano. Dopo la notizia della morte di un pilota giordano, chiuso in una gabbia e arso vivo, i jihadisti sono stati definiti mostri che disonorano l’islam dai mezzi d’informazione e dai social network mediorientali ma anche dalle più alte autorità della fede che professano.

La moschea di Al Azhar, al Cairo, la più prestigiosa istituzione del sunnismo, ha manifestato la sua “profonda collera” nei confronti dello Stato islamico, che ha definito “satanico” chiedendo la condanna a morte degli assassini del pilota. Leader dell’Unione internazionale dei saggi musulmani e conduttore su Al Jazeera di una trasmissione religiosa seguita da oltre 60 milioni di fedeli in tutto il mondo, lo sceicco Yusuf al-Qaradawi ha parlato di atto criminale sottolineando che l’organizzazione dello Stato islamico non rappresenta l’islam, e che anzi le azioni dei terroristi sono tutto il contrario e sono dannose per il mondo islamico.

Nella giornata di mercoledì diversi dignitari musulmani hanno ricordato che l’islam proibisce la morte per immolazione, e anche i religiosi più vicini ai jihadisti hanno spiegato che questi gesti “rivoltano la società” e la spingono contro lo Stato islamico.

Mentre l’emozione, l’indignazione e la collera occupano le pagine dei giornali e i social network in Medio Oriente, i capi dello Stato islamico forzano consapevolmente i limiti dell’orrore e si vantano dei loro crimini diffondendone i video. Il loro obiettivo è quello di presentarsi come forti, spietati e decisi a non fare alcun passo indietro pur di difendere la loro causa. Vogliono mostrarsi certi della vittoria contro i traditori, contro i moderati di quel sunnismo a cui appartengono, contro gli sciiti considerati eretici, contro i cristiani, contro le minoranze religiose della regione e un giorno, quando avranno conquistato il Medio Oriente, anche contro l’Europa e gli Stati Uniti.

Questi barbari che vogliono ridurre in schiavitù donne e bambini agiscono con assoluto raziocinio, e il dramma è che stanno ottenendo alcuni risultati. Gli Stati Uniti hanno infatti confermato che gli Emirati Arabi Uniti hanno deciso di non partecipare più agli attacchi aerei contro lo Stato islamico da quando il pilota giordano è stato rapito, preoccupati che la stessa sorte possa toccare ai loro piloti. Tuttavia, sfidando la Giordania e uccidendo in modo così atroce un altro sunnita, i jihadisti potrebbero essersi tirati la zappa sui piedi.

Gli stati della regione hanno infatti capito che la creazione di uno stato sunnita a cavallo tra l’Iraq e la Siria costituirebbe per loro un pericolo mortale. La Giordania ha promesso di impegnarsi ancora più a fondo nella coalizione, e può contare su un esercito potente. L’orrenda morte del pilota sembra aver risvegliato gli stati e l’opinione pubblica della regione. Speriamo che da domani qualcosa cambi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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