25 febbraio 2015 08:43

Il Regno Unito ha tutti gli attributi della grande potenza. Al pari della Francia, è uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e possiede la bomba atomica. Le sue forze armate sono, insieme a quelle francesi, le uniche a contare qualcosa in Europa. Se a questo aggiungiamo un’economia che, per quanto sbilanciata, è in condizioni eccellenti, è evidente che Londra dovrebbe essere oggi quello che è stata ieri, ovvero uno degli attori principali e più influenti sulla scena internazionale.

Ma le cose non stanno così. Oggi il Regno Unito non ha il minimo impatto sulle trattative diplomatiche per l’Ucraina, che ha lasciato gestire a Francia e Germania. La partecipazione dei britannici alla coalizione arabo-occidentale contro i jihadisti dello Stato islamico è puramente formale, mentre nel sudest asiatico, gioiello del suo antico impero, la presenza di Londra è sempre più impalpabile. Anche in Africa, continente che un tempo si era spartito con la Francia, il Regno Unito è sostanzialmente assente, proprio mentre l’esercito francese rafforza il suo ruolo anche in Nigeria, ex colonia britannica devastata dai terroristi di Boko haram.

Questo arretramento del Regno Unito è talmente marcato che la settimana scorsa è stato sottolineato con preoccupazione anche dalla camera dei lord, mentre i mezzi d’informazione e i laburisti celebrano ormai un processo nei confronti del primo ministro conservatore David Cameron. Ma come possiamo spiegare l’impotenza di questa potenza?

Per comprendere il fenomeno dobbiamo tornare indietro al 1956. Quell’anno Londra e Parigi organizzarono con Israele un’operazione militare contro l’Egitto dopo che Nasser aveva nazionalizzato il canale di Suez. Le forze egiziane furono rapidamente travolte, ma l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, le due superpotenze del dopoguerra, ordinarono di mettere fine a quest’avventura anacronistica condotta dalle due superpotenze dell’anteguerra.

Due anni dopo, la Francia gaullista avrebbe capito di aver bisogno di una politica estera indipendente per ripristinare il suo peso internazionale, una linea che Parigi segue ancora oggi. Al contrario, la crisi di Suez portò il Regno Unito a una conclusione diametralmente opposta. Londra pensò di non poter contare più nulla nel mondo se non agganciandosi agli Stati Uniti, ed è per questo che Tony Blair ha seguito George W. Bush nella sua spedizione irachena andando incontro a un fiasco politico che ha poi spinto l’opinione pubblica a rifiutare qualsiasi impegno all’estero. Questo spiega perché, nel 2013, la camera dei comuni abbia votato contro la partecipazione britannica a un’operazione militare per punire l’uso di armi chimiche da parte del regime siriano.

Se il Regno Unito si è ritirato dalla scena internazionale è perché lo ha voluto la sua opinione pubblica, proprio mentre i francesi sostenevano l’affermazione del loro paese nella gestione delle crisi moderne. Nella giornata di martedì David Cameron ha deciso di inviare 75 strutture militari in Ucraina, forse nel tentativo di imprimere una svolta a un Regno Unito che, sempre più a disagio nell’Unione, cerca se stesso ma non riesce a ritrovarsi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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