21 febbraio 2024 18:23

“I presidenti degli Stati Uniti li ho conosciuti tutti”, ha detto Nancy Sinatra in un’intervista concessa nel 2004 alla rivista irlandese Hot Press. “Ho conosciuto il presidente Kennedy, il presidente Carter, il presidente Reagan, il primo presidente Bush e il presidente Clinton, ho la collezione quasi completa… ma Kennedy era il mio presidente, è stato il primo che ho potuto votare”.

Provate a immaginare cosa può essere stata la vita di Nancy Sinatra, la figlia maggiore di Frank Sinatra. Nata nel 1940 dal primo matrimonio di Frank con l’italoamericana Nancy Barbato, è stata una celebrità fin da piccola ed è diventata una cantante e attrice molto famosa tra gli anni sessanta e settanta: ha avuto una carriera confusa e piena di alti e bassi ma ha conosciuto tutti, da Elvis Presley (con cui ha lavorato) a Marilyn Monroe.

Il suo più grande successo, These boots are made for walkin’, uscì nel 1966 ed è la quintessenza della musica da juke box della seconda metà degli anni sessanta e forse la prima canzone a essere ispirata da quello che oggi chiamiamo femminismo pop. Sicuramente è la prima hit bubblegum a proporre una protagonista tradita che, anziché piangersi addosso, calpesta con i suoi go-go boots il fedifrago e se lo lascia alle spalle.

Nancy Sinatra, Bang bang (my baby shot me down), 1967

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Sinatra ha avuto un grande successo nel 1967 cantando insieme al padre Somethin’ stupid, ripresa nel 2001 da Robbie Williams e Nicole Kidman, e sempre nello stesso anno ha cantato You only live twice, il tema del film omonimo di 007. Con il suo produttore e pigmalione Lee Hazlewood ha assecondato i gusti del pubblico “groovy” di quegli anni mescolando pop, rock e psichedelia in singoli come Some velvet morning e la cover della hit di Sonny e Cher Bang bang (my baby shot me down). Bang bang è tornata in auge nel 2003 quando Quentin Tarantino l’ha usata nei titoli di testa del film Kill Bill Volume 1. E con quella canzone è in qualche in modo tornata di moda la stessa Nancy, che da dal 1972 aveva smesso di cantare.

Nella stessa intervista a Hot Press, Nancy Sinatra ha detto che su una scala del carisma da uno a dieci, gli unici dieci che aveva conosciuto erano il padre Frank, Elvis Presley e Marilyn Monroe. Il suo nuovo amico britannico nonché vicino di casa a Hollywood, Morrissey, era per lei un bel nove. Non è molto chiaro come si siano conosciuti. Morrissey dice che è lei che ha voluto conoscere lui nel 1995, lei dice che lui si è presentato nel suo camerino a New York dopo un concerto, carico di dischi da farsi autografare.

Quello che è certo è che sia Nancy Sinatra sia Morrissey conoscevano bene il lavoro l’uno dell’altra e avevano molta stima reciproca. Nancy dice che conosceva tutti i pezzi degli Smiths grazie a sua figlia Amanda (nata nel 1976), che in camera sua aveva un enorme poster di Morrissey. Morrissey invece era un grande fan di Nancy Sinatra e la idolatrava come idolatrava altre dive degli anni sessanta: Sandie Shaw (a cui fece fare un singolo ai tempi degli Smiths), Rita Pavone (HeartCuore nella versione italiana – è una delle sue canzoni preferite in assoluto) e Martha and the Vandellas (la cui Third finger, left hand – diceva – aveva il potere di tirarlo su quando era giù di corda). Il potere di quella canzone deve essere prodigioso per tirare su l’umore dell’autore di pezzi come Last night I dreamt that somebody loved me (“Stanotte ho sognato che qualcuno mi amava”) e I know it’s over (“So che è finita”).

Lasciati baciare

Morrissey usa tutto il suo fascino per conquistare Nancy Sinatra e convincerla a registrare un nuovo album. Nel 2004 le regala una delle sue canzoni più belle, Let me kiss you, e decide di fargliela incidere con la sua etichetta personale, la Attack records, una storica etichetta di dub e reggae che aveva acquistato nel 2003. Morrissey ne incide anche una versione sua e decide di far uscire i due singoli contemporaneamente nel Regno Unito lo stesso giorno, l’11 ottobre del 2004.

Il testo di Let me kiss you assume una dimensione molto diversa se cantato da Morrissey o da Nancy Sinatra. La versione di Morrissey è una patetica supplica: “Chiudi gli occhi e pensa a qualcuno che fisicamente ammiri”, canta, “e fatti baciare”. Ovviamente la persona baciata aprirà gli occhi e si troverà davanti un essere repellente che però è lì pronto a donare il suo cuore. Le stesse parole, cantate con un accenno di birignao country western da Nancy Sinatra, sembrano l’incantesimo di una strega, una specie di Alcina, capace di ingannare i suoi amanti incapaci di vederla per la megera che è in realtà e la scambiano per una splendida giovane.

Se Morrissey supplica la persona amata di chiudere gli occhi per poterla baciare, Nancy la inganna e l’accompagna per mano dentro a un sogno, a un’allucinazione. Anche il verso: “Ho attraversato l’America a zig-zag senza trovare mai un porto sicuro… dimmi, mi farai piangere sulla tua spalla?” è perfetto sia per Morrissey, che non ha mai trovato pace nelle sue peregrinazioni tra Regno Unito, Italia e Stati Uniti, sia per Nancy, che l’America l’ha attraversata a zig-zag davvero per tutta la vita.

Nancy Sinatra, Two shots of happy, one shot of sad, 2004

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Nancy Sinatra scopre, all’età di 64 anni, che i suoi dischi e i suoi film (che nonostante alcuni buoni successi non venivano quasi mai presi sul serio) erano stati molto importanti per una nuova leva di artisti che le offrono con entusiasmo le loro canzoni. E così comincia il lavoro all’album del suo ritorno, che s’intitolerà semplicemente Nancy Sinatra. “I miei figli me lo dicevano che là fuori c’era una nuova generazione di artisti che amava il mio lavoro”, scrive Sinatra nelle note del disco. “Ne ero lusingata, conoscevo la loro musica, ma non avevo idea che la mia ammirazione fosse ricambiata. Quando molti di loro mi hanno chiesto di collaborare e le idee si trasformavano da un generico ‘Forse potremmo’ a un deciso ‘Dove? Quando?’, allora mi sono davvero esaltata”.

L’album parte con Burnin’ down the spark, un pezzo dei Calexico che le calza a pennello come un vestito su misura. Atmosfere un po’ Tex-Mex per una canzone cantata da una donna matura che ha vissuto le sue storie ma non riesce a lasciarsele alle spalle. L’uomo a cui si rivolge, “che è scivolato via nell’oscurità”, potrebbe anche essere morto, non lo sappiamo, l’unica cosa che sentiamo nella canzone sono il rimpianto e la mancanza. Già dall’attacco si capisce che quello di Nancy Sinatra non è il ripescaggio camp e ironico di una vecchia diva, ma è un ritorno sulle scene di qualità.

Jon Spencer scrive, produce e canta con lei un altro pezzo dal sapore country: Ain’t no easy way. Ancora una donna davanti a un amore finito, ma stavolta il dilemma è dire all’ex che è diventato, appunto, un ex. E non è facile. Non è facile perché lui, un “regular Romeo”, sotto le lenzuola ci sa ancora fare parecchio. Qui Nancy riesce a essere diverse sfumature di Dolly Parton con discreta naturalezza.

Tutti i giovani autori di questi pezzi vedono la Nancy Sinatra ultrasessantenne come una donna navigata ma sempre delusa o quantomeno molto cauta nelle questioni d’amore. Jarvis Cocker dei Pulp scrive per lei Don’t let him waste your time: “Lascia che lui ti legga la mano, che indovini di che segno sei” – qui Nancy sembra dare consigli a una giovane sprovveduta – “Lascia pure che ti porti a casa sua e ti faccia star bene ma, tesoro, non permettergli di farti perdere tempo”. A produrre il pezzo c’è Richard Hawley, anche lui un musicista dei Pulp, che dimostra una straordinaria dimestichezza con il linguaggio della musica country, e Nancy Sinatra è talmente a suo agio in questo ruolo di donna matura, saggia e un po’ disincantata che può permettersi di essere in egual misura partecipe e scherzosa.

Le cose cominciano a farsi più bizzarre con Momma’s boy (“Il cocco di mamma”), un pezzo scritto per lei da Thurston Moore dei Sonic Youth. Qui Nancy Sinatra torna al suo stile vocale degli anni sessanta, ai tempi dei suoi successi con Lee Hazlewood: una sorta di cantato-parlato molto confidenziale e un po’ trasognato. E la musica dissonante di Thurston Moore fa capire come quello stile fosse poi stato ripreso da Kim Gordon, allora moglie di Moore e altra metà dei Sonic Youth. David Peschek, nella sua recensione sul Guardian, la descrive proprio come “la Kim Gordon pre-punk”.

Steven Van Zandt (Little Steven della E-Street band di Bruce Springsteen) scrive per Sinatra il pezzo più smaccatamente pop dell’album, Baby please don’t go. E qui un’altra sorpresa: Nancy Sinatra non era solo la Kim Gordon pre-punk ma era già stata anche Debbie Harry. Il pezzo sembra uscito dal repertorio dei Blondie ed è croccante come se fosse appena sfornato nel 1979. Per quanto sembrino provenire da generazioni diverse e da pianeti lontanissimi, tra Debbie Harry e Nancy Sinatra ci sono solo cinque anni di differenza e questo delizioso pezzo pop annulla ogni distanza generazionale o culturale tra le due artiste.

L’album si chiude con un colpo di teatro. Bono e The Edge propongono a Nancy un pezzo ispirato a suo padre, che era morto appena sei anni prima, nel 1998, e che gli U2 avevano cantato per lui nel 1995. Two shots of happy, one shot of sad (“due parti di felicità e una di tristezza”, come nella ricetta di un cocktail), rievoca la figura piena di luci e di ombre di Frank Sinatra, il più grande cantante della storia. Bono ha avuto un bel coraggio a proporre a Nancy Sinatra quella canzone e lei ha avuto un coraggio ancora più grande a cantarla. “Sono stato avido per tutta la vita”, canta Nancy trasformandosi per un attimo nel padre, “avido con i miei figli, le mie amanti e mia moglie. Avido delle cose belle ma anche di quelle brutte… due parti di felicità e una di tristezza”. Dal vivo Nancy la usava per chiudere i concerti di quel periodo: con la mano in tasca e il passo un po’ trascinato, proprio come suo padre.

L’album Nancy Sinatra non è disponibile nelle piattaforme di streaming. Ma si trova per intero su YouTube. E il cd non è impossibile da trovare, sia nuovo sia usato.

Nancy Sinatra
Nancy Sinatra, 2004
Attack records / Sanctuary

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