20 gennaio 2017 19:01

L’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca ha spinto due pesi massimi della musica internazionale, i Gorillaz e gli Arcade Fire, a tornare sulle scene. Le due band hanno pubblicato un inedito a testa, due protest song che attaccano il nuovo presidente statunitense. Del resto Trump non vede l’ora di tagliare i fondi federali alle fondazioni pubbliche che tutelano la musica e le altre forme d’arte, quindi l’antipatia è reciproca.

Gorillaz, Hallelujah money (feat. Benjamin Clementine)
Il nuovo brano della band animata da Damon Albarn ha spiazzato un po’ tutti e, a dir la verità, non è stato accolto molto bene. La parola “shite” è quella più usata per commentare il ritorno dei Gorillaz, forse perché tutti si aspettavano una nuova Feel good inc e si ritrovano per le mani una specie di moderno pop-gospel. Hallelujah money in realtà è una canzone dal grande fascino, costruita sul crooning del cantautore londinese Benjamin Clementine che dà al pezzo questo andamento sghembo. Nella seconda parte il brano si apre e alla voce di Clementine si aggiungono quelle di un coro femminile e, quasi in sordina, quella di 2D, l’alter ego di Albarn. Il testo, ricco di riferimenti biblici, è più raffinato di quello che sembra. Un prezioso albero, metafora della prosperità americana, è minacciato dai “corvi del lontano oriente” e si può proteggere solo con un muro “più forte delle mura di Gerico”, riferimento alla fortificazione che Trump vuole costruire al confine con il Messico. Peccato che però, come ci insegna il libro di Giosuè, le mura di Gerico alla fine sono crollate lo stesso.

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Arcade Fire, I give you power
Se i Gorillaz hanno arruolato Benjamin Clementine, gli Arcade Fire hanno scomodato addirittura Mavis Staples, icona del rhythm and blues statunitense. I give you power, costruita sulla tecnica gospel del call-and-response, si rivolge in modo quasi minaccioso al neopresidente Trump, ricordandogli il principio base della democrazia: io ti ho dato il potere con il voto, ma posso anche togliertelo. Musicalmente, il brano non è niente di eccezionale, nonostante la voce ovviamente notevole di Mavis Staples, e sembra andare un po’ con il pilota automatico. Dal punto di vista sonoro, si prosegue con il minimalismo alla James Murphy di Reflektor, ma da quello compositivo manca qualcosa. Pare che gli incassi di I give you power andranno in beneficenza e non sono così sicuro che il brano farà parte del nuovo disco della band canadese, in arrivo nel 2017.

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William Onyeabor, Better change your mind
Il 16 gennaio è morto all’età di 70 anni William Onyeabor, musicista nigeriano e pioniere dell’elettronica africana proveniente da Enugu, nell’ex repubblica del Biafra. Pochi anni dopo la fine della guerra civile nigeriana, tra il 1977 e il 1985, Onyeabor ha registrato e pubblicato otto album di funk elettronico. La sua biografia non è del tutto chiara, dicono che abbia studiato cinematografia in Russia e sia tornato in Nigeria negli anni settanta per fondare la sua etichetta discografica. Noisey gli ha dedicato un documentario intitolato Fantastic man. In occidente la musica di William Onyeabor è diventata famosa solo molti anni dopo, grazie soprattutto alle ristampe della Luaka Bop, la casa discografica di David Byrne. La sua prima apparizione radiofonica è avvenuta alla Bbc nel dicembre del 2014, quando ha dichiarato: “Io creo musica che aiuterà il mondo”. Il giro di basso e i sintetizzatori psichedelici di Better change your mind restano tra le cose migliori che ci ha lasciato.

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Slowdive, Star roving
Negli ultimi anni, all’insegna della retromania, è resuscitato anche lo shoegaze. I My Bloody Valentine hanno pubblicato un nuovo album nel 2013, i Ride sono tornati in tour e stanno per fare un altro disco. All’elenco ora dobbiamo aggiungere gli Slowdive, band di Reading, nel Berkshire, che tra la fine degli anni ottanta e i primi novanta era sotto contratto della Creation di Alan McGee. Star roving è il primo pezzo inedito della band dal 1995. Il gruppo è al lavoro su un nuovo disco, che uscirà entro la fine dell’anno per l’etichetta statunitense Dead Oceans. L’edizione statunitense di Rolling Stone ha trovato subito l’aggettivo giusto per descrivere la nuova canzone degli Slowdive: “Celestiale”.

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Adriano Viterbini e Los Indimenticables, Afuera esta siempre el sol
Adriano Viterbini è uno dei migliori chitarristi rock/blues italiani. Noto soprattutto per essere l’altra metà dei Bud Spencer Blues Explosion, il musicista di Marino nel 2015 ha pubblicato l’ottimo album solista Film |O| sound, che mescolava le sue radici blues al soul, alla musica africana e non solo. Accompagnato dalla sua band, Los Indimenticables, Viterbini è stato immortalato da Pop Up Live Sessions mentre suonava dentro l’ex caserma Guido Reni, a Roma. Vale la pena di vedere il video solo per sentire i suoi fraseggi con lo slide.

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