15 maggio 2012 12:20

“Giustizia cieca”, titola l’Economist. “Ingiustizia cieca”, grida la copertina di News­week. Anche chi non ha seguito nei dettagli la vicenda di Chen Guangcheng, l’attivista cinese fuggito dalla sua casa nello Shandong dove era agli arresti domiciliari, sa una cosa di lui: che è cieco. Questa condizione è diventata la sua caratteristica principale: per i mezzi d’informazione – dal New York Times al Washington Post, dal Tg1 all’Ansa – Chen è “l’attivista cieco”. “Ma la cecità”, si chiede Alan Greenblatt della National Public Radio (Npr), “ha un ruolo così importante nella sua storia di attivista?”. Senza dubbio ha reso più drammatica la sua fuga. Ma, avverte il giornalista statunitense, trasformarla in un marchio distintivo sarebbe fuorviante e forse anche offensivo.

Nelle ultime settimane alcuni lettori di Internazionale hanno giudicato offensivo l’uso dell’aggettivo “obeso” riferito a Giuliano Ferrara (945 pagina 35). Ma obeso, traduzione dell’inglese corpulent, non ha nessuna accezione peggiorativa. E nell’articolo è usato per descrivere, non per stigmatizzare. Del resto, Ferrara ha scelto come proprio simbolo un elefante e su Twitter si firma @ferrarailgrasso. Più che un marchio distintivo, lui stesso sembra considerare la sua stazza un marchio di fabbrica.

Internazionale, numero 948, 11 maggio 2012

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