Il surplus commerciale tedesco nei confronti dell’eurozona rappresenta solo il 2 per cento del suo pil. È molto più consistente quello verso il resto del mondo, che equivale al 5 per cento del pil.
Il segno positivo della bilancia commerciale di Berlino è spesso evocato dagli euroscettici come dimostrazione dell’eccessivo egoismo della Germania, accusata di sottrarre mercato e lavoro ai partner europei senza compensarli con un’adeguata quota di importazioni.
È vero che un avanzo totale pari al 7 per cento del pil si addice più a un paese esportatore di materie prime, ma meno del 30 per cento di questo surplus riguarda l’Unione europea. Fino al 2007, inoltre, il surplus era pari al 5 per cento. Questo vuol dire che la crisi ha riportato il dato dell’avanzo tedesco addirittura al di sotto dei livelli precedenti all’euro: era il 3 per cento del pil nel 1999.
A conti fatti, quindi, l’introduzione della moneta unica non sembra aver particolarmente favorito le esportazioni tedesche verso l’eurozona. Al contrario, la Germania ha dato nei sette anni di crisi un contributo rilevante alla correzione degli squilibri interni all’eurozona. Lo scenario, però, cambia se ci si concentra sugli scambi con la Francia. Come spiega Francesco Daveri su
lavoce.info, quello nei confronti di Parigi è stato l’unico avanzo commerciale tedesco che ha continuato ad aumentare anche nel periodo compreso tra il 2007 e il 2013.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it