Le storie di Sue Miller hanno una qualità prismatica. Spesso l’autrice presenta i personaggi da più punti di vista, ritraendoli come li vedono gli altri. Nell’avvincente e meticoloso Monogamia, Miller mostra come l’amore, la perdita e l’accumulo di saggezza possono spostare questi angoli di visuale. Al centro del romanzo c’è il matrimonio tra Annie, una fotografa, e Graham, un omone rabelaisiano che possiede una libreria a Harvard square. Miller analizza la loro unione e le sue tragiche conseguenze con profonda simpatia e distacco forense. Graham è una figura carismatica ma imperfetta: generoso, amorevole, ma anche esigente e presuntuoso. La fedeltà coniugale è una promessa che non riesce a mantenere. Non aiuta il fatto che sia cresciuto nella Cambridge degli anni sessanta, quando la monogamia era considerata una camicia di forza e la sperimentazione sessuale era ampiamente approvata. L’intricata narrazione in terza persona si alterna tra Annie e Graham, prima di espandersi per includere le prospettive dei due figli di Graham e della sua prima moglie, Frieda. Anche gli amici intimi e gli amanti, passati e presenti, compaiono nella storia. Miller usa l’espediente della memoria – a volte recuperata, spesso inaffidabile – per spostarsi nel tempo, dando vita a flashback che completano la storia dei personaggi. Apprendiamo che il primo matrimonio di Graham è finito per via delle sue molte avventure extraconiugali. Frieda aveva accettato l’idea di un matrimonio aperto. Ma il suo entusiasmo era svanito rapidamente e alla fine aveva lasciato il marito, solo e sconsolato. Quando Graham incontra Annie, sette anni dopo, si potrebbe pensare che questo improbabile playboy abbia imparato la lezione. Ma non è così, e poi Annie ha uno spirito decisamente più libero di quello di Frieda. In ogni caso il romanzo non parla solo di matrimonio, è affascinato anche dal mistero della personalità umana, plasmata dal passato ma a volte in grado di trascenderlo.
Julia M. Klein,The Boston Globe

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1468 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati